Gina Lollobrigida, novanta anni compiuti il 4 luglio, è attenta, lucida e tiene banco alla presentazione del Premio delle Nazioni che si terrà a Taormina venerdì 28 luglio al Teatro Antico (parte degli incassi della serata verranno devoluti alla Fondazione Borsellino ‘Agende rosse’). Racconta di come sia stata corteggiata da Saddam Hussein e Fidel Castro, del suo rapporto con la politica e soprattutto con il cinema che, come si sa non è stato affatto il suo primo amore. L’attrice terrà a Taormina una master class in occasione del ritorno del premio ideato da Gian Luigi Rondi e che vedrà tra i premiati anche Gérard Depardieu, Ferzan Ozpetek, Carole Bouquet, Cesare Bocci e Dulce Pontes.
“Sono andata a un festival in Iraq – racconta la Lollo – e c’era anche Saddam Hussein. Io non sapevo neppure chi fosse, ma la cosa bizzarra è che io sola fossi ospitata non in albergo, ma nel palazzo del governo. E tra l’altro in una camera da letto con due comodini pieni di kleenex”.
La corte del Lider maximo invece è stata low profile. “Con me è stato corretto, quasi timido tanto da essere criticato per questo. Comunque un ammiratore sincero ed educato”, racconta l’attrice. Che ha promesso di realizzare per il prossimo anno la scultura del Premio delle Nazioni, un ricordo di Gian Luigi Rondi. “Ho avuto la fortuna d’incontrarlo agli inizi della mia carriera e siamo diventati molto amici. L’ho anche sostenuto quando era direttore della Mostra di Venezia. Mi ha aiutato a non fare troppi sbagli perché il mio problema è sempre stato quello di essere troppo sincera e di non riuscire a mentire”.
E il cinema? “Non era nella mia mente quando ero giovane, mi piaceva cantare e dipingere. Inizialmente avevo fatto delle cose al cinema, avevo bisogno di soldi, eravamo sfollati a Roma. Poi ho cominciato a rifiutarmi e così quando mi hanno proposto I pagliacci ho pensato di chiedere una cifra enorme, un milione, pensando che avrebbero detto no, ma invece accettarono. Iniziò tutto così”.
L’attrice avrà la sua stella sulla Walk of Fame di Hollywood a gennaio-febbraio, a candidarla è stata proprio Tiziana Rocca, promotrice del Premio delle Nazioni.
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La motivazione del riconoscimento: “è un approccio sorprendente, commovente e innovativo al tema molto delicato dell'adozione”
"Costruisce ponti fra culture, generazioni e popoli”, si legge nella motivazione del riconoscimento, che per la prima viene attribuito a un regista che “si muove tra il più sofisticato cinema d'autore e l'attenzione per il pubblico”