La Palma d’Oro è nelle mani di Nanni Moretti. Il Festival di Cannes 2001 si conclude parlando italiano. Con frasi semplici e commosse. Quelle di Moretti che, uno a uno, pronuncia i nomi propri di tutte le persone che hanno realizzato, insieme a lui, un film che oggi entra di diritto nella Storia del cinema.
La stanza del figlio ci ha concesso lacrime e gioia. Che si uniscono all’ovazione della sala alla consegna di un Premio internazionale, ambito forse anche più dell’Oscar. Perché più lunga la lista dei concorrenti al titolo e più esigente il gusto dei giurati.
Tanto che nel suo discorso ufficiale la Presidente di quest’anno, Liv Ullmann, non ha mancato di sottolineare il clima acceso e diviso attraverso il quale si è arrivati alla consegna dei premi.
Qualche indiscrezione era filtrata durante il pomeriggio. Le parole di Ullmann sono una conferma. E il suo volto austero non nasconde una certa freddezza, accompagnata dal silenzio sulla scelta dei film della selezione uffuciale e dall’unico ringraziamento andato a Francis Ford Coppola per il suo Apocalypse Now, presentato fuori concorso.
Voti unanimi solo per Isabelle Huppert, miglior attrice. Battaglia invece divisa tra due fronti: La pianista e La stanza del figlio.
La vittoria di quest’ultimo, forse, rispettando lo “stile Moretti”, non poteva non concedere anche qualche sponda polemica.
Subito dopo l’annuncio della Presidente Liv Ullmann, salendo sul palco, Moretti riusciva comunque a stento a contenere la propria felicità. E si è sciolto in un largo sorriso prendendo dalle mani di Melanie Griffith e Antonio Banderas il premio assegnato al vincitore assoluto.
Al di là delle polemiche, per La stanza del figlio si è sempre parlato di una svolta. Ebbene, comunque, è arrivata. Il cinema italiano l’attendeva dal 1978, l’anno dell’Albero degli zoccoli di Ermanno Olmi. Preceduto solo nell’edizione precedente dal massimo riconoscimento del Festival attribuito a Padre Padrone dei Taviani.
Attendendo il prossimo anno, intanto, ci godiamo un piccolo bis già nel 2001, grazie al premio alla migliore sceneggiatura assegnato a No man’s land da Danis Tanovic. Una pellicola prodotta da Fabrica, in collaborazione con Rai Cinema, rivelatasi la vera sorpresa del Festival, un riconoscimento era in qualche modo previsto. Ed e’ arrivato nelle mani del regista bosniaco da una commossa Chiara Mastroianni.
Escluso dalla Palma d’Oro, La pianista diretto da Michael Haneke ha comunque ottenuto il bottino più ricco della 53esima edizione del Festival: il Grand Prix e due premi assegnati al miglior attore e alla migliore attrice. Ritirando il Grand Prix, dalle mani di Laetitia Casta e Emir Kusturica, Haneke ha voluto ringraziare, oltre ai produttori che hanno permesso la realizzazione del film, soprattutto la moglie che lo ha sopportato durante il lavoro.
Quasi scontato, oltre che umanime, il riconoscimento a Isabelle Huppert, già premiata nel 1978 per l’interpretazione di Violette Nozière, la cui bravura continua a fare seguaci sulla Croisette. Un po’ meno quello al giovane coprotagonista Benoît Magimel, che, completamente a digiuno di musica, vede così premiato il suo sforzo di applicazione al pianoforte.
L’applauditissima Jodie Foster, esibendo un perfetto francese, ha consegnato il premio alla regia assegnato dalla giuria ex aequo a David Lynch (per Mulholland Drive) e Joel Coen (per The Man Who Wasn’t There, realizzato insieme al fratello).
A completare il Palmares 2001: la Camera d’Oro andata Atanarjuta The Fast Runner, opera prima del canadese inuit Zacharias Kunuk. La giuria dei cortometraggi, presieduta da Eric Zonca, ha assegnato il premio speciale a Daddy’s Girl di Irvine Allan, mentre la Palma d’Oro della categoria che – come ricorda l’elegantissima madrina Tilda Swinton – è “comunque una Palma d’Oro”, è andata a Bean Cake dell’americano David Greenspan. Ci si permetta una chiusura in perfetto strapaese: la serata è stata aperta da Pizza passionata diretto da Kari Juusonen, vincitore del Grand Prix dei cortometraggi d’animazione. La scheda biografica del regista consegnata dal Festival non riporta la sua nazionalità. Ma il suo titolo è davvero tutto un programma per festeggiare un Festival vinto da un italiano.
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