CANNES – “J’ai un style de malade”. ‘Ho uno stile pazzesco’, si dice Jean Dujardin rimirandosi allo specchio mentre indossa la sua giacca ‘pelle di daino 100%’. E’ lo specchio delle ossessioni del protagonista Georges e in fondo, di tutti noi, quello intorno a cui il regista Quentin Dupieux ha costruito Le daim (Deerskin), folle film di apertura della Quinzaine des Réalisateurs guidata, per il primo anno, dal delegato generale italiano Paolo Moretti.
Non si può dire che il suo debutto a capo della sezione parallela e ‘militante’ del Festival di Cannes non abbia personalità, vista la scelta di un regista dotato di una visione forte e, soprattutto, del coraggio di portarla fino in fondo. Le daim infatti si avventura spericolato nel territorio della pazzia sulle tracce di Georges (Dujardin), salito in macchina dopo essersi lasciato alle spalle il passato – e un matrimonio – per andare a recuperare il suo personalissimo sacro Graal : una giacca di daino con le frange. Per averla sborsa una fortuna, una volta conquistata la fa diventare il centro della sua vita: la ammira, ci parla, la riprende con una telecamera improvvisandosi regista e coinvolgendo nel suo assurdo progetto la cameriera Denise (Adèle Haenel), che gli confessa di dilettarsi col montaggio : “Ho rimontato Pulp Fiction in ordine cronologico”, gli spiega fiera.
Nel culto di ‘uno stile pazzesco’, i due diventeranno i Bonnie e Clyde del feticismo, impegnati in una caccia insensata e grottesca in cui può accadere che le vittime diventino carnefici, e viceversa. “Volevo fare un film grottesco, ridicolo su un uomo folle – conferma Dupieux, campione di nonsense e umorismo surreale, avvolto nella sua giacca acetata sul palco della Quinzaine – Da ragazzo avevo una magnifica giacca di daino che mi è stata rubata: questo spunto si adattava bene al mio desiderio di raccontare la storia di un folle sviluppando anche il tema dell’istinto animale”.
“Avevo una gran voglia di attraversare una zona psichiatrica – ha confessato Jean Dujardin, sulla cui strepitosa interpretazione, in tandem con Adèle Haenel, si regge Le daim – Quella della fuga è già una fantasia maschile importante, qui in più c’era l’ossessione. Mi fanno molto ridere le cose di cui sono capaci gli uomini soli: non è capitato a tutti di parlare da soli, di compiacerci esageratamente per qualcosa che abbiamo comprato ? Siamo tutti matti in qualche modo”.
Girato in cinque settimane con un budget di circa 3 milioni di euro, Le daim è anche un film nel film. “Ho cercato di evitare di cadere nella trappola della mise en abyme perché la trovo noiosa – ha detto il regista – ma è stato più forte di me. Ho pensato a me quindicenne, quando giravo degli horror nel bosco con i miei amici: questo film è anche un omaggio al ragazzo che ero”.
In un’intervista a ‘Nice-Matin’ il sindaco David Lisnard ha parlato del museo del cinema di cui si sta parlando in questi giorni, e che dopo il consiglio municipale, avrà il via libera per il lancio ufficiale. Con un altissimo livello di esigenze. “Sarà eccezionale oppure non si farà”, dice il sindaco. Il nome ufficiale è “Museo Internazionale del Cinema e del Festival di Cannes”
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Laura Delli Colli, presidente del SNGCI, e Franco Montini, presidente del SNCCI, hanno indirizzato una lettera a Aïda Belloulid, capo ufficio stampa del Festival, nella quale chiedono una soluzione per le prossime edizioni che consenta a tutti i membri della stampa di partecipare alle stesse proiezioni, com’è finora sempre accaduto
Il listino di True Colors ha conquistato i buyers al Festival di Cannes. L'horror girato in inglese In the Trap è stata una delle hit del mercato.Prevenduti anche i nuovi film di Ferzan Ozpetek e Mario Martone