“Cinecittà funziona soprattutto perché il mercato dell’audiovisivo globale ed europeo cresce. Nella stragrande maggioranza dei casi, quando i registi italiani si affacciavano poi sul mondo di Hollywood, fin troppo spesso ce li rimandavano, più ricchi ma con un meccanismo che escludeva l’integrazione di fondo. Oggi invece l’Europa ha un ruolo centrale. I prodotti per il mondo non si costruiscono più solo in America ma in tutto il mondo in modalità circolare”.
Questo l’intervento di Nicola Maccanico, AD di Cinecittà, che ha chiuso il panel del MIA “Italia, un hub produttivo ricco di opportunità” tenutosi al Cinema Barberini nella giornata di apertura del Mercato Internazionale dell’Audiovisivo.
“Questa è l’opportunità di Cinecittà – prosegue Maccanico – che ha colpito molto anche me. Difficilmente potevo immaginare che un luogo così affaticato in termini di clientela potesse avere un turn-around così veloce. All’inizio si parlava sempre al futuro: si riparte, ci sono i soldi, si faranno nuovi teatri. Ma il problema di fondo era che c’erano già molti teatri, e prima di realizzarne di nuovi bisognava riempire quelli. Il primo impegno della nostra governance è stato quello. Non è solo, ovviamente, solo merito dei manager: abbiamo girato la barca nella direzione giusta e a quel punto il vento ci ha dato una velocità inimmaginabile. E’ il momento di spingere sull’acceleratore. Non credo a chi parla di ‘bolla’. Certo, la crescita costante a doppia cifra prima o poi si esaurirà, ma le nuove modalità di fruizione dei contenuti, l’arrivo degli streamer, genererà ancora crescite. E non abbiamo tolto niente a nessuno. La quota di mercato che prendiamo non toglie niente a nessuno perché opera in un sistema di crescita globale. La buona notizia è proprio questa: abbiamo la possibilità di crescere. Entro l’anno assegneremo la gara per il teatro più grande di cinecittà di 3500 mq, in un contesto in cui abbiamo bisogno di nuovi spazi. Uno dei motivi per i quali ho accettato di andare a Cinecittà è che è pubblica, e credo fortemente che debba restarlo. Deve rappresentare come le cose pubbliche possono essere efficienti e possono funzionare. Cinecittà è un marchio che appartiene al patrimonio nazionale del paese. Questo è un punto fortemente qualificante. In questo luogo lo Stato si deve prendere le sue responsabilità perché la competizione non è nazionale, è globale, e lì è l’Italia che corre”.
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