‘La Lupa’ di Lattuada torna in Venezia Classici, scelto da Tavernier

Il regista Leone d'oro ha voluto inserirlo - unico titolo italiano - nella carta bianca dei suoi "film della vita"


Nella sezione Venezia Classici, la Cineteca Nazionale in collaborazione con Lucana Film Commission porta il restauro de La Lupa di Alberto Lattuada. Ma non è “un classico come gli altri”: a sceglierlo, infatti, è stato il Leone d’oro Bertrand Tavernier, che ha voluto inserirlo – unico titolo italiano – nella carta bianca dei suoi “film della vita”. Segno tangibile di come questo film, all’epoca trascurato o stroncato dalla stampa italiana (troppo poco neorealista per la critica di sinistra, troppo sensuale per quella di destra), abbia invece lasciato il segno con i suoi accesi toni mélo, fino a prendersi oggi una autentica rivincita.

A presentare l’evento, nella Sala Tropicana dell’Hotel Excelsior presso l’Italian Pavilion, sono intervenuti Paride Leporace, direttore di Lucana Film Commission, Alberto Versace, presidente dell’associazione Sensi Contemporanei per la promozione e diffusione dell’arte contemporanea e la valorizzazione di contesti architettonici e urbanistici nelle Regioni del Sud d’Italia, ed Emiliano Monreale, conservatore della Cineteca Nazionale CSC.

“E’ stato il primo grande film girato im Lucania – ha detto Leporace – ha un valore storico e filologico, oltre che affettivo, è stato girato con grande partecipazione da parte della popolazione dei ‘sassi’. Tavernier lo ha scelto in quanto film di rottura, alla critica francese era piaciuto molto più che alla nostra”.

“Il progetto – spiega Versace – è parte di un discorso più ampio legato alla preservazione del patrimonio audiovisivo lucano, c’è in ballo anche una mostra sul pre-cinema con recupero di materiali dalla cineteca lucana. Il traguardo è previsto per il 2019. Sono iniziative che servono ai giovani per imparare dal passato e i più grandi per rendersi conto che non avevano sbagliato proprio tutto”.

“C’era stato un ballottaggio di film – chiude Monreale – e io speravo che fosse proprio questo a essere scelto per il restauro perché ci regala un lato particolarmente selvaggio e naturale di Lattuada, un regista assolutamente da rivalutare che i ragazzi di 20 anni rischiano di non conoscere. Abbiamo trovato tanto materiale interessante, tra cui una scena inedita che abbiamo caricato sul sito della Cineteca e la sceneggiatura manoscritta su cui Lattuada lavorava, con tanto di appunti e schizzi. Era un architetto e con il disegno si regolava per poter piazzare le macchine da presa dell’epoca, pesanti e ingombranti, sul terreno non facile di Matera. Ci sono anche degli scatti, non solo di quello che accade su schermo ma anche di quello che accade fuori. Un ritratto eccezionale della Matera dei sassi e della miseria”. 

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06 Settembre 2015

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