Il medesimo titolo, La vita davanti a sé, dell’opera dell’autore ebreo-lituano naturalizzato francese Romain Gary, per il film diretto da Edoardo Ponti e interpretato da sua madre, Sophia Loren: la vicenda letteraria (pubblicata nel ’75) narra di Momò (nel film, Ibrahima Gueye) bambino cresciuto da Madame Rosa in un appartamento del quartiere multietnico parigino di Belleville. La donna, un’anziana ebrea reduce dal campo di Auschwitz, si occupa di crescere i figli delle prostitute, che per legge non possono tenerli con sé. “Sono rimasta lontana dai set per un certo tempo, ma non me ne sono neanche accorta, forse avevo bisogno di riposare, di silenzio, di stare con i miei figli, perché non li ho visti molto crescere, quindi ho deciso, con loro, di vivere una vita di famiglia; però, quando Edoardo è arrivato con questa storia, che conoscevo già abbastanza bene, e mi ha intenerita moltissimo, ho voluto riprendere perché la storia valeva veramente la pena, per me, per la mia testa. Lo spettatore oggi ha bisogno di una bella storia, che rincuori; avendo una storia che mi piaceva moltissimo, ho finto di dimenticare che per anni non ho fatto un film: finalmente ho avuto la storia che avrei voluto fare”, dice Sophia Loren, a cui fa eco il figlio, Edoardo Ponti, che tiene a precisare: “Mia madre affronta un film con spontaneità e ansia, come fosse il primo, come fosse l’unico film della sua vita. Non ci sono parole per descrivere il nostro legame, la fiducia, la forza che ci diamo a vicenda. Mi commuovo sempre quando ne parlo”.
La storia adattata da Ponti – che dirige e co-sceneggia con Ugo Chiti – fa eco a quella dello scrittore, laddove Parigi è diventata Bari, e Madame Rosa – un tempo prostituita – è interpretata da Sophia Loren. “La cosa importante della location era che fosse una città crocevia di etnie, come Belleville, con un mosaico di religioni e culture; una città che fosse esteticamente calda, di luce e colori, ne volevo un range molto vivo e vitale per personaggi che vivono la vita pienamente, e Bari era giusta”, spiega Ponti, a cui fa seguito la madre: “Bari è stato un momento meraviglioso della mia vita, volevo fare il film a tutti i costi, con Edoardo ne abbiamo parlato ogni giorno e quando tutto è stato pronto per cominciare ero una donna felice. I silenzi, il tempo, il mare, la spiaggia: come Napoli, sempre nel mio cuore”.
Ponti poi continua, raccontando che: “L’adattamento è stato molto bello e difficile: difficile è sacrificare ma se non si sacrifica qualcosa non si può davvero arrivare al cuore e noi ci siamo concentrati sulla storia d’amore e amicizia e tutte le scene dovevano raccontare questa cosa. Di Ibrahima sono molto, molto fiero: sta in tutte le scene e con mia madre ha dovuto supportare tutto il film, con una passione e una serietà che non dimenticherò mai, quindi grazie Ibrahima e grazie mammina”.
La Madame della Loren è esitante nell’accettare di prendersi cura di Momò, irrequieto dodicenne di natali senegalesi, che però decide di tenere con sé, nonostante le importanti differenze: età, etnia, religione. Dal conflitto fiorisce un profondo affetto, la fiducia dell’amicizia, scoprendo l’affinità che nel profondo li connette, con un destino comune atto a cambiare per sempre le loro esistenze, infatti la signora Loren ne sottolinea: “Il messaggio della tolleranza, del perdono, dell’amore: tutti noi abbiamo il diritto di essere ascoltati, amati, se no è impossibile vivere e che i nostri sogni si realizzino”, come esprime l’essenza di una frase di Madame Rosa, “è proprio quando non ci credi più, che succedono le cose più belle”, che l’attrice commenta spiegando essere: “una frase a cui era molto attaccata mia madre, che con mio padre aveva avuto esperienze non molto belle: lei la diceva nei momenti in cui era molto giù di morale, e vedeva tutto nero”, e, rispondendo a chi, oltreoceano, parla già di Oscar per questo ruolo, risponde: “Il mio Oscar è lavorare a questo film, non ci voglio nemmeno pensare. Vedremo, vedremo”.
Laura Pausini, poi, interpreta il brano finale del film: “Laura ci ha proposto questa canzone: volevamo una cantante con le radici italiane, ma anche una voce internazionale, e non c’è dubbio che lei abbia anche il temperamento e il cuore giusti per questo tipo di messaggi”, aggiunge Ponti.
Prodotto da Palomar, La vita davanti a sé – con anche Renato Carpentieri e Massimiliano Rossi – viene distribuito su Netflix dal 13 novembre: “È stata una proposta di Edoardo, che con una bellissima sceneggiatura ci ha coinvolto nella produzione di questo film, di grandi emozioni: l’unico film in cui non sono mai andato sul set perché Sophia è una tale icona che avevo paura delle mie emozioni, e – Covid permettendo – vorrei uscisse per potermi inginocchiare a lei. Venendo da un romanzo, come Palomar abbiamo avuto facilità ad aderire e siamo molto soddisfatti: solidità e potenza nella regia di Edoardo Ponti, che è riuscito a trovare una cifra di equilibrio e emozioni che so aver suscitato lacrime e emozioni nelle visioni anticipate per la stampa, per noi una grandissima soddisfazione; siamo emozionati di fare, per la prima volta, un’operazione con Netflix, che credo darà soddisfazione in particolare e Edoardo e Sophia”, dichiara Carlo Degli Esposti.
Diretto da Bobby Farrelly, il film uscirà in streaming il 18 dicembre su Paramount+
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