Non siamo abituati ad ammetterlo, ma sono giorni difficili per i Marvel Studios. L’ultimo capitolo di Ant-man – ora al cinema – rappresenta il primo rallentamento nei piani della grande saga supereroistica, giunta con questo titolo alla quinta fase. Ant-man and the Wasp: Quantumania è stato bocciato da parte della critica e del pubblico, peggior punteggio per Marvel nell’aggregatore di recensioni Rotten Tomatoes. L’ultimo successo dell’MCU – il Marvel Cinematic Universe guidato da Kevin Feige – è altrove, in Wakanda e in streaming.
Tra il 30 gennaio e l’1 febbraio, gli abbonati statunitensi a Disney+ hanno riprodotto Black Panther: Wakanda Forever un totale di 2.269 miliardi di minuti. Dati importanti, che confermano il coinvolgimento ancora vivo dei fan e invitano i Marvel Studios a riflessioni differenti, legate alla ragione che spinge gli spettatori a investire tempo e interesse in una storia.
Ant-man and the Wasp: Quantumania non è un film qualsiasi nell’economia generale del Marvel Cinematic Universe. Si tratta del primo titolo della fase cinque, grado zero del grande scontro che culminerà nel 2025 in Avengers: The Kang Dinasty. Il nuovo villain, “Kang il conquistatore”, è presentato nel film dopo essere apparso una sola altra volta nella serie Loki. Nel film, Jonathan Majors inizia la lenta e progressiva costruzione del “nuovo Thanos”, erede del villain sconfitto in Endgame. Nonostante questo, o in virtù di, il film è stato descritto come “pieno, rumoroso e completamente privo di ispirazione” (Manohla Dargis, The New York Times). Un epulogo inatteso per un personaggio e una trilogia fino a qui segnata dalla familiarità delle avventure e l’aspetto domestico dei suoi ambienti.
Le premesse di Blackpanther: Wakanda Forever, sequel di uno dei film più amati dell’MCU, sono diverse, volendo opposte. Dopo la morte dell’interprete protagonista, il compianto Chadwick Boseman, scomparso nel 2020, gli Studios hanno deciso di raccontare la scomparsa di “Re T’Challa”, trasformando la pellicola in una rielaborazione del lutto che omaggia l’attore e chiama i comprimari a una difficile eredità.
Indipendentemente dal giudizio qualitativo, Blackpanther: Wakanda Forever è una storia compiuta in sé, giudicabile dallo spettatore in autonomia dal peso sull’intera saga. Il legame con l’attore e il personaggio – “T’Challa” e Boseman sono comunque al centro, anche solo in forma di ricordo – guida il coinvolgimento dello spettatore, rapito su un livello emotivo che fa la fortuna del film.
Ant-man non è mai stato Blackpanther, e i risultati collezionati dai rispettivi film hanno sempre raccontato apprezzamenti differenti, ora molto evidenti. Ma l’esordio della fase 5 e di Kang aveva precise responsabilità e altrettante ambizioni: fornire le promesse per il futuro degli Avengers.
L’attenzione al personaggio, costretta dal delicato e non previsto passaggio di consegne in Blackpanter: Wakanda Forever, ricorda che sacrificare i singoli eroi in nome di un quadro più grande, di un’avventura sempre in arrivo ma mai davvero raggiunta – ossia tutto ciò che identifica l’MCU e ne ha garantito il successo – potrebbe non essere più il futuro di questo universo.
Il successo del primo Blackpanther (tre premi Oscar nel 2019), era figlio del legame tra pubblico e film, divenuto simbolo delle lotte contro ogni razzismo. Blackpanter è uno degli ultimi titoli dell’MCU di cui si è potuto, e voluto, parlare come elemento autosufficiente, vicinissimo ai fatti Avengers ma autonomo. In alcune scuole elementari degli USA a maggioranza studenti neri si entrava pronunciando “Wakanda Forever”, perché il film forniva caratteri identificabili, riproducibili. Qualcosa che restasse allo spettatore, e che non fosse solo una promessa sul futuro.
Con l’espansione attuata nel 2021 con le serie TV Marvel e l’avvento di nuovi eroi, la tenuta del progetto richiede un’attenzione differente, e proprio nei diversi responsi di pubblico tra Blackpanther: Wakanda forever e Ant-man and the Wasp: Qunantumania potrebbe celarsi una risposta.
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