TORINO – Un racconto al femminile che reclama il diritto all’amore e all’emancipazione, Noura’s Dream, in competizione al TFF, della regista belgo-tunisina Hinde Boujemaa che firma il suo primo film di finzione dopo il documentario It Was Better Tomorrow, presentato in concorso a Venezia 2012. Il film è il ritratto di una donna forte e passionale, che la regista accompagna nel suo difficile percorso di emancipazione, in una società̀ profondamente repressiva, quella tunisina, che condanna col carcere l’adulterio e considera l’amore fuori dal matrimonio un tabù insuperato e un peccato imperdonabile, soprattutto se a compierlo è una donna. “Il racconto è prima di tutto la storia di una donna quarantenne – sottolinea la regista – con tutte le questioni legate a questa età in cui le donne sono mamme e considerate solo come tali: è come se non avessero più il diritto di essere donne. Quando sei una mamma non puoi parlare di passione e amanti, mentre per gli uomini è una pratica corrente”.
Noura incarna, infatti, il doppio ruolo, inaccettabile e non solo per la società araba, di una amorevole madre quarantenne che è al tempo stesso un’appassionata amante clandestina. Ha tre figli ed è innamorata di Lassad, che ha incontrato mentre suo marito Jamel è in prigione. Vorrebbe il divorzio, ma quando il marito viene scarcerato prima del tempo, per una grazia presidenziale, è costretta a riprenderlo in casa, per non rischiare che la denunci per adulterio, reato che il codice penale tunisino condanna con cinque anni di reclusione. “Racconto una storia universale ma ambientarla nel contesto tunisino mi ha permesso di denunciare questa legge assurda – sottolinea la regista – di parlarne in tutti i Paesi in cui sto presentando il film, per sollecitare domande sul perché di questa differenza percepita tra l’adulterio maschile e quello femminile. Qualcosa che non riguarda solo il mondo arabo: anche in Svezia o in Danimarca a livello di inconscio collettivo c’è una sorta di condanna implicita per le donne e non per gli uomini, e non ne capisco il senso”.
In principio abbastanza misurato, il marito Jamel è man mano assalito dalla gelosia e da sospetti crescenti, e gradualmente diventa minaccioso e violento, al punto di credere di poter ripristinare il suo onore e la virilità che sente perduta, distruggendo, con una violenza, quella del suo avversario. “Come regista, volevo raccontare la storia di una serie di personaggi che portano sullo schermo la complessità della loro esperienza vissuta, le loro lotte e le loro passioni, per dare al film un significato universale a livello di sentimenti ed emozioni. Noura’s Dream è un film che rivendica il più semplice e indiscutibile dei valori, il diritto di ogni essere umano all’amore e alla libertà”, rimarca la regista, che precisa: “Sono arrivata tardi al cinema, solo otto anni fa, e il mio modo di girare è molto istintivo. Ho imparato a riprendere facendo cinema documentario, e la mia esigenza di essere così vicina a tutti i personaggi della storia, non solo alla protagonista ma anche ai due uomini di cui metto in scena amore e gelosia, è influenzato dal mio esordio: quando giri per un anno seguendo qualcuno da vicino per così tanto tempo, è inevitabile instaurare relazioni molto strette con i soggetti filmati”.
Il film offre anche il ritratto di una società tunisina che appare vulnerabile e sottomessa a una forza di polizia talvolta corrotta, che può facilmente scendere a patti coi delinquenti e distruggere qualsiasi diritto e possibilità umana. Una realtà inquietante rappresentata nella scena all’interno del commissariato, molto complessa ed elaborata anche da un punto di vista estetico, e che ha richiesto diversi giorni di riprese, come ha spiegato la regista. Rispetto,poi, alla scelta dell’interprete, la brava attrice tunisina Hend Sabri, non molto conosciuta in Italia ma considerata una grande star in Tunisia: “Essendo una grande professionista le è bastata una sola settimana di preparazione – racconta Hinde – ma non conosceva affatto il mondo in cui l’ho portata. Vive in tutt’altra situazione, e penso si sia potuta calare così bene nel ruolo perché il film racconta una storia che tocca tutte le donne, indipendentemente dall’estrazione sociale”.
Selezionato all’interno di una rosa di 8 candidati, tutti di altissimo livello, è stato nominato all’unanimità dai vertici del Museo Nazionale del Cinema, il Presidente Enzo Ghigo e i membri del Comitato di Gestione Annapaola Venezia, Gaetano Renda, Giorgia Valle e Paolo Del Brocco. Rimarrà in carica per due edizioni del Festival, con possibilità di rinnovo
Il Torino Festival Festival si è appena chiuso e anche quest’anno Intesa Sanpaolo è stata Main Sponsor di uno degli appuntamenti più attesi del cinema italiano, che per questa 37sima edizione – intitolata “Si può fare!” – Dal dottor Caligari agli zombie” ha voluto rendere omaggio all’horror classico dal 1920 al 1970
Emanuela Martini non sarà più direttrice del Torino Film Festival. L'ha reso noto il presidente del Museo del Cinema Enzo Ghigo a margine degli Stati generali della Fondazione Crt. "Continuerà a collaborare con noi perché è una professionalità che non vogliamo perdere", ha detto Ghigo. "Il nome del nuovo direttore lo conoscerete prima di Natale", ha aggiunto
Le cifre restano in linea con quelle della precedente edizione "a conferma della rilevanza e del livello che il Torino Film Festival mantiene nel panorama dei festival cinematografici italiani"