L’aggregazione giovanile e le sue difficoltà in due corti di SIC@SIC

I corti 'Nero Argento' e 'Things that my best friend lost' si concentrano sul mondo dei writers e su quello dei rave

Nero argento

Il tema dell’aggregazione giovanile e delle sue difficoltà accomuna due dei corti presentati a Venezia nella selezione SIC@SIC, nata dalla collaborazione tra il Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani (SNCCI) e Cinecittà.

Si tratta di Nero Argento, di Francesco Manzato, e di Things that my best friend lost, di Marta Innocenti, incentrati rispettivamente sul mondo dei writers (nero e argento sono appunto i colori più frequenti tra quelli utilizzati dagli artisti di strada) e su quello dei rave.
Il primo è un film libero e anarchico, con venature horror, caratterizzato da erranze e corpi in movimento, raccontando la lunga giornata di un gruppo di amici alla ricerca di sé stessi e del proprio posto nel mondo.

Le suggestioni rimandano a tratti all’horror, dall’uso della handycam, come in Blair Witch Project, alla ferrovia, che ricorda atmosfere kinghiane, tra It e Stand by me, fino a un’oscura silhouette che potrebbe far pensare all’Uomo ombra di Ai confini della realtà.
“Ma i miei riferimenti – dice il regista – sono più autoriali, ad esempio il cinema di Apichatpong Weerasethakul, o Andrea Arnold. Volevo che fosse un film del tutto libero, che mi permettesse di sperimentare. C’è una fase di totale distorsione delle immagini, il coming of age, il documentario… e questo mondo adulto che incombe su questi ragazzi di cui non sappiamo nemmeno il nome”.

Indefinita e particolare anche la scansione del tempo: “Non c’è un giorno o una notte. Rappresento una fase della vita. I protagonisti sono veri writer e sono stati loro a portarmi le riprese sulla base delle quali io ho poi ricostruito le mie. Io stesso ero un writer, parlo di un mondo che conosco bene. E’ un modo di cercare un’identità societaria che supera il tuo nome sulla carta di identità. Un tag cos’è, se non un nome alternativo?”

Un palazzo in costruzione e un’oscura entità nell’ombra rappresentano la paura per l’arrivo dell’età adulta: “Ma se il passaggio lo si affronta insieme – dice Manzato – si è più forti. L’aggregazione giovanile purtroppo negli ultimi anni ha subito delle repressioni. Si pensi al Covid o alle limitazioni imposte ai rave”.

E curiosamente, proprio un cartello sul decreto “anti-rave” chiude il corto di Innocenti, che spiega “volevo che ci fosse anche un piano politico della narrazione. Con l’ampliamento della legge 633 si specifica che le sanzioni per chi organizza eventi di intrattenimento musicale non riguardano più solo il piano amministrativo, ma si passa al penale. I rave si fanno ancora, si faranno sempre, perché fare festa e ballare è un rituale antico, una condizione naturale dell’essere umano, ma oggi si rischia molto di più”.
Soprattutto, il rave diventa “il simbolo di un modo di fare intrattenimento che sia esente dal mondo del business. Si fa festa in maniera autogestita per stare insieme, non per monetizzare”.

Ma anche gli altri due piani narrativi del corto, in contrasto, sono interessanti. Da un lato ci sono le immagini della festa, il frastuono, dall’altro i messaggi Whatsapp quasi impercettibili di Andrea, amico storico della regista: “quei messaggi me li ha mandati davvero – racconta Innocenti – li ho recuperati per costruirci dietro la narrazione. E’ un grande organizzatore di questo tipo di eventi, mi invitava spesso, ma inizialmente non ci andavo, preferendo la musica rock. Poi ho capito che non c’è molta differenza: se la musica esce da un ampli o da un sintetizzatore, il punto è ritrovarsi insieme. Quindi ho deciso di seguirlo e di iniziare a filmare, solo per il piacere di farlo. Queste riprese precedono addirittura il Covid. Mettendo insieme le cose esce un quadro tragicomico: lui cerca di relazionarsi a una persona che non c’è. Anche lui lo vediamo solo alla fine, sono due fantasmi. E’ un grido nella notte. Una ricerca disperata di un’occasione di incontro in un mondo dominato da incomunicabilità e individualismo”.

autore
27 Agosto 2024

Venezia 81

play
Venezia 81

‘Familia’. Una storia che piomba nell’abisso prima della rinascita

La storia di Luigi Celeste e della sua famiglia per il secondo lungometraggio di finzione di Francesco Costabile

play
Venezia 81

‘Vermiglio’. Viaggio in un mondo antico, tra guerra e pace

Il film racconta dell’ultimo anno della Seconda guerra mondiale in una grande famiglia, e di come essa perda la pace,nel momento stesso in cui il mondo ritrova la propria

Venezia 81

Venezia a Roma, tanti film premiati nelle sale del Lazio

Una selezione di film presentati alla Mostra del cinema arriva nelle sale di Roma e del Lazio dal 19 settembre al 1° ottobre. Tra questi The Brutalist e Ainda Estou Aqui

Venezia 81

Giuseppe De Domenico: “Far parte della visione di Maura Delpero è stato qualcosa di unico”

L'attore è tra i protagonisti del film Vermiglio che ha conquistato il Leone D'Argento-Gran Premio della Giuria all'81esima Mostra del cinema di Venezia


Ultimi aggiornamenti