E’ l’atteso debutto di Paolo Virzì come direttore di festival. Atteso dal mondo del cinema e atteso dai torinesi, come ribadisce l’assessore Maurizio Braccialarghe, in trasferta a Roma per la conferenza stampa in cui viene ufficializzato il programma (tranne il Gran Premio Torino, che rimane a sorpresa) della 31esima edizione, che si svolgerà dal 22 al 30 novembre e di cui Cinecittà News è media partner. Programma monstre, in controtendenza rispetto ad altri festival che hanno assunto, Venezia in testa, la parola d’ordine della snellezza. Invece qui, con 2 milioni e 400mila euro di budget messi da MiBACT, Regione Piemonte, Comune e Provincia, oltre che da sponsor privati, si vedranno 185 titoli tra cui 70 lungometraggi (opere prime e seconde), di cui 46 in anteprima mondiale. Il post Amelio si muove tra continuità (del resto garantita dalla collaudata squadra con Emanuela Martini vicedirettore, Massimo Causo e Davide Oberto). Virzì sceglie una linea morbida: “Non so se posso portare qualcosa in più al festival. Mi ci sono accostato con timidezza, cosciente della qualità speciale del TFF che per me è il festival di cinema ideale per il suo sguardo plurale. Questo è un festival popolare e insieme raffinato dove puoi capitare in una sala a caso e non becchi mai la fregatura. Mentre in altre rassegne ci sono film salvaschermo, qui è impossibile perché i torinesi sradicherebbero le sedie.
E poi penso che in Italia, in questo momento, nessuno debba sottrarsi dove può essere utile. Lo hanno fatto altri registi prima di me, al festival o insegnando al Csc. Quanto al risultato, lo valuteremo il 30 novembre”.
Stavolta non c’è ombra di polemica verso il Festival di Roma. “Gli auguro di avere dei bei film. Il cinema ha tanti problemi, tra cui la dittatura di un unico sguardo che ci porta a sognare tutti lo stesso sogno, magari in 3D. Se per nove giorni possiamo aprirci ad altri mondi, è un arricchimento importante. Inaugurai il Festival di Roma insieme a Monica Bellucci nel 2006, quindi faccio a loro un sincero in bocca al lupo”. Niente red carpet, a Torino. “Non ce ne sarebbe neppure la possibilità, al Reposi passa il tram davanti all’ingresso, al Massimo ci sono le biglietterie, al Lux c’è un portico. Ma avremo quest’anno delle marching band musicali e artisti del circo accoglieranno gli ospiti. Insomma, cercheremo di essere più espansivi pur senza abdicare al carattere della città”. E non manca neanche un accenno al tema del momento, il successo di Checco Zalone, col suo cinema che sembra essere l’antitesi della ricerca da sempre privilegiata al TFF. “Non vedo niente di apocalittico nell’exploit di quel meraviglioso comico che è Luca Medici. Non ho ancora visto Sole a catinelle perché ne ho visti altri 4.000 di film, ma presto ci andrò. Speriamo davvero che lui sia il nuovo Totò. In Italia c’è un problema grave per il cinema di qualità che qui non incassa, neanche opere come The Artist o Una separazione che all’estero sono andate benissimo, e poi nei centri storici chiudono le sale. Il successo di Zalone fa bene a tutti e se i cinema riaprono è un contributo alla qualità della vita delle persone in generale”.
Tra le novità tre sezioni. Europop nasce dalla voglia di fare una passeggiata nel box office europeo e propone campioni d’incassi di altri paesi, dalla Francia alla Polonia, dalla Svezia all’Irlanda, oltre al debutto nella regia di Claudio Amendola con una storia tragicomica in La mossa del pinguino. E intanto in Italia ospita anticipazioni, interludi e work in progress di “cineasti che seguiamo con affetto come Francesca Archibugi, Maurizio Zaccaro, Antonietta De Lillo, Francesco Bruni, Alice Rohrwacher”. After Hours è un contenitore notturno, bizzarro e un po’ fuori di testa con molto cinema di genere. Inoltre da segnalare Big Bang TV con tre lavori tv d’autore, di David Fincher, Sean Durkin e Jane Campion. La retrospettiva sulla New Hollywood 1967-1976 intitolata “Suicide is painless” come la canzone di M.A.S.H. durerà due anni riproponendo capolavori e titoli leggendari del nuovo cinema americano davvero imperdibili. Ospite d’onore Elliott Gould.
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