‘La vita da grandi’: un fratello, una sorella e il coraggio di crescere insieme

Il film di Greta Scarano è in sala con 01 dal 3 aprile


Irene vive a Roma, lontana dalla città natale che ha lasciato anni prima. Quando sua madre le chiede di tornare a Rimini per occuparsi per qualche giorno del fratello maggiore Omar, Irene è riluttante. Omar è autistico, e lei ha sempre faticato a trovare un equilibrio nella loro relazione.

Al suo arrivo, però, Irene scopre che Omar ha già ben chiaro il suo futuro: non vuole dipendere da lei quando i loro genitori non ci saranno più. Ha sogni grandi e obiettivi precisi: vuole sposarsi, avere tre figli – perché tre è il numero perfetto – e diventare un rapper famoso. Ma prima di tutto, deve imparare a essere autonomo.

Così, tra momenti di complicità e inevitabili scontri, Irene e Omar intraprendono insieme un percorso intenso e commovente verso l’indipendenza di lui. Nella casa di famiglia, carica di ricordi, i due fratelli si confrontano con paure, desideri e vecchie ferite, scoprendo che crescere non è mai un viaggio solitario, ma un cammino da fare almeno in due.

La vita da grandi, di Greta Scarano, ispirato alla storia vera di Margherita e Damiano Tercon, da cui è tratto anche il libro ‘Mia sorella mi rompe le balle‘, è al Bif&st e in sala dal 3 aprile con 01.

Con Matilda De Angelis e, per la prima volta sullo schermo, Yuri Tuci, anche lui affetto da autismo. Scritto da Sofia Assirelli, Tieta Madia e Greta Scarano, il film è prodotto da Matteo Rovere e nasce dalla collaborazione tra Groenlandia, Halong e Rai Cinema, con il supporto di Netflix.

E’ un prodotto realizzato con il contributo della Regione Emilia-Romagna, attraverso l’Emilia-Romagna Film Commission, e con il sostegno del Comune di Rimini e resa possibile anche grazie al Fondo per lo sviluppo degli investimenti nel cinema e nell’audiovisivo.

Dice Scarano: “Ho scoperto questa storia durante il Covid vedendo il provino di Damiano, poi ho letto il libro che mi ha folgorata. Un viaggio all’interno di una famiglia con dinamiche relazionali interessanti. Ho nascosto in un cassetto il desiderio di fare la regista, cosa che volevo fare fin da ragazzina. Ho fatto un corto, e già questo mi ha fatto capire che rispetto a fare l’attrice è altra cosa. Comunque, era una storia che avrei voluto vedere da spettatrice. Si va molto oltre l’autismo, si parla di relazioni profonde, sentimenti, anche con una chiave leggera, ironica, ma nai superficiale, grazie alle caratteristiche dei protagonisti reali e degli attori che poi li hanno incarnati. Senza stereotipi, senza cliché. La scrittura è durata molto, ci abbiamo messo parecchio a trovare la quadra e il nucleo. Volevamo la storia di due fratelli che si scoprono a vicenda, scoprono le loro potenzialità oltre ai loro limiti”.

Commenta De Angelis: “E’ un rapporto che si evolve repentinamente. All’inizio non sono realmente fratelli, anche se sono nati sotto lo stesso tetto dagli stessi genitori. Ma devono ancora conoscersi, avere intimità, supportarsi, sperare il meglio l’uno per l’altra. Il film parla della scoperta del loro rapporto. Il punto di vista è inedito per la cinematografia, quello di una “sibling”, sorella di un disabile, costretta a mettere da parte la propria soggettività in virtù di un’oggettività più grande. Entrambi soffrono, ma riescono poi a colmare i vuoti l’uno dell’altro. Mi sono parzialmente ritrovata in quanto sorella maggiore”.

Tuci prosegue: “Entrare nel personaggio è stato semplice, data la grande sensibilità che mi rappresenta. Non credo tanto al concetto di limite. Dove gli altri vedono problemi io vedo opportunità di maturare, crescere, far percepire al mondo che noi nonostante tutto esistiamo, senza buonismi, pietismi, etichettature. Sono cose che aborriamo”.

Prende poi la parola proprio Damiano: “E’ stata una sorpresa. Chi avrebbe mai pensato che il nostro libro finisse nelle mani di personaggi tanto famosi e di diventare un film? Non credevo nemmeno che si potesse trasformare in una pellicola. E’ la mia storia, è stata una cosa che mi ha colpito profondamente. E’ un film “importantissimissimissimo”. Vederlo è un obbligo”.

Fa eco Margherita: “Tutto è partito da un messaggio su Instagram: ‘Sono Greta, sono un’attrice, ho letto il libro. Qualcuno ha già pensato di farci un film?’. Sembrava uno scherzo, ma abbiamo risposto perché l’idea ci pareva interessante. Il film è effettivamente molto emozionante, ma è importante anche per la comunità. Noi facciamo un sacco di video che parlano di siblings e autismo. Tante famiglie ci hanno mandato testimonianze. Non si tratta di raccontare solo due fratelli ma tanti fratelli e tante famiglie che non hanno voce o latro modo di essere rappresentate. Troppo spesso, nella rappresentazione, si mette in primo piano l’autismo rispetto alla persona. Inoltre c’è la tematica del fratello o della sorella “invisibile”. Il fratello non problematico, che viene messo in secondo piano rispetto all’autistico, che magari è dotato anche di un certo carisma. Anche questo è un tema che spesso scompare. Irene è una vita, con la sua personalità, e poi anche “la sorella”, ma non solo quello”.

Commenta Matteo Rovere di Groenlandia: “Greta è un talento e fucina di storie. Quando andiamo a pranzo propone un pitch a portata. Abbiamo prima lavorato sul testo e poi abbiamo fatto tanto casting. Cercavamo proprio Yuri e non lo sapevamo. In questo momento il mondo va in modo complicato. C’è bisogno di fermarsi un attimo e raccontare famiglie e sentimenti”.

Concorde anche Paolo Del Brocco per Rai Cinema: “Il messaggio del film è perfetto per la Rai ed è universale. Il film è pronto da un po’ ma lo abbiamo fatto maturare, probabilmente il momento giusto è proprio questo. Ci crediamo così tanto che lo abbiamo programmato anche per la distribuzione internazionale”.

De Angelis canta, cosa che le capita spesso nelle sue interpretazioni: “Ho studiato musica fin da piccola – dice – mi accompagna sempre. Qui la canzone rappresenta il rapporto tra Greta e il fratello, una canzone di Jannacci, che sembra leggera ma ha strati profondi e realizza la parte più spettacolare di questa intensa costruzione. Lui era il cantautore degli ultimi dei ‘misfits'”.

Ma come si decifrano, registicamente, i codici della gestualità di una persona autistica?

Risponde ancora Scarano: “Pur avendo studiato molto la messa in scena mi sono resa conto solo a posteriori che un certo linguaggio in questa regia parlava così proprio perché si parla di autismo. I miei riferimenti visivi prima di girare erano differenti da quelli che ho avuto in passato. Ho rivisto Rimini di Seidl e ho iniziato a interiorizzarlo. Ma prima non ero portata ai movimenti di macchina, alla camera a mano… sono elementi venuti fuori proprio grazie al tema del film. Da attrice, ho cercato di mettermi nei panni dei colleghi, volevo sapere cosa dovesse fare ciascun personaggio prima degli attori, in modo che loro fossero sicuri e non dovessero preoccuparsi di questo genere di cose lungo la scena”.

Ancora Tuci: “Non so perché non riuscissero a trovare un attore autistico. Avevo uno spettacolo autobiografico e grazie al trailer sono stato scelto. Solo dopo ho conosciuto Matilda, non sapevo nemmeno esattamente cosa avesse fatto come attrice. Damiano è divertente e simpatico, oltre ad essere autistico come me, ma lui guida, io no”.

Il film parla anche di felicità. De Angelis dichiara: “Sto sempre attenta a quello che può rendermi o meno felice. Non penso di essere cambiata da quando ero bambina. Ma a un certo punto entriamo in un loop di performance della vita per cui quello che dobbiamo fare sovrasta quello che vogliamo. Ogni tanto, però, bisogna fermarsi e dare spazio e attività a quello che ci rende felici, come se fosse uno sport”.

Damiano, dal canto suo, conferma “Yuri mi è piaciuto “tantissimissimo”, anzi “troppissimissimo”. Continuerò sempre a cantare, non smetterò mai e inciderò tantissimi album, e vorrei andare a gareggiare a San Remo tutti gli altri, cercando di fare l’esatto contrario dei Jalisse. E cerco sempre una fidanzata”.

Ricorda che c’è un secondo libro fuori: ‘L’imprevisto di diventare adulti’, e infine intona, con voce da tenore, seguendo Mozart “MIA SORELLA MI ROMPE LE PALLE!”, e chiude la conferenza tra mille applausi.

 

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28 Marzo 2025

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