Lucarelli: thriller storico nell’Italia fascista


“Volevo raccontare un momento particolare della vita di ognuno di noi, quando ci si chiede se dobbiamo scegliere un facile compromesso oppure tirare faticosamente dritto verso ciò che è giusto”. Carlo Lucarelli, il popolare scrittore noir, affronta l’ennesimo mistero tutto italiano, questa volta debuttando alla regia con L’isola dell’angelo caduto, in concorso a Prospettive Italia. Il film, prodotto dalla Kaos Cinematografica di Grazia Volpi e tratto dall’omonimo suo giallo, ha tra gli interpreti Giampaolo Morelli, Gaetano Bruno, Rolando Ravello, Sara Sartini, Giuseppe Cederna, Irma Carolina Di Monte, Veronica Gentili, Laura Glavan.
L’opera prima è ambientata nel gennaio 1925 quando Mussolini si assume la responsabilità politica e morale dell’omicidio del deputato socialista Giacomo Matteotti. E’ in questo scenario, con il consolidamento della dittatura fascista e la repressione di ogni opposizione politica, che si sviluppa la vicenda. Al centro del racconto un’isola inospitale, battuta dal vento e lontana dal continente, colonia penale per i prigionieri politici, che nasconde segreti inconfessabili, strane apparizioni e personaggi inquietanti.

 

Tutto comincia con la morte, apparentemente accidentale, di una camicia nera, cui seguiranno altri due omicidi. A indagare è un giovane commissario, da poco sbarcato con la moglie triste e depressa per la vita solitaria. Il commissario non ha alcuna simpatia per la milizia fascista e il suo capo Mazzarino che la fanno da padroni sull’isola, ma non è neppure un antifascista convinto. E’ un fedele servitore dello Stato, o meglio del re, con un forte senso del dovere, anche se è in attesa dell’agognato trasferimento da quel luogo di pena. Insomma un disincantato eroe involontario che si vedrà costretto, per senso di giustizia, a scelte dettate dall’interesse generale e non personale.

 

Una riflessione dunque, grazie a un film di genere, sulle scelte etiche individuali ma anche collettive, spiega Lucarelli, che si ripropongono nella storia nazionale. “Volevo raccontare il momento in cui un Paese come il nostro, in un periodo storico caratterizzato dall’assassinio di Matteotti, si trova davanti a un bivio: seguire la legalità istituzionale o fingere che non sia accaduto nulla”. E’ allora che per lo scrittore dobbiamo decidere come comportarci. C’è chi preferire scelte di comodo, che non mettono in discussione lo status quo e chi come, il protagonista del film decide di reagire, schierarsi e di mandare qualcuno in galera. “E’ stato il commissario del film di Marco Leto La villeggiatura a darmi la suggestione iniziale del mio piccolo eroe normale”. E il commissario de L’isola dell’angelo caduto ricorda un’altra creatura di Lucarelli: il televisivo Commissario De Luca, le cui avventure si collocano tra il fascismo e gli albori della Repubblica.

Come location il regista aveva pensato a Ventotene, a Ponza, famosi luoghi di confino durante il fascismo. E invece l’isola è stata creata dal nulla, nella campagna laziale, grazie ad effetti speciali. “E’ un’isola che non esiste, con qualcosa di diabolico, dove tutte le stagioni convivono e i giornali arrivano con giorni di ritardo”. E Lucarelli ammette di avere subito il fascino di Shutter Island. “Martin Scorsese ha immaginato la sua isola con un penitenziario di pazzi criminali e poi l’ha ricostruita girando gran parte delle scene in un prato verde. La sua esperienza è stata un modello da seguire, così anche noi abbiamo ricreato l’isola, sia per necessità economica, sia per scelta artistica”.
Lucarelli ha voluto riproporre sullo schermo l’atmosfera visionaria del suo thriller storico. “Mentre scrivevo il libro avevo in mente immagini pittoriche e fumettistiche che poco avevano a che fare con il giallo e la sua struttura realista”. E anche il film ha ripreso queste sfumature surreali, esaltando alcuni elementi come le facce dei fascisti. “Sono dei mostri, degli animali che vivono in quella ‘caienna’, simbolo del male assoluto. Anche l’ufficiale postale ha qualcosa di diabolico, sembra un grande uccello prigioniero nel faro”.

 

Forse l’estimatore del Lucarelli creatore di fortunati romanzi noir e di approfondite indagini televisive rimarrà deluso da questo suo esordio. Lui comunque è soddisfatto dell’impresa portata a termine: “Ci sono maestri del cinema ai quali ho rubato quello che potevo, ma soprattutto ho rubato anche ad altre grammatiche e ad altri generi come il fumetto o la musica. Non mi paragono neanche ai maestri del cinema italiano e neppure a quelli specificamente di genere. Mi basterebbe essere riuscito a raccontare la mia storia con una certa diabolica magia”.

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11 Novembre 2012

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