Il debutto nel cinema di Liliana Bottone è stato due anni fa nel film Come un gatto in tangenziale 2, con la regia di Riccardo Milani, con il quale è tornata poco dopo a lavorare in Grazie ragazzi. È proprio durante le riprese di quel film che Antonio Albanese le ha parlato del suo nuovo lavoro da regista. In Cento domeniche, presentato in anteprima all’ultima Festa del cinema di Roma, e dal 23 novembre nelle sale con Vision Distribution, l’attrice di Caserta, 28 anni, interpreta Emilia, la figlia unica del protagonista Antonio, ex operaio di un cantiere nautico. La ragazza un giorno gli annuncia che ha deciso di sposarsi, e l’uomo è felice di poterle finalmente regalare il ricevimento che insieme hanno sempre sognato potendo contare sui risparmi di una vita. Ma quel sogno si trasformerà in un dramma.
Liliana, Cento domeniche è il tuo primo film con un ruolo così importante. Com’è andata?
In Grazie ragazzi io e Antonio abbiamo girato una scena al Teatro Argentina e durante una pausa dietro le quinte lui mi ha accennato del suo nuovo film, dicendomi che mi avrebbe chiamata per un provino. Qualche tempo dopo lo ha fatto e mi ha invitato a Milano per parlarne. Non avevo capito che mi aveva già scelta per il ruolo. Pensavo mi avesse fatto un provino. E invece quando ci siamo incontrati abbiamo iniziato a leggere la sceneggiatura insieme. Non avrei mai potuto dirgli di no.
Che occasione è stata per te fare questo film così intenso e drammatico e interpretare Emilia.
Intanto un’opportunità per degli spunti di riflessione, anche nella mia vita personale. Mi sono ritrovata a pensare al ruolo dei genitori, che noi figli vediamo in qualche modo sempre invincibili, mentre invece invecchiano, hanno anche loro dei problemi e delle fragilità, possono commettere degli errori. Ho la stessa età di Emilia e mi sono ritrovata molto in lei. La parte più interessante è stata lavorare sull’emotività del personaggio. Con Antonio condividiamo proprio questo modo di lavorare. Partiamo da noi stessi per cercare di raccontare la verità.
Anche per questo fai l’attrice?
Assolutamente. È quello che mi interessa di più in questo mestiere. Poter raccontare la verità, potersi emozionare come nella vita vera, talvolta anche di più. L’idea poi di condividere l’emozione con il pubblico è la gioia più grande. Cerco di provare ciò che sente il personaggio nel profondo e trasmetterlo a chi mi guarda, anche se spesso non è semplice.
Quando è nato il tuo amore per la recitazione?
Al liceo. Ho fatto un primo corso di teatro a scuola, poi ne ho trovato uno più professionale. Quando alla fine dei cinque anni, la mia migliore amica ha iniziato a preparasi per il test di medicina all’università, mi sono chiesta anche io cosa avrei fatto nel mio futuro. E ho capito di voler fare l’attrice. Ho studiato per entrare all’Accademia Silvio D’Amico di Roma e ci sono riuscita. Ricordo che il giorno che mi hanno detto di avermi presa mi è venuta la febbre, tanta era l’emozione. Non ho mai avuto ripensamenti. Con passare del tempo mi sono convinta sempre di più di voler fare questo, anche se il mondo del lavoro è ben diverso da quello della formazione.
Ci sono tanti volti nuovi oggi nel tuo ambiente. È uno stimolo per fare sempre meglio o rende più difficile la possibilità di emergere?
Entrambe le cose. Il nostro non è un lavoro semplice. Ho tanti amici, giovani, che fanno gli attori. Sicuramente sapere che c’è molta concorrenza è uno stimolo a dare il massimo. Soprattutto oggi che i provini si fanno con i self-tape. Bisogna riuscire a convincere in pochi minuti chi fa i casting e vede anche quaranta provini al giorno.
Le serie hanno dato più possibilità a voi giovani di lavorare?
Sono aumentate le produzioni e ci sono più provini e più ruoli. Anche il fatto che si realizzino di una serie più stagioni può darti un minimo di sicurezza in un mestiere che è incerto.
A proposito di serie, ti vedremo presto anche in Inganno, che uscirà su Netflix. Chi sei?
Interpreto la nuora di Monica Guerritore, la moglie di uno dei suoi tre figli (Emanuel Caserio). Con il regista Pappi Corsicato avevo fatto dei provini qualche anno fa per un suo spettacolo al Teatro Mercadante di Napoli. È stata un’occasione per rincontrarci e realizzare insieme un bel lavoro corale.
Qual è il progetto della vita?
Vorrei lavorare con Daniele Luchetti, un autore che sa realizzare drammi profondi, intimi e di relazioni. Anche Giorgio Diritti è un regista che mi piace molto. Volevo nascondermi con Elio Germano è uno dei suoi film che ho amato di più. Fare un biopic sarebbe una bella sfida.
E ora a cosa stai lavorando?
Sono sul set di un progetto internazionale di Netflix, ancora top secret, ma davvero stimolante. Le riprese andranno avanti a Roma, dove ormai vivo da anni, fino al prossimo febbraio.
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