CANNES – “Grazie”, questa la dedica sintetica ma intrisa d’intensità per Giancarlo Giannini, il suo attore feticcio, inteso nel senso più intrinseco del termine, quello di “venerazione culturale”: Lina Wertmüller, 90 anni lo scorso agosto, ci ha accolti nella sua stanza d’albergo sulla Croisette, in attesa di partecipare stasera alla proiezione di Pasqualino Settebellezze (1975) restaurato grazie a CSC-Cineteca Nazionale e alla Genoma Films di Paolo Rossi Pisu.
Lina, ironica come spesso ha dimostrato d’essere, intercala, felice di questo restauro, con un ricorrente e romanesco: “che ve devo dì?”, forse per quella modestia che solo i grandi possiedono, quasi a schermirsi dalla celebrazione che le sta intorno (anche) in queste ore.
Lina, con Pasqualino Settebellezze è stata la prima donna in assoluto ad essere candidata all’Oscar per la regia.
Posso rispondere, con ironia: Chi se ne frega? Non mi è mai interessato molto dei premi, ma mostrare e fare il cinema. Il vero mio premio è sempre stato poter fare il film successivo. Però, questa occasione di Cannes sicuramente è un grande onore: poi, se a seguire mi volessero dare un Oscar alla carriera… Io la butto là…
Ci ricorda qual è stato lo spunto del film?
È una storia vera. In Mimì metallurgico ferito nell’onore (1972), quando lui finisce in prigione, ad un certo punto c’è un secondino che apre lo spioncino della cella, e lì passa una comparsa, che è il Pasqualino reale, che ha raccontato la sua storia a me e Giancarlo, ispirando il film. Un uomo che ha avuto il passato del personaggio del film, era forte soprattutto la maniera in cui era riuscito a sopravvivere al lager.
Perché ha scelto ancora Giannini anche per questo film?
Giancarlo era capace in qualsiasi ruolo. Era un momento in cui s’era già creato un sodalizio tra di noi; prima di Pasqualino avevamo già fatto insieme cinque film, tra cui Mimì, Film d’amore e d’anarchia, Travolti da un insolito destino…, siamo cresciuti insieme proprio. I successi sono stati sempre progressivi, a partire dai musicarelli fatti insieme negli anni ’60, oltre a 2+2 non fa più 4 con Zeffirelli alla regia, commedia teatrale per il Teatro Eliseo. Pasqualino è stato quasi un punto d’arrivo, l’apice per entrambi, anche se poi abbiamo comunque continuato a lavorare insieme.
Qual è la cosa che direbbe a Giannini, se fosse qui?
Grazie.
Qual è il valore del restaurare un film, come qui Pasqualino Settebellezze?
È importante, è una cosa seria. Così il film s’assicura un’altra vita, si può farlo scoprire alle generazioni che non erano nate, cercare così un nuovo pubblico, per un film che fu di rottura all’uscita.
Il restauro è stato possibile grazie a Genoma Films e alla Cineteca Nazionale, lei ha un rapporto speciale con il CSC – Centro Sperimentale di Cinematografia.
Il CSC è anch’esso una cosa seria, per questo importante. È stato bello questo restauro, per cui ringrazio naturalmente. Soprattutto per i corsi di recitazione, al CSC ho introdotto lo studio dei dialetti, ho rivoluzionato lo studio degli attori nel mio periodo lì, ci sono ancora delle registrazioni delle mie lezioni fatte al Centro fino a pochi anni fa.
È oggi a Cannes, dove al tempo non passò con Pasqualino Settebellezze: ha però qualche ricordo di questo festival, da aggiungere a quello di questa sera con la versione restaurata?
Sono stata la prima donna in Concorso, con Mimì metallurgico, e poi sono tornata con Film d’amore e d’anarchia (1973), per cui Giannini vinse la Palma per l’interpretazione maschile.
Lina, lei lascia una grande eredità al cinema italiano. C’è un autore attuale che le piace in particolare?
Sicuramente Matteo Garrone. Di Sorrentino m’era piaciuto molto Le conseguenze dell’amore. Valerio Mieli l’ho apprezzato moltissimo in Dieci inverni, ma non ho visto l’ultimo film.
E se lei oggi decidesse di fare un film, che tema vorrebbe trattare?
Tanti, onestamente molti, difficile scegliere. Sia attualità che fantasia.
Quello di stasera in Sala Buñuel alle 20 è uno dei molti riconoscimenti che il mondo dà al cinema di Lina Wertmüller: il mese scorso a Londra, adesso Cannes, in estate a Manchester.
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