“La promozione all’estero è l’humus che permette a chi ha i diritti, produttori e distributori, di fare business”. Lo dichiara Roberto Cicutto, Presidente di Cinecittà Luce, tra i relatori del convegno Cinema: La sfida dei mercati esteri che si è svolto al Lido di Venezia, nel contesto della 68ma Mostra del Cinema. “Come ha dimostrato il tax credit – continua il Presidente -investire un euro oggi porta a guadagnarne tre domani. Spero che il governo lo capisca e non tenga questi soldi in un cassetto. Sarebbe un errore politico, come lo è stato l’abolizione dell’ICE. Non si tratta solo del cinema, ma dell’esportare il Made in Italy in un contesto che avvantaggi tutti i settori. Proprio grazie all’ICE, a giugno, abbiamo potuto portare il cinema italiano a Beverly Hills, mettendolo in mostra in un contesto, a Rodeo Drive, dove esponevano vari settori dell’industria, dalle calzature, alle biciclette, alle auto. Noi avevamo il cinema e l’audiovisivo, che di solito con mio grande dispiacere non compare mai nei panel degli incontri di Confindustria, e penso sia importante farlo anche puntando su nuovi attori, non solo sulle consolidate immagini di Sofia Loren o Claudia Cardinale. Non solo: ci vuole qualcuno che costantemente, e non solo durante i 15 giorni di festival, si impegni per mantenere i film a disposizione dei buyer, con assistenza costante verso il mercato. Chiaro che attività del genere non si possono finanziare se non con la stretta collaborazione fra istituzioni: Cinecittà Luce, MiBAC, ANICA, ma anche, ad esempio, il Ministero dello Sviluppo Economico”.
Moltissimi i temi trattati dai presenti, tra cui Giampaolo Letta, Vice Presidente Vicario ANICA e AD di Medusa, che con Cicutto ha introdotto, Paolo Del Brocco, AD di RaiCinema, Sergio Munaò, Responsabile Eventi Lancia e product placement FIAT, Cristina Cavaliere, esperta di vendite internazionali e piattaforme di distribuzione digitale, Gianluca Curti di Minerva Pictures e Stefano Boeri, Assessore Cultura, Moda e Design del Comune di Milano, con delega a Expo 2015.
E’ Francesca Medolago Albani, Studi Sviluppo e Relazioni Associative ANICA, a fornire i dati su cui le riflessioni nel convegno si basano. La ricerca dello scorso anno presentata a Venezia riportava un valore stimato di fatturato da estero, con riferimento al trienno 2006-2008, di circa 26 milioni di euro, per i titoli ‘current’, ovvero realizzati in quel trienno. Nel biennio 2009-2010, con margine dovuto al fatto che lo sfruttamento è ancora in corso, la cifra è grossomodo la stessa. C’è stato dunque un incremento, ma non particolarmente incisivo, anche perché le vendite estere sono concentrate su pochi titoli, acquisiti in basa alla notorietà degli autori o alla partecipazione e ai premi vinti nei festival internazionali. Cosa si può fare per migliorare?
Del Brocco e Letta, tra i primi a intervenire, concordano su un punto: il prodotto va pensato, ab origine, come vendibile all’estero. “L’Italia – dice Del Brocco – non è solo ‘Sole, cuore e amore’ come recitava un adagio di qualche anno fa. Abbiamo la storia, la cultura, la moda. Pensate a Il diavolo veste Prada, quanto può aver contribuito alla diffusione di un marchio italiano. Oppure alla Venezia di The Tourist“.
Letta entra ancor più nello specifico: “Ci siamo spesso concentrati sui problemi nazionali e questo ha influito sulla produzione cinematografica commenta ora bisogna guardare fuori, non solo realizzando progetti pensati dall’inizio per essere venduti all’estero, come ad esempio Baarìa o i prossimi Castellitto e Bertolucci, ma anche mettendo il naso fuori, proponendoci come investitori per film di interesse internazionale. Altre declinazioni di questa tendenza possono essere il This Must Be the Place di Sorrentino, capitale italiano ma internazionale per cast, lingua, location e impianto, oppure i film di Muccino, regista prestato agli USA che seguiamo in questa avventura. E ancora Somewhere di Sofia Coppola, vincitore del Leone d’oro lo scorso anno o il prossimo Bop Decameron di Woody Allen. Questi ultimi, tra l’altro, sono girati in Italia. Attrarre autori e capitali esteri è fondamentale, e gli incentivi fiscali in questo ci aiutano. Serve anche a far conoscere il nostro cinema, oltre che a promuovere il territorio e creare posti di lavoro. Stando da noi, gli autori stranieri imparano e studiano la nostra cinematografia, e restano spesso impressionati dall’efficienza degli studi e dei tecnici, oltre che dalla bellezza delle location. Ma c’è una cosa ancora più importante conclude Letta fare sistema. Gli scarsi mezzi che abbiamo a disposizione ci spingono a un individualismo personale, o aziendale, che non ci aiuta”.
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