L’ossessione artistica può corrodere un animo anche più di quella amorosa. Soprattutto se si parla di cinema. Mentre realizzare – ad esempio – un quadro o un romanzo richiede soprattutto talento da parte dell’artista, ma tutto sommato pochi investimenti in termini prettamente economici, portare a termine anche la sola fattura di un film, senza contare poi la distribuzione e l’impatto col pubblico, è un percorso ben più arduo e complesso, che richiede una serie di giusti incontri, tanta fortuna, lucidità, costanza e soprattutto soldi. E quando non ci si riesce, o ci si ferma, può essere molto frustrante.
Ecco dunque che emerge La rabbia del protagonista dell’omonimo film di Louis Nero, risalente al 2008 ma oggi disponibile su amazon Prime Video, iTunes e Google Play. Sembra molto autobiografico, e come sempre Nero lo costella di lunghi dialoghi, inquadrature fisse e suggestive – molto interessante l’apertura sulla spiaggia, virata al blu – e riflessioni filosofiche. La Weltanschauung del protagonista muta in relazione agli stati di paura e determinazione che si alternano nella realizzazione del suo personalissimo progetto. Assorbito totalmente dal suo sogno, anche quello che appare come l’unico legame sentimentale, il rapporto con la fidanzata convivente, diventa sempre più blando fino a spezzarsi del tutto. Unico scopo del suo passaggio sulla terra diventa quello di lasciare un segno tangibile, attraverso la creazione di un racconto per immagini. Agli incontri del regista con due amici sceneggiatori in un bar fumoso, o con il vecchio mentore – Franco Nero – sotto il dehor di un locale deserto, fa da sfondo un paesaggio cittadino onirico e spettrale. Si aggiunge la figura mefistofelica del produttore, personaggio centrale per il raggiungimento dello scopo. Sarà un’azione estrema – suggerita da una frase di Bertolt Brecht – ovvero la rapina di una banca per autoprodursi – a dare una chiave a tutta la vicenda. E una volta finito, bisogna distribuire. Conviene dunque combattere per i propri ideali o seguire la via dorata del denaro facile? Distribuita da L’Altrofilm, la pellicola vanta la presenza di molte star internazionali. E’ una cifra stilistica del regista, che spesso riesce a inserirle, magari solo per pochi secondi, nelle sue pellicole. Memorabile in questo senso il suo fantascientifico The Broken Key, che vedeva la partecipazione di Rutger Hauer, Michael Madsen, Christopher Lambert , Maria de Medeiros, William Baldwin, Kabir Bedi e Geraldine Chaplin.
Qui abbiamo invece la Premio Oscar Faye Dunaway (candidata per tre volte alla statuetta), Franco Nero, Nino Rogner, Corin Redgrave, Giorgio Albertazzi, Philippe Leroy, Lou Castel, Arnoldo Foà, Tinto Brass, Corso Salani, Giampiero Lisarelli, Jun Ichikawa, Barbara Enrichi, Gregorio Napoli e Selene e Asia Cibelli. Il film, che vede Louis Nero anche come produttore esecutivo (con l’omonimo Franco per la Louis Nero Film), nonché direttore della fotografia, montatore e co-autore della sceneggiatura – con Timothy Keller – si avvale delle scenografie di Vincenzo Fiorito e delle musiche di Teho Teardo. La canzone originale del film, firmata dal Premio Oscar Louis Bacalov, è stata candidata al David di Donatello 2008.
“Nel film convergono le esperienza linguistiche dei miei film precedenti – dice Nero – quindi convergono in esso un lavoro sul piano sequenza, un lavoro sulla video arte e un lavoro sull’inquadratura. Forse qui c’è un miglioramento nel lavoro sulla fotografia, più curato e tecnologicamente avanzato. Gli altri film sono stati realizzati alla nascita del digitale. Perché fare un film del genere? Innanzitutto perché l’esperienza del protagonista è l’esperienza di tutti i giovani che vogliono approcciarsi al cinema portando una visione del mondo originale in un mondo standardizzato. E’ difficile parlare con un produttore quando questi è sempre e solo interessato all’idea che il pubblico possa capire il film, non ci sarà mai la possibilità di offrire al pubblico qualcosa di nuovo e permettergli di superare i suoi limiti. L’artista dovrebbe poter portare la sua piccola esperienza davanti al pubblico che deve fare lo sforzo di capire qualcosa che gli è estraneo. Non necessariamente devo condividerlo. Essere indipendente è servito moltissimo, se non l’avessi avuta starei ancora campando di illusioni, ma il mercato esterno odia gli indipendenti quindi qualsiasi occasione ci sia consciamente o inconsciamente di metterti i bastoni tra le ruote lo fanno. Pensiamo al lavoro allucinante che bisogna fare con la distribuzione per portare un film indipendente al cinema”.
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