Listino Documentari Luce Cinecittà 2014 con Amelio e Olmi

'Felice chi è diverso' racconterà l’omosessualità durante il fascismo e il dopoguerra grazie a testimonianze di chi l’ha vissuta. 'L’uomo e gli uomini' ripercorrerà la storia del cardinale Martini


TORINO. Gianni Amelio racconterà l’omosessualità negli anni del fascismo e del dopoguerra grazie a testimonianze ed esperienze di vita di chi l’ha vissuta. Ermanno Olmi ripercorrerà la storia personale del cardinale Carlo Maria Martini, tra filmati d’archivio e interviste. Felice chi è diverso e L’uomo e gli uomini sono alcuni degli oltre 30 titoli del listino documentari 2014 di Istituto Luce Cinecittà, presentato al TFF, che vede registi affermati accanto a nuovi autori o giovani in via di crescita. E allora troviamo: Costanza Quatriglio con Triangle, parabola sugli aspetti materiali e psicologici della condizione operaia; Wilma Labate con Qualcosa di noi, singolare incontro tra una prostituta e alcuni allievi di una scuola di scrittura; Renato De Maria con Rapina all’italiana, ritratto di un Paese e dei suoi maggiori esponenti del crimine; Mario Canale con La passione e l’utopia, la carriera e le vite di Paolo e Vittorio Taviani.
Nel listino (leggi l’elenco completo) ci sono anche 3 titoli presentati qui in concorso al festival: in Torino 31 Il treno va a Mosca di Ferrone e Manzolin, in Italiana.doc Wolf di Claudio Giovannesi e Fuoriscena di Donati & Leone.
E ancora tra i nomi figurano: Gianfranco Pannone, Agostino Ferrente e Giovanni Piperno, Folco Quilici.

Per il resto come ricorda Beppe Attene, consulente per l’area documentari, si tratta di opere pronte, quasi pronte, in lavorazione o in fase di ideazione. Luce Cinecittà prevede un investimento di circa un milione di euro l’anno in documentari prodotti e coprodotti, altri solo distribuiti e alcuni realizzati attingendo al prezioso Archivio storico Luce. Tra quest’ultimi figura il progetto 9X10 Novanta, che vedrà 9 registi emergenti ricreare le immagini dell’Archivio Luce, che nel 2014 compie 90 anni, in 10 piccoli film.
L’impegno della società nel documentario è stato premiato nel 2013 con il David di Donatello a Anija di Roland Sejko e con  il Nastro d’argento a Terramatta di Costanza Quatriglio, insieme al successo de L’ultimo pastore passato in numerosi festival internazionali.

“Nella crisi attuale del rapporto sala/mercato cinematografico i documentari possono aiutare le sale a ritrovare sia autonomia dal controllo ferreo delle distribuzioni – sostiene Attene nel corso del dibattito stimolato dalla presentazione del listino – sia creatività e un rapporto rinnovato con il pubblico. Una strada percorribile è indicata dall’accordo con Anec Lazio per la circolazione regionale dei documentari, accanto ad analoghi accordi a livello nazionale”.
In questa strategia di visibilità del prodotto documentaristico una funzione determinante la svolgono i festival, secondo Davide Oberto, responsabile di TFFdoc, “ma non si può pretendere che essi s’occupino della distribuzione del cinema doc e indipendente. Torino da tempo fa la sua parte, prima ancora della Mostra di Venezia, qui ha vinto qualche anno fa il doc La bocca de lupo di Pietro Marcello”.
Per Gaetano Renda, esercente torinese, la sala per uscire dalla crisi deve decidere il proprio destino senza dipendere dai diktat dei distributori. “Proietto da tempo al Centrale ArtHouse, con successo, film in lingua originale. La programmazione cinematografica va stratificata sapendo che sono cambiate le modalità di consumo e ci sono dunque pubblici diversi”. Francesco Ragazzi, tra i produttori di Il treno che va a Mosca, lamenta l’assenza di una politica del documentario, fatta di risorse e visibilità del prodotto, come avviene in Francia. Per fortuna qualche eccezione in Italia c’è, come rileva Paolo Manera del Piemonte Doc Film Fund che in 7 anni lavoro ha visto realizzati 115 film, di cui un terzo finanziati dalle tv, spesso internazionali.

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