Folla delle grandi occasioni, all’Auditorium Parco della musica per la conferenza stampa di David Lynch, Premio alla carriera della Festa di Roma. A quarant’anni dall’uscita del suo primo lungometraggio, Eraserhead, la Festa celebra il genio americano che alle 17.30 in Sala Sinopoli incontrerà il pubblico e riceverà il riconoscimento dalle mani del collega Paolo Sorrentino. Due volte Palma d’oro a Cannes (nel 1990 per Cuore selvaggio e nel 2001 per Mulholland Drive), il cineasta, amato per il suo stile personalissimo e visionario, è stato nominato tre volte all’Oscar come miglior regista (per The Elephant Man, Velluto blu e Mulholland Drive) senza mai vincerlo. Nel 2006 ha ricevuto il Leone d’Oro alla carriera della Mostra di Venezia. Velluto blu, Una storia vera – forse il suo film più ‘semplice’ e filosofico – e Mulholland Drive sono stati inseriti nella lista del ‘New York Times’ tra i mille migliori film della storia. E la Sala Petrassi è stracolma di giornalisti, blogger e fans del suo cinema, pronti ad applaudirlo ad ogni risposta o silenzio. Laconico e tagliente, Lynch non si tirato indietro di fronte a nessuna domanda. Neanche quella un po’ impertinente su un suo possibile futuro coinvolgimento negli scandali a sfondo sessuale che stanno travolgendo Hollywood. “Stay tuned”, restate all’ascolto, ha replicato con ironia. E rispondendo alle tante curiosità della platea ha spesso fatto riferimento alla meditazione trascendentale, che pratica da 32 anni.
Le piace la definizione di regista dell’inconscio?
Se appartiene alla sfera dell’inconscio non se ne sa niente.
E’ vero che stare sul set di un suo film è come salire sul ring e che lei è un patito del controllo?
Si controllano le persone di cui si ha fiducia. Io parlo con tutti i miei collaboratori perché la mia idea alla fine sia seguita e compresa da tutti.
Quali sono i suoi punti di riferimento nella letteratura e nel cinema?
Mi piacciono Franz Kafka e Jacques Tati. E poi molti registi diversi. Però la mia principale ispirazione viene dal mondo delle idee, trovare un’idea è come scartare un regalo di Natale.
Nanni Moretti racconta che quando vinse la Palma d’oro a Cannes con La stanza del figlio lei gli disse che avrebbe voluto ucciderlo. Conferma?
Amo Nanni, chissà perché ho avuto questo impulso? Non me ne ricordavo, però.
Continuerà con una nuova serie di Twin Peaks?
E’ presto per dirlo.
Farà il film tratto da “La metamorfosi” di Kafka?
Ho scritto un copione molti anni fa, ma poi ho deciso che è meglio che Kafka rimanga sulla pagina scritta.
E’ vero che ha rinunciato a Star Wars per fare Dune?
Ho detto a George Lucas che Star Wars era una cosa sua e non mia. Era meglio che lo facesse lui.
Che ricordo ha di David Bowie?
Lo amavo ed è stata una gioia lavorare con lui in Fuoco cammina con me. Chiese di essere doppiato perché qualcuno l’aveva criticato per l’accento, ma alla fine l’attore che l’ha doppiato parlava come lui.
Cosa pensa di Werner Herzog?
Mi piace molto, come persona e come regista. E’ ossessionato dalla sua arte e io adoro le persone in preda alle ossessioni.
Tornerà a dirigere un film per il cinema? L’ultimo, cioè Inland Empire, risale al 2006.
Non ho nessun progetto pronto.
Teme di essere coinvolto anche lei negli scandali sessuali che stanno travolgendo Hollywood?
Restate in ascolto…
Il tempo e lo spazio sono coordinate reali o immagini della nostra mente?
Si dice che spazio e tempo nascano dal campo unificato che è alla base della relatività. Questo campo crea il tempo, lo spazio e tutto quello che esiste: è il sé profondo, quel luogo di pace ed energia che è all’interno di qualsiasi essere umano.
Che ricordo ha di Harry Dean Stanton, il suo attore scomparso lo scorso settembre.
Quando eravamo a Cannes con Una storia vera ricordo una serata passata a parlare di coniglietti di cioccolata e tanto altro. Ci fece ridere fino alle lacrime per ore. Aveva un’onestà e un’innocenza straordinarie.
Cosa rappresenta per lei la meditazione trascendentale che pratica da 32 anni?
Permette di aprire la porta a un campo interiore. E’ come un tubicino compresso dallo stress e dalla negatività che improvvisamente si apre. Si diventa più creativi, le idee scorrono liberamente. In superficie siamo tutti diversi ma a livello del campo unificato siamo una sola cosa. Questo è il sé, il ‘conosci te stesso’. Come dice la Bibbia: “Cerca il regno dei cieli che è in te e tutto il resto ti verrà dato”. Gli esseri umani sono meravigliosi, hanno potenzialità immense.
Non teme che attingendo a uno stato di quiete e serenità un artista possa perdere l’ispirazione?
Molti temono che la pace interiore rovini l’ispirazione. Questo nasce dall’idea romantica dell’artista affamato, tipica della cultura francese. L’artista è solo nella sua stanzetta e una donna gli porta la zuppa e passa la notte con lui. Ma la sofferenza non è necessaria alla creazione. Bisogna solo capirla, mentre dobbiamo godere del fare. Meglio apprezzare il cibo italiano e un buon caffè.
Come mai i grandi autori si dedicano sempre più spesso a realizzare serie tv?
Il cinema è in serie difficoltà perché la gente ormai va in sala soprattutto per vedere film d’azione. La tv via cavo permette di sviluppare delle storie diverse. L’unico problema è che il suono e le immagini sono meno buone. Però io vedo la nuova serie di Twin Peaks esattamente come un film di 18 ore.
Quali sono le sue serie preferite?
Mad men e Breaking bad.
La musica è sempre stata molto importante per lei.
La musica ha sempre suscitato in me le idee. Ricordo che quando scrivevo Blue Velvet ascoltavo tutto il tempo Sciostakovic, per Strade perdute fu David Bowie a ispirarmi. E poi, naturalmente, Angelo Badalamenti, il mio compositore. La musica è potentissima.
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