Lizzani: “Riso amaro” nacque su un treno


La rassegna Controcampo della Mostra di Venezia presenterà il 9 settembre fuori concorso un documentario scritto e diretto dal presidente della giuria di questa sezione Carlo Lizzani, dedicato a Giuseppe De Santis, il maestro del neorealismo, l’autore di Riso amaro e Roma ore 11, di cui lo stesso Lizzani fu aiuto regista e sceneggiatore prima di affermarsi a sua volta tra gli autori di punta del nostro cinema.

 

Prodotto da Felix Film e Cinecittà Luce e sostenuto da Associazione Giuseppe De Santis, Torino Piemonte Film Commission, e Regione Lazio il documentario si intitola semplicemente Giuseppe De Santis e oltre a raccontare la carriera del grande regista scomparso a 80 anni nel 1997 attraverso vari brani dei suoi film più importanti, ne descrive lungo un’ora la vivace ed eclettica personalità grazie all’analisi di Lizzani e agli interventi di colleghi di lavoro, critici, amici e familiari, come la figlia Luisa De Santis e la seconda moglie Gordana, Ettore Scola, Silvana Pampanini, Francesca Neri, Sabrina Ferilli, Lino Capolicchio, Franco Giraldi, Jean A.Gili, Stefano Della Casa e Andrea Martini.

 

Lizzani, che da acuto storico del cinema è passato ultimamente dalla parola scritta al video realizzando due ritratti filmati di Visconti e Zavattini, presentati alla Mostra di Venezia, e uno su Rossellini – mostrato a Parigi – sognava da tempo di potersi occupare di De Santis. “Peppe è stato un grande regista e un grand’uomo a cui sono stato molto legato: mi ha insegnato l’abc del cinema, è stato lui ad introdurmi alla prestigiosa rivista ‘Cinema’ quando avevo 20 anni e a farmi scrivere al suo fianco le sceneggiature di Caccia tragica, Non c’è pace tra gli ulivi e del suo capolavoro Riso amaro, che ottenne una nomination all’Oscar nel 1951 per il miglior soggetto, gareggiando alla pari con i film in lingua inglese e non nella sezione dedicata a quelli stranieri”. La prima idea di questo film, prosegue Lizzani, venne a De Santis mentre tornavamo in treno da Parigi dove era stato presentato Caccia tragica: “Alla stazione di Torino fu colpito e incuriosito dall’arrivo delle mondine ed essendo stato sempre, da buon ciociaro, molto interessato alla vita contadina fu emozionato nel ritrovarla anche al Nord e capì che quella materia sarebbe stata ideale per un nuovo soggetto”. Lizzani confessa di aver realizzato questo lavoro con una passione particolare. “Sono felice perché attraverso le clip dei vari film si rivedranno tanti volti carismatici del nostro cinema dalla Mangano alla Bosè, da Mastroianni e Vallone a Marina Vlady e a tanti altri. Di De Santis raccontiamo oltre che i suoi grandi film (di cui abbiamo ottenuto i diritti con grande fatica…) l’aspetto biografico e la sua formazione a Fondi, parallela a quella di suo fratello, il grande direttore della fotografia Pasqualino De Santis, e di artisti come Libero De Libero o il pittore Domenico Purificato (che fu redattore capo della rivista ‘Cinema’) con l’apporto di un altro ciociaro doc particolarmente impegnato nella vita culturale e sociale come Pietro Ingrao, insieme a cui Peppe si trasferì a Roma dopo il 1943″. A proposito delle caratteristiche salienti del suo maestro, Lizzani spiega citando il proprio saggio su Riso amaro ultimamente rieditato: “Lo porto ad esempio di come sia entrato di prepotenza in una corrente come il neorealismo coniugando il barocco e la ritualità del mondo contadino e condividendo con Rossellini e De Sica il rapporto individuo-coro, o quello tra figura umana e paesaggio (si pensi all’immagine del partigiano morto in Paisà o a quelle rituali dei campi con le mondine in Riso amaro). Altra caratteristica comune a tutti i neorealisti è la sua cultura enciclopedica, si era formato su Thomas Mann e Flaubert, a quell’epoca non esistevano i naif, quei registi avevano basi solide, frequentavano pittori, musicisti, letterati, si nutrivano a piene mani dalle altre arti. E ancora: la sua grande ironia, il suo divertirsi prima, durante e dopo il lavoro, la sua generosità nel seguire i giovani talenti: il mio affetto speciale per lui deriva dalla gratitudine per avermi insegnato a coltivare la Storia e dalle sue qualità umane particolari”.

 

Tra i progetti futuri Carlo Lizzani coltiva ancora il sogno di poter dar vita a un film sulla nobile figura di don Peppino Diana, ucciso 15 anni fa dalla camorra. “Sembra un argomento rimosso dalla società, mi piacerebbe raccontare anche in forma di fiction la sua storia esemplare di sacerdote-simbolo della lotta contro i clan e il suo impegno nella vita civile e sociale, ‘sporcato’ vergognosamente dopo la sua morte da accuse infamanti: ci sono stati tre processi e per salvaguardarne la memoria, facendo venire fuori la verità sono stati determinanti l’associazione Libera di Don Ciotti e un gruppo di amici coraggiosi e la madre di don Peppino, una vera e propria Madre Coraggio, una figura eccezionale”.

autore
27 Agosto 2009

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