È un film cominciato prima della pandemia, in fondo addirittura nel 2016, quando Le otto montagne, il romanzo di Paolo Cognetti, è uscito in libreria: è adattato dalla narrativa il film diretto da Felix van Groeningen e Charlotte Vandermeersch, presentato in Concorso a Cannes 2022 (leggi articolo) e insignito del Premio della Giuria nel maggio scorso.
È la storia di Bruno (Alessandro Borghi) e Pietro (Luca Marinelli), bambino di montagna e bambino di città, che la differenza “geografica” non disunisce nel nome di un’amicizia solida e sicura come lo sono quelle montagne valdostane che hanno fatto da scenario – non solo naturale e suggestivo – alla nascita di una conoscenza dell’infanzia che è stata poi per la vita.
Un’adesione e una fedeltà al luogo, per Bruno; un andirivieni alla ricerca di sé, per Pietro. Eppure, nonostante le vicissitudini dell’esistenza, hanno contato l’esserci sempre, reciproco, e la simbologia fortissima di una casa: icona della “famiglia”, loro decidono di costruirne una insieme – letteralmente, mattone per mattone – là, “sui bricchi” abbracciati dalle vette.
Il film, dopo l’anteprima cannoise, si prepara all’uscita al cinema, dal 22 dicembre, in 400 sale, una scelta – quella di Vision Distribution – che per Massimiliano Orfei rappresenta: “la nostra proposta per le feste natalizie: vogliamo andare in controproposta ad Avatar. Il film è un gioiello e la logica distributiva punta su un’uscita importante, il massimo di quella commerciale in questo Paese: la proposta del nostro miglior cinema, per dare un contributo alla ragion d’essere del cinema stesso”.
Sulla questione, per Borghi: “questo film ha una serie di caratteristiche che potrebbero e dovrebbero portare un amante del cinema – e non solo – in sala; guardare un film in 4:3 su un tablet non è una bella visione. Con la pandemia molte persone si sono convinte di poter non andare al cinema: non è così, bisogna sfamare la voglia di cinema”. E Marinelli sostiene il tema con una battuta: “Le montagne entrano meglio in uno schermo così! (indicando quello cinematografico alle sue spalle, in conferenza stampa a Roma). La sala è il luogo naturale di un film; l’esperienza sociale del cinema è molto importante”.
“Il cinema che mi piace fare è quello che mi piace vedere da spettatore: fare questo lavoro accompagnati da così tanto talento non è scontato, è una benedizione”, continua Borghi; a cui fa eco il collega: “per me vita e lavoro spesso si sommano: l’incontro con loro – Felix e Charlotte – è stato un regalo, così come lavorare di nuovo con Alessandro. È come chiedere qualcosa ‘un passo più in là’, e se il cammino rispondesse”. Nel cast – a interpretare i genitori di Pietro – anche Elena Lietti e Filippo Timi (leggi l’intervista).
Alessandro Borghi e Luca Marinelli con Le otto montagne si sono reicontrati dopo il loro debutto insieme: era Non essere cattivo, erano sette anni fa, era Claudio Caligari dietro la macchina da presa. Il primo – attualmente in fase di riprese della serie dedicata a Rocco Siffredi – racconta che: “un po’ come per Cesare e Vittorio (in Non essere cattivo, ndr), per cui stavano capendo quale dei due dovessi interpretare, qui è successo qualcosa di simile: per il provino, in questa occasione c’era Luca a farmi da spalla, uno dei momenti più belli della mia vita. Ho capito che forse la storia di Bruno fosse quella che avrei avuto più piacere a interpretare perché quella più lontana da me, con più cose da imparare. Non ci siamo invertirti, Luca è solo arrivato prima di me anche questa volta! O almeno, io non sapevo che il casting mi avesse chiamato per Pietro”.
La storia, del film e della vita dei due, è una storia di amicizia, per cui: “Il confine con l’amore è labile: io e Luca siamo amici da sette anni e viviamo lontani, ma è come se fosse il mio vicino di casa. Perché l’amicizia è qualità. L’amicizia sono due persone che non si devono spiegare niente, pur essendo molto diverse, perché si conta sull’empatia. Questo film parla di come l’amicizia resista ai colpi del tempo”, per Alessandro Borghi. Mentre Marinelli – adesso a Cinecittà per le riprese della serie M, adattamento dalle pubblicazioni di Antonio Scurati – “l’amicizia è un apostrofo rosa tra le parole ci – sono”, dice parafrasando la famosa frase di Cyrano. “Per me, l’amicizia, ha a che fare con l’amore e l’esserci: si guarda in una direzione e la si affronta insieme”.
Concetti – amicizia e amore – che per Felix van Groeningen sono la presa di coscienza: “negli ultimi giorni che questa sia una storia che parla del bisogno che l’essere umano ha di tessere rapporti con i suoi simili: come i due protagonisti, che lottano per creare e poi mantenere un legame. La storia che è riuscita a legare tutti noi è proprio il bisogno di questi legami. Grazie a Paolo Cognetti di aver scritto questo libro”.
Per lo scrittore, “Felix e Charlotte sono i primi che ho incontrato: se c’era un timore sul progetto non era sulla qualità, ma capire se ci saremmo incontrati umanamente. Il cinema mi sembra abbia degli ego molto grandi, che fanno fatica a stare insieme. La montagna ci ha permesso di stare tanto insieme e camminare insieme è una cosa molto potente per i rapporti, questo è successo con tutti loro. Ho visto tante volte il film: la casa che Bruno e Pietro costruiscono insieme mi sembra la mia casa, come un rifugio”.
“Felix e io eravamo una coppia da quindici anni alla proposta del progetto, avevamo scritto insieme un paio di volte”, racconta Charlotte Vandermeersch. “Per Alabama Monroe avevo collaborato a scrivere una delle versioni. Ho capito il film mi avrebbe coinvolta, una scrittura a quattro mani è stata stimolante per noi: abbiamo dedicato tante energie del periodo del Covid per scrivere intensamente. La sceneggiatura è stata scritta tenendola ampia perché fosse presente ogni livello di significato: la storia di Cognetti è un’epopea che riflette le stratificazioni dell’essere umano. In questo grandissimo contenitore è arrivata poi la rifinitura fatta con Paolo, soprattutto nei luoghi, e poi quella con gli attori, alla ricerca di cosa ci fosse all’interno di tutto ciò. Nel 2020, Felix mi ha proposto di mettermi dietro la macchina da presa con lui”.
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