Sarà l’attore Matthew Fox – il dottor Jack Shephard nella serie cult Lost a consegnare all’Auditorium della Conciliazione il Premio Speciale del RomaFictionfest 2009 a Damon Lindelof e Carlton Cuse, gli autori della celeberrima fiction americana trasmessa su Fox dal 2004 con immutato successo planetario di critica e pubblico, di cui sta per essere varata la sesta ed ultima edizione, in onda dal 2010.
In mattinata sono stati circa un migliaio i partecipanti all’affollatissima ed entusiasta Masterclass organizzata al cinema Adriano con Lindelof e Cuse, a cui si sono aggiunti Matthew Fox ed il produttore esecutivo e regista Jack Bender.
La folla dei fans era così straripante fin dal primo mattino che si è deciso di aprire una seconda sala per consentire a tutti di assistere all’evento, trasmesso anche in live streaming sul sito del festival. L’incontro tra gli autori e il pubblico, intervallato dalla proiezione di diverse clip sull’amatissima fiction ambientata su una misteriosa isola tropicale in cui si ritrovano i sopravvissuti di un incidente aereo, ha visto l’attore Fox rivelare che “Lost rappresenta una parte importante della mia vita, la sceneggiatura è la più straordinaria che abbia mai letto e collaborare con Lindelof e Cuse è stata un’esperienza fantastica, non potrei esserne più orgoglioso e voglio godermi e gustarmi al massimo i prossimi otto mesi di lavoro”.
L’interprete ha confessato che in un primo tempo non si sarebbe mai aspettato un successo così univoco in campo internazionale: ”Mi sono reso conto di quanto avesse colpito l’immaginazione della gente solo quando mi hanno detto che il pilot aveva avuto 20 milioni di spettatori solo negli Stati Uniti e quando ho poi verificato in tanti Paesi diversi come la nostra storia avesse catturato tante persone differenti per età, estrazione e gusti”.
E a proposito del suo rapporto con il proprio personaggio ha aggiunto: “Certe volte avrei agito in maniera diversa rispetto a Jack ma come è naturale gli ho dato tanto di me e l’ho amato molto, anche perché affronta sempre nuove sfide e continua ad evolversi”.
Risposte vaghe, infine, sull’attesissimo finale che gli autori conoscevano fin dall’inizio: ”Io ho in mente una certa immagine, ma non so se quello che Carlton e Damon mi hanno raccontato è vero, loro sono bravissimi a dire agli attori soltanto quello che hanno bisogno di sapere al momento…”.
Lindelof e Cuse hanno quindi rivelato che si dedicano da anni all’ideazione ed alla scrittura delle varie puntate conducendo un’esistenza quasi monastica specificando che tra gli ingredienti della ricetta vincente di Lost contano l’essere andati contro alcune delle regole classiche delle fiction, un cast eterogeneo e l’inserimento di tematiche filosofiche nella storia.
“All’inizio non s’era visto niente del genere: le storie avevano un inizio, una parte centrale ed una fine e al massimo si avevano sei/sette personaggi principali, non erano previsti mostri o sedie a rotelle. Noi ci siamo chiesti: perché non farlo? Ed ora anche il pubblico si sta abituando”, ha detto Damon Lindelof.
Carlton Cuse ha aggiunto: “All’inizio abbiamo cercato di divertire e divertirci anche se abbiamo inserito alcuni temi filosofici. Di solito la televisione tende a semplificare, noi invece abbiamo fatto il contrario e abbiamo complicato un po’ tutto, mettendo la massima attenzione nella stesura della sceneggiatura e nella scelta degli attori, di un fantastico cast internazionale e di una vasta gamma di personaggi che toccano il cuore di tante persone”.
il regista Jack Bender infine ha tenuto a precisare quanto ci sia sempre stata la massima intesa tra lui e gli autori. “Lost tocca le corde segrete di ognuno di noi: come si sopravvive, come si vive insieme agli altri, come si muore da soli. Volevamo mostrare il mostro che è fuori di noi e quello che vive dentro”.
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