L’immagine più glamour di Marilyn Monroe non è il celebre ritratto di Andy Warhol, ma il sensuale e sfavillante disegno eseguito da Silvano Campeggi, meglio conosciuto come Nano, per l’indimenticabile manifesto del film Quando la moglie è in vacanza. Del resto quello era il compito del manifesto cinematografico: attrarre immediatamente l’attenzione, evocare un’emozione, suscitare la curiosità di conoscere meglio il personaggio raffigurato e il film in questione. Nei casi più riusciti e, con Nano è sempre accaduto, il cartellone cinematografico ha rappresentato davvero una perfetta sintesi di arte e marketing.
Figura di spicco nel ristretto novero dei grandi cartellonisti, Nano è celebrato a Roma da un’affascinante mostra, visitabile fino a fine luglio, allestita presso La Vaccheria, una fattoria abbandonata alle porte dell’Eur che il IX Municipio ha recuperato e trasformato in uno spazio polivalente per eventi di vario tipo. La mostra, realizzata dal Centro Internazionale per l’Arte Antinoo e curata da Michele Amici, Laura Monachesi, Chiara e Massimo Domenicucci, è ricchissima di materiali, perché Nano, scomparso 95enne nel 2018, a differenza della stragrande maggioranza dei colleghi, ha avuto il merito e l’intuito di preservare testimonianze del proprio lavoro, raccogliendo non solo i manifesti ma anche i bozzetti e gli schizzi preparatori, che rappresentano il materiale più interessante e suggestivo. Gli ampi spazi de La Vaccheria hanno permesso agli organizzatori di esporre centinaia di pezzi, che raccontano come, per un lungo arco temporale, il manifesto cinematografico sia stato la massima e spesso unica fonte di informazione per il pubblico e l’elemento determinante per raggiungere il successo.
Non è un caso che, dopo aver realizzato il manifesto de Il principe e la ballerina per l’uscita italiana del film, Nano fu invitato ad Hollywood per incontrare Marilyn Monroe ed occuparsi del manifesto di Quando la moglie è in vacanza per il mercato internazionale. A quell’incontro la mostra romana dedica un’apposita sezione con una serie di ritratti della diva realizzati da Nano, dopo che Marilyn gli chiese candidamente: “Maestro, mi devo spogliare?”. Ma molti film americani devono il successo al nostro cartellonista: in Usa la partenza commerciale di Ben Hur si rivelò una delusione e così la Metro Goldwyn Mayer si convinse a ripensare la campagna promozionale rivolgendosi a Nano, che, sfidando i dubbi dei committenti, per il manifesto decise di puntare sulla rappresentazione dei cavalli, destinati a diventare nella memoria collettiva l’immagine simbolo del film. L’elenco dei titoli celeberrimi di cui Nano, autore di qualcosa come tremila manifesti, si è occupato è lunghissimo: Via col vento, Cantando sotto la pioggia, Quo Vadis? Casablanca, sempre con la capacità di fornire immagini che si ricordano più della trama del film stesso. E’ il caso della mano protesta verso gli spettatori di Natalie Wood nel poster di West Side Story o del volto di Leslie Caron che diventa il punto sopra la prima “i” di Gigi per il film di Vincent Minelli, perché un altro talento di Nano e di altri cartellonisti era proprio quello di utilizzare le lettere dei titoli come ulteriori elementi figurativi.
Per ciò che riguarda in particolare gli attori, la capacità del manifesto è stata quella di esaltarne il divismo, sottolineando per ciascuno una particolarità esemplare, come nella mostra di Nano, dimostrano i ritratti che raffigurano James Dean, Marlon Brando, Audrey Hepburn, Liz Taylor. Si tratta di qualcosa che travalica il fascino della fotografia e, adesso che il cartellonismo cinematografico è scomparso, sostituito dalla promozione in rete, rimanda ad un mondo mitico e leggendario. Vedere per credere.
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