PESARO – Per una di quelle strane, toccanti coincidenze di cui la storia del cinema è lastricata, il pubblico di Piazza del Popolo a Pesaro ha applaudito ieri sera Eli Wallach, l’attore americano scomparso a New York all’età di 98 anni proprio in quelle stesse ore. La sua voce segnata dall’età era infatti risuonata nello splendido cortometraggio animato di John Canemaker, The Moon and the Son: An Imagined Conversation. Un piccolo film del 2006 arrivato a vincere l’Oscar per il miglior cortometraggio animato sbaragliando la concorrenza dei grandi studios, Pixar compresa: commovente e vibrante dialogo, del tutto immaginario, tra un figlio ormai adulto e il padre morto, stroncato da un ictus. Wallach, con notevole virtuosismo, dà la voce al padre, un immigrato calabrese che alterna broken english e dialetto. Arrivato in America 18enne, da un paesino sperduto, e completamente solo, coinvolto in loschi affari dalla mafia, incarcerato un paio di volte, la seconda per l’incendio doloso del suo albergo appiccato dalla malavita italo-americana per intascare l’assicurazione.
Nel cortometraggio il figlio, che ha la voce di John Turturro, cerca di comprendere la perenne rabbia esplosiva del genitore, la sua incapacità di dare al figlio un feedback positivo (ma lo aiutò a realizzare il suo primo lavoro di animazione), la profonda vergogna che provava lui da bambino per il fatto di avere un padre galeotto. “E’ stato un lavoro molto personale, che mi ha messo in gioco totalmente e mi ha portato anche a riscoprire le mie radici italiane”, ha spiegato il regista, sperimentatore e docente, esposto anche al MoMA, nato nel 1943. Che proprio durante un soggiorno in Italia, a Bellagio, sul Lago di Como, ha dato l’avvio alla produzione, andata avanti per cinque anni. Il film, che dura 28’, accosta fotografie e filmini familiari con disegni e animazioni dal tratto molto personale che permettono a John Canemaker (americanizzazione del nome italiano, Giovanni Cannizzaro jr.) di dare corpo a fantasie e fantasmi, facendo rivivere allo spettatore la sua infanzia e quella di suo padre, l’incontro e il matrimonio dei genitori, il processo, la malattia e la morte del vecchio uomo. Rivederlo a Pesaro è stato un ultimo, involontario omaggio al vecchio interprete dei film di Sergio Leone e Bruno Corbucci, che oggi tutti ricordano per Il buono, il brutto, il cattivo (che tornerà nelle sale, restaurato, il 17 luglio) e per la serie infinita di banditi, ladri e delinquenti che ha interpretato di qua e di là dall’Atlantico. E invece nella sua carriera c’è anche questo: con un Oscar alla carriera, arrivato nel 2010 a compensare una nomination mai arrivata. E con un piccolo film animato da Oscar.
John Canemaker giovedì 26 giugno alle ore 17, al Teatro Sperimentale di Pesaro, è atteso per una masterclass sull’animazione.
Il maestro georgiano Otar Iosseliani ha tenuto a Pesaro una lezione di cinema in cui ha mostrato una certa amarezza per la “tragica caduta di qualità e mancanza di pensiero del cinema contemporaneo in un mestiere che sta diventando sempre più piatto e pieno di cliché”. In questa intervista gli abbiamo chiesto di parlarci del suo rapporto con la censura e della possibilità di tornare a lavorare in Georgia: "Sarebbe immorale togliere finanziamenti ai giovani registi"
Il vincitore del Premio Lino Miccichè è l’indiano Liar’s Dice, opera prima di Geethu Mohandas, un road movie atipico nel quale madre e figlia intraprendono un difficile viaggio verso Nuova Delhi, in compagnia di un disertore dell’esercito che guida le due alla ricerca del padre scomparso. Gli spettatori della “piazza” hanno votato per il Premio del Pubblico I ponti di Sarajevo, film collettivo realizzato per commemorare i cento anni dallo scoppio della prima guerra mondiale con l’attentato all'Arciduca Francesco Ferdinando avvenuto nella città bosniaca
Il montatore Marco Spoletini e il musicista Daniele Sepe hanno collaborato a The Fall from Heaven di Ferit Karahan, due storie parallele tra il Kurdistan e Istanbul, in concorso a Pesaro
In concorso a Pesaro I resti di Bisanzio, che ci mette di fronte alla decadenza di una terra, alla non identità di personaggi e luoghi. Per l'artista, al suo primo lungometraggio: "Lo stereotipo del Salento ha prodotto danni irreparabili, questo territorio è stato completamente stravolto". E sulla possibilità di una distribuzione per il suo film: "E' un messaggio nella bottiglia, arriverà dove arriverà"