Cinque donne gestiscono un vecchio albergo, cercando di salvarlo dall’inesorabile degrado. Su di loro grava un conflitto di lunga data, forse irreparabile: sono madri che non riescono ad amare le loro figlie, che a loro volta non riescono ad essere madri. Come un’opera teatrale di Strindberg o un film di Rivette, immagini cupe e colori crepuscolari riflettono la natura rituale dei gesti e la complessità delle relazioni. Cosa siamo e cosa diventiamo quando il passato incombe e il presente sembra non offrire vie d’uscita? Il regista João Canijo non fornisce una risposta però crea una struttura che tiene conto delle diverse interpretazioni del tempo e dello spazio, e degli esseri umani che li attraversano.