CANNES – La questione politica più cruciale dei nostri tempi si consuma nel giardino della casa di un contadino. Succede in Libre, documentario firmato da Michel Toesca e presentato fuori concorso al Festival di Cannes, da cui lancia un atto di accusa contro le autorità francesi che sovrintendono all’immigrazione sul confine con l’Italia. L’eroe del film – che avrà la sua anteprima italiana al Biografilm Festival di Bologna e poi uscirà con I Wonder Pictures – è Cédric Herrou, agricoltore di la Roya, valle al sud della Francia.
Qualche anno fa Herrou ha iniziato a incrociare sulla sua strada, sempre più spesso, dei migranti abbandonati a loro stessi. “Vedevo delle intere famiglie sul bordo della strada – dice all’inizio del film – un giorno ho deciso di portarle a casa, bisognava fare qualcosa”. Nel tempo la sua lotta è diventata quotidiana, e Cédric ha preso a ospitare regolarmente nel suo giardino – e a sfamare – i migranti di cui intercettava il cammino, mettendosi apertamente in conflitto con la prefettura locale che avrebbe invece voluto rispedirli tutti in Italia. “Se io riesco ad aiutare 8 persone al giorno, la Francia potrebbe aiutarne almeno un milione – dice Herrou in Libre – so di rischiare la prigione, ma non mi importa perché sono un uomo libero”.
In Libre il contadino viene mostrato mentre accoglie i migranti nella sua casa e mente li accompagna ad attraversare la frontiera, fronteggiando gli agenti di polizia a cui rinfaccia di agire illegalmente, perché queste persone hanno diritto di chiedere asilo. Tra azioni sul campo, marce, manifestazioni, interviste e confronti televisivi – persino con l’ex primo ministro francese Manuel Vals – Herrou emerge come il paladino di una battaglia epocale ed emblematica di un fenomeno globale, nonostante la sua battaglia si consumi nello spazio di un giardino.
Nel team dei selezionatori troviamo l'italiano Paolo Bertolin, già attivo come consulente della Mostra di Venezia, insieme a Anne Delseth, Claire Diao, Valentina Novati e Morgan Pokée.
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