TAORMINA – Dopo l’ottimo riscontro al Festival di Cannes, The Surfer debutta anche in Italia al 70° Taormina Film Festival. Il film diretto dal regista irlandese Lorcan Finnegan vede un Nicolas Cage nei panni di un uomo che, nel tentativo di acquistare la casa australiana in cui è cresciuto, si trova a vedersela con un gruppo di surfisti che rispettano la filosofia del “se non vivi qui, non surfi qui”. Un thriller psicologico che riesce a portarci in una spirale di violenza pulp e grottesca, facendoci perdere i punti di riferimento tra realtà e follia.
Abbiamo incontrato il regista a Taormina, in assenza del protagonista, che non ha potuto partecipare all’anteprima per problemi personali ma che ha salutato il pubblico in un videomessaggio. “Il protagonista è affetto da questa nostalgia dei luoghi della sua infanzia, sono luoghi della sua memoria. – spiega Finnegan – Abbiamo cercato di rappresentarli attraverso la musica e i colori, con un intreccio tra lo stile anni ’70 e la tecnologia moderna. Abbiamo usato lenti Panavision d’epoca con camere di ripresa modernissime”.
The Surfer è uno di quei film che non ha bisogno di tanta complessità per creare tensione e intrattenimento. “Mi piacciono le storie contenute in una sola location, è stato difficile trovare questa location perfetta in Australia occidentale che ha un parcheggio subito sopra una spiaggia da surf. Tutto è stato girato in quella location, era importante che Nic percepisse il luogo: il calore, il sole e la natura piena di serpenti e squali. Un giorno è partita una sirena che allertava tutti i bagnanti della presenza di uno squalo tigre di quattro metri”.
Il cast è quasi interamente maschile, vedendo un uomo ormai maturo che deve scontrarsi con la forza di una gang che rispetta una filosofia di vita molto peculiare. Una specie di setta guidata da un santone, in cui le tematica della mascolinità affronta derive inaspettate. “È stata un’esplorazione di questi temi. – spiega il regista – Non mi sento un filmaker molto macho, ma è stato interessante portare avanti questa ricerca. Io non sono molto bravo con il surf ma ho cercato di entrare in quella che è la loro filosofia. Molti degli attori sono devi surfisti loro stessi e siamo riusciti a cogliere le sfumature di questa cultura. In Australia c’è questa situazione particolare per cui ci sono dei surfisti molto benestanti, diversi da quelli che ci immagiamo da film come Point Break. Sono surfisti yuppie. Inoltre, è la prima volta che mi sono trovato a lavorare con tutti questi uomini e vi assicuro che una volta che sono partiti, fermarli è praticamente impossibile”.
Ma come è stato lavorare sul set al fianco di un divo come Nicolas Cage? “Siamo amici ora, prima non lo conoscevo di persona. È un attore brillante, fantastico, sapevo che sarebbe stato perfettamente capace di fare un film così insidioso. Gli è piaciuto molto il progetto e abbiamo subito iniziato a lavorare bene insieme. Abbiamo lo stesso senso dell’umorismo: a lui piace far ridere me e viceversa. Il nostro ottimo rapporto ci ha portato ad avere una grande fiducia reciproca, che ha portato a una serie di situazioni anche spiacevoli. Sul set ha bevuto uova di uccello ed è stato morso da un serpente”.
“Ha uno stile di recitazione particolarmente peculiare. – continua Finnegan cercando di descrivere lo spirito di un interprete unico nel suo genere, che dopo un periodo di difficoltà ha saputo risollevarsi scegliendo ruoli di spessore offerti da pellicole indipendenti – Non gli piace un approccio minimaliste. Ha un approccio massimalista, il che è fantastico: è come un pittore che sa dipingere in vari stili. È un grande cinefilo, comprende e ama il cinema indipendente. Ben si adatta a questo tipo di film, gli piace stare sul set, essere impegnato anche in condizioni estreme, un vero dono per un regista. È sempre super preparato ed è molto facile lavorare con lui. Le ragioni di questa onda di quello che può essere considerato il rinascimento di Cage è il suo gusto, che lo porta a scegliere questi film, perché sono quelli che poi ama vedere”.
Intervista a Pilar Fogliati, Filippo Scicchitano e Riccardo Antonaroli
Dopo aver ritirato il Nastro D'Argento Speciale 2024, il regista siciliano ha presentato a Taormina il documentario del 1982 dedicato al celebre pittore, suo concittadino
Intervista al regista Arnaud Desplechin
I due attori interpretano una coppia di sposini alle prese con una movimentata prima notte di nozze. Presentato a Taormina, Finché notte non ci separi di Riccardo Antonaroli uscirà nelle sale il 29 agosto