VENEZIA – Nasce dall’intensa esperienza di un bel documentario del 2013 (Per altri occhi), il nuovo film di Silvio Soldini, Il colore nascosto delle cose, presentato alla Mostra fuori concorso e dall’8 settembre in sala con Videa. Commedia sentimentale dai tratti inusuali, di grande ricchezza psicologica come spesso i film di questo regista milanese autore di opere come Pane e tulipani o Un’anima divisa in due, è la storia dell’incontro tra Emma (Valeria Golino), un’osteopata non vedente che si è da poco separata dal marito, e Teo (Adriano Giannini), un pubblicitario poco propenso ai legami che all’inizio decide di frequentarla per scommessa con un collega, “riuscirà a portami a letto la cieca”.
“La vista ci porta a giudicare e ci fa restare in superficie, specie quando s’incontra una persona per la prima volta, decidiamo immediatamente tante cose sul suo conto da uno sguardo – racconta Soldini – diverso conoscere qualcuno se non lo vedi. Da una stretta di mano, dall’energia che arriva da lui, passa una conoscenza più profonda e sottile. Per la prima volta Teo non si sente giudicato e l’ascolto che Emma gli dedica è diverso da quello di tutti gli altri, specie in un mondo fatto di apparenza come quello in cui gravita”.
Anche gli sceneggiatori, Doriana Leondeff e Davide Lantieri, sono rimasti colpiti dall’incontro con le persone prive di vista che li hanno aiutati a mettere a fuoco tanti dettagli trattati con esattezza e rispetto. “Alla lettura della sceneggiatura le amiche non vedenti era come se avessero già proiettato il film nella loro testa, dimostrando che si vede anche senza gli occhi”, dice Leondeff. Che sottolinea come ci siano più coppie in cui è la donna a vedere e l’uomo cieco “forse perché la donna è portata per cultura a prendersi cura, ma a noi interessava il contrario, raccontare un uomo che non si è mai assunto responsabilità e una donna più risolta nonostante suo handicap”.
Valeria Golino, perfetta nel ruolo di Emma, donna sicura di sé, ironica e piena di risorse nonostante la disabilità, racconta la lunga preparazione al ruolo. “Silvio mi ha messo in contatto con non vedenti e operatori del settore e tutti si sono prodigati con allegria per aiutarmi nella preparazione tecnica, sensoriale e psicologica. Ho fatto tanti esercizi bendata camminando per la città col bastone, che non è facile da usare. Mi hanno mostrato come si muovono in casa, come cucinano, come rispondono al telefono e usano il cellulare. Ma forse la cosa più complicata è stato non potere usare gli occhi per recitare, non guardare mai Adriano”.
“Trovarsi a non essere guardato dal partner è qualcosa di nuovo e di strano”, dice Giannini. Che descrive così il suo personaggio: “Teo è un uomo in fuga dalle donne, dalle responsabilità, da se stesso, dal suo passato. L’incontro con Emma e l’avvicinamento sensoriale, la verità di cui Emma è portatrice, lo costringono a guardarsi e mettersi in discussione. In fondo il vero cieco è lui, è un disgraziato che ne fa di tutti i colori: dice bugie, esce da un letto per entrare in un altro, tradisce la fidanzata (Anna Ferzetti, ndr) e rimanda il momento di andare a vivere con lei”.
Dall’esperienza del documentario Per altri occhi è venuta anche la voglia di smontare tanti luoghi comuni sulla disabilità, perché i ciechi vivono una vita molto più normale di quello che immaginiamo, fanno sport, dalla vela al baseball, e vanno al cinema (ad esempio con la app Movie Reading hanno una audioguida per le scene senza dialoghi). “Grazie all’esperienza del doc – chiarisce Soldini – ho scoperto un mondo che pensavo di conoscere e invece non conoscevo”.
Nel film troviamo anche due personaggi che rappresentano sfumature diverse di questa condizione, come l’ipovedente Patti (Arianna Scommegna) e la giovanissima studentessa Nadia (Laura Adriani) che ancora non accetta la sua disabilità. “Tutti i non vedenti con cui ho parlato – chiarisce Soldini – mi hanno detto che il momento in cui hanno perso la vista è stato il più difficile. Accettare di essere considerati dagli altri come ciechi, tirare fuori il bastone bianco, è un momento che viene rimandato il più possibile, ma tutti sono riusciti a reagire dopo un momento di depressione con vitalità e forza, consapevoli di voler vivere la vita e poterlo fare. Il personaggio di Nadia richiama il percorso di Emma, perché la sua forza e la sua leggerezza, non sono scontate, sono conquiste che vengono da un momento di disperazione. Oggi è tanto forte da aver lasciato il marito e vivere da sola”.
Infine una domanda sulla collocazione del film. Essere fuori concorso è un problema? “E’ fantastico, mi basta la preoccupazione di uscire domani in sala”.
Il colore nascosto delle cose è prodotto da Lumière & CO. con Rai Cinema, in coproduzione con RSI RADIOTELEVISIONE SVIZZERA/SRG SSR, con il contributo del MiBACT, il sostegno della Regione Lazio.
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