VENEZIA – Il bilancio della Mostra di Venezia appena conclusa è “molto soddisfacente”, come ha ribadito il presidente della Biennale Paolo Baratta: 7.300 accreditati, 1,3 milioni di euro d’incasso totale (la Mostra nel complesso ne costa 12), 128mila presenze: i ‘sederi seduti’, come Baratta ha scherzosamente definito gli spettatori in sala, sono cresciuti rispetto ai 126.800 del 2013. Ancora di più in crescita gli spettatori virtuali sul web: dai 600 dello scorso anno, il primo in cui si tentava l’esperimento di streaming di alcuni film di Orizzonti, si è passati quest’anno a 2.300.
Buoni risultati anche per il Mercato, piccolo, dedicato ai film d’autore ma in crescita. 1.500 professionisti hanno partecipato al business. La prima edizione dello European Gap-Financing Co-Production Market si è rivelata un grande successo, con ben 186 incontri one-to-one organizzati tra i 15 progetti europei e le 56 società di produzione, finanziamento e vendita (Cofiloisirs, Carnaby International, Creativity Capital, Eurimages, Fandango, MK2, TF1, Pathé, Wild Bunch…). Anche il programma Final Cut in Venice ha avuto un incremento dei partner aderenti, ivi comprese tre società italiane (Rai Cinema, Sub-Ti e Laser Film); si è inoltre verificato un incremento nel numero dei professionisti presenti alle proiezioni. Il numero di market screening è cresciuto rispetto allo scorso anno (34 contro le 26 del 2013), così come il numero di accordi conclusi da parte di sales agent e distributori: The Look of Silence è stato venduto a I Wonder (Italia) e Drafthouse Films (USA); Fires on the Plain a Coproduction Office (International sales); Le dernier coup de marteau a Palace (Australia), Lumière (Benelux); Court ad Artscope (Francia); Short Skin a Films Boutique (International Sales); Melbourne a Microcinema (Italia); inoltre Loin des hommes, Tales, Hill of Freedom, Return to Ithaca, One to One sono stati venduti in vari territori. Il mercato ha ospitato un numero maggiore di dibattiti e incontri di networking (33 tra cui 18 internazionali).
Tuttavia, e qui vengono le cattive notizie, molti dei film premiati non hanno (ancora) una distribuzione italiana. Né il Leone d’oro, Il Piccione di Roy Andersson e neppure Il Postino di Andrei Konchalovsky, vincitore del Leone d’argento, mentre il Gran premio della giuria The Look of Silence sarà distribuito da una piccola società specializzata in documentari d’autore. Le dernier coup de marteau di Alix Delaporte, il cui protagonista ha vinto il premio Mastroianni, per ora non arriverà nelle nostre sale. Così Tales dell’iraniana Rakhshan Banietemad, miglior sceneggiatura, e il premio speciale della giuria, il turco Sivas di Kaan Mujdeci.
Scollatura totale, dunque, tra film da festival e mercato della sala? “Non è un problema di domanda – dice il direttore della Mostra Alberto Barbera – perché il pubblico per questi film d’autore c’è eccome. Lo scorso anno il Leone d’oro è stato vinto da un documentario, Sacro GRA, per cui tutti avevano profetizzato il flop in sala e che invece ha incassato oltre 1 milione 300 mila euro”. Ma dove sta in questo momento il pubblico in un mercato in fortissimo cambiamento tecnologico? “Il nostro lavoro, cominciato con la selezione, proseguito in questi giorni, cercando di dare massima visibilità possibile ai film di Venezia 71, finisce qui. Da oggi comincia il lavoro di qualcun altro”, sottolinea Barbera, consapevole che “il problema più grosso è legato alla ridefinizione delle strutture del mercato stesso. Quello tradizionale della sala si restringe e l’altro, raccogliendo le sfide tecnologiche digitali, non è ancora adeguato. Il momento è di strozzatura e il risultato è di incertezza, difficoltà, incapacità per ora a reagire alle trasformazioni in atto”. Prosegue il direttore: “Il verdetto di Venezia 71 aiuta ad attirare l’interesse su opere che ne hanno bisogno. Se siamo qui solo per premiare Birdman, che avrà comunque successo, significa non dico che siamo inutili, ma non così indispensabili”. E comunque, al di là delle polemiche, “i verdetti si accettano e non si discutono, altrimenti oltre che il direttore del festival faccio anche il presidente di giuria. Le giurie sono autonome, le loro dinamiche interne imprevedibili e a mio parere hanno risposto in maniera coerente in un’ottica di promozione di un cinema che ha bisogno di promozione”. Entrare nel merito del verdetto: “non sarebbe rispettoso dei giurati che hanno agito senza avere in mano il manuale Cencelli, ma spinti da altro”.
"Una pellicola schietta e a tratti brutale - si legge nella motivazione - che proietta lo spettatore in un dramma spesso ignorato: quello dei bambini soldato, derubati della propria infanzia e umanità"
"Non è assolutamente un mio pensiero che non ci si possa permettere in Italia due grandi Festival Internazionali come quelli di Venezia e di Roma. Anzi credo proprio che la moltiplicazione porti a un arricchimento. Ma è chiaro che una riflessione sulla valorizzazione e sulla diversa caratterizzazione degli appuntamenti cinematografici internazionali in Italia sia doverosa. È necessario fare sistema ed esprimere quali sono le necessità di settore al fine di valorizzare il cinema a livello internazionale"
“Non possiamo permetterci di far morire Venezia. E mi chiedo se possiamo davvero permetterci due grandi festival internazionali in Italia. Non ce l’ho con il Festival di Roma, a cui auguro ogni bene, ma una riflessione è d’obbligo”. Francesca Cima lancia la provocazione. L’occasione è il tradizionale dibattito organizzato dal Sncci alla Casa del Cinema. A metà strada tra la 71° Mostra, che si è conclusa da poche settimane, e il 9° Festival di Roma, che proprio lunedì prossimo annuncerà il suo programma all'Auditorium, gli addetti ai lavori lasciano trapelare un certo pessimismo. Stemperato solo dalla indubbia soddisfazione degli autori, da Francesco Munzi e Saverio Costanzo a Ivano De Matteo, che al Lido hanno trovato un ottimo trampolino
Una precisazione di Francesca Cima
I due registi tra i protagonisti della 71a Mostra che prenderanno parte al dibattito organizzato dai critici alla Casa del Cinema il 25 settembre