La tartaruga rossa e l’inesorabile ciclo della vita

In anteprima nazionale alla Festa di Roma la poetica pellicola d’animazione presentata allo scorso Festival di Cannes, La tartaruga rossa di Michael Dudok de Wi. Un film che vanta l’inusuale collabora


Nella sezione di Roma “Tutti ne parlano”, riservata a quei titoli che arrivano alla Festa dopo un sorprendente esordio internazionale, la poetica pellicola d’animazione già presentata allo scorso Festival di Cannes, La tartaruga rossa di Michael Dudok de Wit, già autore dei due corti The Monk and the Fish e Father and Daughter che hanno ottenuto rispettivamente un Cesar più una candidatura all’Oscar il primo, e un Oscar il secondo. Il film, nelle sale italiane nel 2017 con BIM, vanta l’inusuale collaborazione produttiva con lo Studio Ghibli, un incontro sorprendente e singolare, come racconta il  regista: “Ho ricevuto una lettera del tutto inaspettata da parte dello Studio Ghibli, con la quale mi dicevano di aver apprezzato il mio Father and Daughter  e mi chiedevano se volessi fare un lungometraggio con loro. Sono rimasto letteralmente scioccato, anche perché di norma lo Studio non lavora con registi non giapponesi. Era un’idea rischiosa e ambiziosa per entrambe le parti, anche se condividiamo una sensibilità comune, soprattutto nei confronti della natura per cui anch’io nutro un rispetto profondo”. Importante per il regista il confronto continuo con Isao Takahata, uno dei produttori dello Studio, una persona che non esita a definire al tempo stesso speciale, modesta e discreta. “Io e Takahata ci siamo capiti molto bene e da subito. Inoltre, lui si è sforzato più volte di mettersi nei miei panni e questo ci ha permesso di lavorare in grande sintonia. Quando si lavora molto strettamente su un progetto comune, ci vuole una grande condivisione – di gusti, di ambienti, di simboli-  altrimenti il percorso diventa lungo e pieno di conflitti”. 
  
Protagonista del film un naufrago che arriva su un’isola tropicale deserta, popolata solo da tartarughe, granchi e volatili di ogni genere. “Il naufragio è un tema che da sempre esercita su di me un grande fascino, anche se è già stato usato in molti film, spiega il regista. In qualche modo rappresenta un archetipo. Non volevo tanto raccontare di come il naufrago riesca a sopravvivere, ma esprimere il rispetto profondo nei confronti della natura e della vita. Il naufrago all’inizio lotta contro la natura, vorrebbe a tutti i costi tornare a casa, poi gradualmente la accetta fino a rendersi conto che lui stesso è natura”. A cambiare radicalmente il suo rapporto con la purezza e la semplicità della vita l’incontro con una grande tartaruga rossa, creatura degli oceani imponente e rispettata, che rappresenta l’elemento di mistero che interviene per impedire la fuga del protagonista. “C’è qualcosa di profondamente commovente in una tartaruga che lascia la dimensione dell’infinito, del mare cui appartiene, per approdare su una spiaggia a depositare le uova. E lo fa con un’enorme fatica, con uno sforzo così grande che mi lascia da sempre in uno stato di commozione profonda. La tartaruga ha in sé qualcosa di misterioso, e anche se sono una persona molto concreta non ho mai smesso di sorprendermi dei misteri che mi circondano, dalla legge di gravità all’enigma dell’amore, al mistero dell’esistenza”. Attraverso la tartaruga vengono raccontate le grandi tappe della vita di un essere umano. Una creatura che appare  vicina all’immortalità e fa, quindi, inesorabilmente riflettere sull’umana paura della morte. Il tempo è circolare, le generazioni si susseguono ripetendo gli stessi gesti e gli stessi errori.  Anche la morte stessa è una realtà che irrompe temuta ma inesorabile. Mostrando eppure, con la sua presenza, che siamo pura vita e non abbiamo bisogno di apporci ad essa.  

Ad accompagnare le immagini del film un’evocativa colonna sonora composta Laurent Perez del Mar che riesce a mettere in risalto la naturalezza contemplativa del silenzio e dei rumori della natura che fanno da unica cornice a un film del tutto privo di dialoghi eppure così loquace.

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22 Ottobre 2016

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