Cosa sarebbe un horror senza una bella ragazza in pericolo? In gergo, le avvenenti attrici protagoniste dei film di spavento sono chiamate ‘scream queen’, regine dell’urlo, e non di rado sono le uniche superstiti di sanguinose vicende, quelle che alla fine, pur rappresentando, in teoria, il sesso debole, ammazzano il mostro e portano a casa la pellaccia. Altre volte sono loro stesse i mostri, celando sotto aggraziate fattezze una natura di feroce serial-killer. Le conosce bene Jonathan Zarantonello – talvolta creditato anche come Gionata – popolare e coraggioso regista indie di genere.
Dopo il singolare esperimento di Uncut (2003), porno-soft-comedy incentrata sul pene della star a luci rosse Franco Trentalance, Zarantonello riunisce in un’unica pellicola, The Butterfly Room, in uscita il 6 giugno, un cast femminile che farà la gioia degli amanti dell’horror dagli anni ’60 a oggi: ci sono infatti la Heather Lagenkamp di Nightmare, la Erica Leerhsen di Non aprite quella porta, la Adrienne King di Venerdì 13, la P.J. Soles di Halloween e la Camille Keaton di Non violentate Jennifer, capeggiate dalla ‘regina delle regine’, sua maestà Barbara Steele, ancora affascinante e inquietante come ai tempi de Il pozzo e il pendolo di Corman e La maschera del demonio di Bava. Come inquietante è la trama, tratta da un racconto dello stesso regista, Alice dalle 4 alle 5, che era stato anche la base per un cortometraggio interpretato da Piera degli Esposti nel 1999.
La vicenda gira attorno ad Ann (Steele) una signora elegante e solitaria, ossessionata dalla sua collezione di farfalle, che stringe un’insolita amicizia con Alice, una bambina di una bellezza disarmante. Con la sua ammaliante innocenza, Alice instaura con Ann una distorta relazione madre-figlia. Attirata nel suo mondo malato, Ann presto scopre di non essere l’unica a ricevere attenzioni dalla bambina.
Il trauma del confronto con le altre donne che la bambina frequenta risveglia in Ann un oscuro passato, dando il via ad una spirale di follia. L’unica ad accorgersi che c’è qualcosa che non va in Ann, è Julie, la figlia di nove anni della sua vicina di casa. Mossa da un’irresistibile curiosità, Julie si mette ad esplorare ogni angolo della casa di Ann, fino a scoprire un terrificante segreto, fra le pareti della stanza delle farfalle.
“Come ha affermato la stessa Barbara con il suo incorreggibile humour britannico – commenta Zarantonello – in questo progetto il punto focale sono le donne. Di solito negli horror le donne sono vittime e gli uomini predatori, oppure, se sono le donne a uccidere, si vestono e si comportano da maschi. Ma quali sono le esperienze più sconvolgenti e traumatizzanti che può vivere una donna? Il primo ciclo mestruale, il parto, doversi separare dei propri figli, la rivalità con altre donne, una vecchiaia in solitudine. Esperienze di cui gli uomini restano parziali testimoni. Il film è un viaggio attraverso le paure inconsce delle donne, che le possono trasformare in assassine”.
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