La parodia del 3D apre Venezia (con polemiche)


VENEZIA –  Singolare preapertura per la 68ma Mostra del Cinema, affidata quest’anno alla commedia Box Office 3D – Il film dei film scritta, diretta e interpretata da Ezio Greggio, affiancato da un cast di grandi nomi tra cui quelli di Anna Falchi, Antonello Fassari, Biagio Izzo e Giorgia Wurth, con i prestigiosi cameo di Gigi Proietti e Gina Lollobrigida. Sembra l’essenza del cinema italiano, ma il film, improntato alla parodia, si basa soprattutto su mini prese in giro di blockbuster americani. “E’ lo star system USA che prendiamo di mira – dice Greggio – perché spesso porta a un cinema un po’ troppo vuoto e zeppo di effetti speciali, mentre in Italia abbiamo grandi registi. Io adoro il cinema italiano, Olmi, Moretti, Benigni… non mi veniva proprio di prenderli per i fondelli. Anzi, ho voluto dimostrare che era possibile fare un salto qualitativo: ecco dunque l’introduzione della stereoscopia, che ho cercato però di rendere gradevole. Mi ha fatto piacere constatare che in sala nessuno si è sfilato gli occhialini”, dice lo showman. E Marco Mueller, a chi aveva contestato la scelta del festival, replica seccamente: “La commedia l’avevamo già sdoganata e poi come potevamo non avere il primo film italiano in 3D?”.

Certo è che la Sala Grande del Palazzo del Cinema, dove si è svolta l’anteprima “mondiale” (ma senza sottotitoli in inglese) del film che uscirà il 9 settembre con Moviemax in 300 e più copie, recentemente rinnovata e proprio in quest’occasione presentata al pubblico dopo i lavori, era colma. Le file per ottenere un accredito erano notevoli già dalle prime ore del pomeriggio, e fare tutto seguendo i tempi non è stata impresa facile. In un certo senso, la proiezione è stata una sorta di prova generale per le tecnologie della Sala, dove non mancheranno, nei dodici giorni del festival, le proiezioni con gli occhialetti del 3D.

 

Quanto alla pellicola, dalle tecniche di ripresa avanzate ma dall’umorismo un po’ retrò, mette alla berlina i più grandi successi delle scorse stagioni: Il codice Da Vinci, Il Gladiatore, Harry Potter, Il Signore degli Anelli e perfino il kolossal che ha rilanciato il 3D al cinema, l’immenso Avatar di James Cameron. “Il produttore Guglielmo Marchetti si è fatto venire i capelli bianchi – racconta ancora Greggio – specie quando ha sentito che volevo rifare Avatar. Del resto con ciascuna di quelle scenografie avremmo potuto realizzare una pellicola. Ma è stato proprio Marchetti a convincermi che il film dovevo dirigerlo io. Fare il regista è faticoso! Io ci tengo alla commedia, tanto che ho fondato il festival di Montecarlo che le è dedicato, e sono contento di constatare che anche Venezia si sta aprendo al genere. Essere qui, con tutti i crismi, è il sogno di tutti quelli che fanno il mio mestiere. Così come mi sembra impossibile che, nel 2011, Ezio Greggio sia riuscito a girare una scena con Gina Lollobrigida”.

C’è pure qualche riferimento all’attualità, come una battuta sul “bunga bunga” e un accenno agli Stati Disuniti d’Italia, nonché un logo Fetusa che fa sorridere chi conosce il mondo della distribuzione. “Con Medusa ho fatto tanti film – risponde l’autore – e quello era un gioco fra di noi che già esisteva, mentre la battuta sul ‘bunga bunga’ mi è venuta spontanea. Del resto Berlusconi è allenato a prendersi frecciate da Striscia la Notizia. Quello è un programma che facciamo perché l’Italia ce lo chiede e gli ascolti ci danno ragione. Non ci siamo mai censurati, sono le notizie del giorno a fare il programma e chi c’è, c’è…Bersani, Bossi o Silvio”. E anche Marco Mueller, aggiungiamo noi, visto che il direttore di Venezia ebbe anche lui la visita del Tapiro. Anzi, la leggenda metropolitana vuole che proprio da lì sia nato il rapporto inatteso tra i due… “Del resto – prosegue Greggio – il Cavaliere si incazza molto di più quando lo becchiamo con tampone per il fondotinta che quando lo pizzichiamo sull’argomento ‘tasse’. Credo che abbiamo un record di denunce e querele, ma di solito le vinciamo, anche perché quelli che ci citano vanno in galera prima di noi. Ma per cambiare l’Italia non basterebbe la bacchetta magica di Harry Potter, ne servirebbe una fabbrica!”.

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30 Agosto 2011

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