VENEZIA – Anche se l’Italia è rimasta a bocca asciutta in termini di premi ‘grossi’, portiamo a casa con soddisfazione il premio Orizzonti a Liberami di Federica Di Giacomo, curiosa indagine antropologica sugli esorcismi nel Sud Italia. Un premio evidentemente non scontato, dato che qualcuno ha chiesto al presidente Robert Guédiguian se per caso il fatto di non conoscere l’italiano e non aver colto tutte le sfumature grottesche del film possa aver influenzato il giudizio finale: “Ma io lo parlo l’italiano – risponde il Presidente, in italiano, e poi continua, nella sua lingua – il film mostra una verità poco nota e mette in luce un livello nuovo di irrazionalità e perdita di sé stessi, di alienazione. Ma è anche una metafora, un’allegoria di quello che succede nella nostra società. Le altre sceneggiature avevano delle debolezze, a volte manca il senso del racconto, mentre invece molto spesso sono i documentari oggi ad avere un soggetto forte”.
”Il confine tra documentario e fiction è sempre più labile – ha detto la regista – ma forse nel documentario c’è stato più coraggi. Tento di fare documentari in Italia e i personaggi che sembrano lontani, diventano più vicini”.
Il Premio Opera Prima Luigi De Laurentiis per il Leone del Futuro è andato invece a The Last of Us di Ala Eddine Slim. Il presidente di giuria Kim Rossi Stuart ha raccontato qualche dietro le quinte: “La discussione è stata molto animata ma eravamo quasi all’unanimità, quattro quinti hanno votato in favore”.
Si passa poi ai premi principali, e naturalmente ci si chiede se il Leone Lav Diaz avrà facile distribuzione in sala, vista la sua durata e la sua particolarità: “Abbiamo discusso molto apertamente di tutti i film – risponde il presidente della giuria del concorso Sam Mendes – ma non abbiamo specificamente pensato al futuro del film. Volevamo parlare dei film e basta anche se, certo, pensiamo che farli mandare al Festival incoraggerà il pubblico a vederli e ne stimolerà la diffusione. Personalmente i film che abbiamo scelto sono tutti film che mi hanno portato fuori dalla ‘comfort zone’, mi hanno aperto gli occhi e ispirato. Abbiamo cercato l’audacia e una visione originale, e naturalmente abbiamo considerato anche gli italiani allo stesso modo ma beh, alla fine gli otto film che ci hanno entusiasmato di più sono questi”.
Qualcuno ricorda che gli ex-aequo non sono comuni e addirittura proibiti dal regolamento, in relazione alla doppia premiazione con il Leone d’Argento a pari merito a Paradise di Konchalovsky e a La region salvaje di Escalante: “ne era concesso uno”, risponde semplicemente Mendes.
Inaspettata anche la scelta di riconoscere il Premio Speciale della Giuria al controverso The Bad Batch, non molto apprezzato dalla stampa, così motivata: “E’ un film americano che non fa compromessi, e non è una cosa comune. E’ un film ‘moxy’ (intraducibile. Sta per ‘con le palle’) e già il fatto che esista è per noi stupefacente”.
Sarà Microcinema a distribuire nelle sale italiane il film Leone d'Oro 2016, The woman who left, nuovo capolavoro di Lav Diaz. La pellicola, che nonostante il massimo riconoscimento al Lido non aveva ancora distribuzione e che si temeva restasse appannaggio soltanto dei cinefili che l'hanno apprezzata alla 73esima Mostra di Venezia, sarà quindi visibile a tutti, permettendo così agli spettatori del nostro Paese di ammirare per la prima volta un'opera del maestro filippino sul grande schermo
Il film di Denis Villeneuve segnalato dalla giuria di critici e giornalisti come il migliore per l'uso degli effetti speciali. Una menzione è andata a Voyage of Time di Terrence Malick per l'uso del digitale originale e privo di referenti
Il direttore della Mostra commenta i premi della 73ma edizione. In una stagione non felice per il cinema italiano, si conferma la vitalità del documentario con il premio di Orizzonti a Liberami. E sulla durata monstre del Leone d'oro The Woman Who Left: "Vorrà dire che si andrà a cercare il suo pubblico sulle piattaforme tv"
Il film di Marco Ferreri con Marcello Mastroianni e Catherine Spaak è stato restaurato dalla Cineteca di Bologna e dal Museo Nazionale del Cinema di Torino, in collaborazione con Warner Bros., con il sostegno di Sordella e Nuovo Imaie. Realizzato tra il 1963 e il 1967 da Ferreri, Break Up - L’uomo dei cinque palloni venne ridotto a episodio del film collettivo Oggi, domani e dopodomani (con gli altri episodi firmati da Luciano Salce ed Eduardo De Filippo), prima della sua uscita in versione completa in Francia nel 1969