Torna nelle sale italiane dal 3 marzo La grande illusione, il capolavoro pacifista di Jean Renoir. In occasione del centenario dello scoppio della Grande Guerra, la Cineteca di Bologna porta in 70 sale italiane il restauro realizzato dal laboratorio L’Immagine Ritrovata in versione originale francese con sottotitoli italiani.
“Ho realizzato La grande illusione perché sono pacifista”. Era il 1937 quando Jean Renoir riuniva icone del cinema come Jean Gabin, Erich von Stroheim e Dita Parlo, per il capolavoro che i nazisti avrebbero voluto distruggere, che Goebbels considerava “nemico cinematografico nr 1” e che sarebbe stato martoriato e boicottato per decenni. “Per lungo tempo – scrive Renoir – si è rappresentato il pacifista come un uomo dai capelli lunghi, dai pantaloni sgualciti, il quale, appollaiato su una cassa di sapone, profetizzava senza tregua le calamità che sarebbero sopraggiunte e cadeva nell’angoscia alla vista di un’uniforme. I personaggi della Grande illusione non appartengono a questa categoria. Essi sono l’esatta replica di quel che noi eravamo, noi, la Classe 1914. Perché ero ufficiale durante la guerra e ho conservato un vivo ricordo dei miei compagni. Non eravamo animati da alcun odio contro i nostri avversari. Erano dei buoni tedeschi come noi eravamo dei buoni francesi… Sono convinto di lavorare a un ideale di progresso umano presentando sullo schermo la verità non mascherata. Attraverso il ritratto di uomini che compiono il loro dovere, secondo le leggi della società, nel quadro delle istituzioni stabilite, credo di aver portato il mio umile contributo alla pace del mondo”.
Una vicenda, quella della Grande illusione, piena di traversie, fino all’attuale restauro, nato da una collaborazione tra Studio Canal e la Cinémathèque de Toulouse, e realizzato dal laboratorio L’Immagine Ritrovata della Cineteca di Bologna. Parte dal castello di Haut-Kœnigsbourg (magnifica location alsaziana) per giungere dopo trent’anni a Tolosa. Tra le due tappe francesi, quante vicissitudini ha dovuto subire il film di Jean Renoir. La grande illusione venne presentato alla Mostra del Cinema di Venezia nel 1937 e Renoir vinse il Premio per il miglior complesso artistico. Uscì quindi subito in Francia, subendo diversi tagli: in particolare vennero eliminati i riferimenti alle malattie veneree dei militari, mentre il film verrà vietato del tutto nella Francia occupata. Vietato nella Germania nazista, in Italia Mussolini non lo volle e sarebbe uscito solo nel 1947 (con tre passaggi di censura, l’ultimo dei quali firmato da Giulio Andreotti). Alla fine della seconda guerra mondiale, La grande illusione tornò in sala in Francia, ma il personaggio della contadina tedesca interpretato da Dita Parlo venne decisamente ridimensionato. Nel 1958 La grande illusione uscì nuovamente con un montaggio dello stesso Renoir il più possibile fedele all’originale, ma sarà solo dopo il ritrovamento del negativo originale che il film potrà essere rimontato esattamente com’era: il negativo originale era infatti sparito da Parigi durante l’occupazione nazista e portato a Berlino, da dove venne prelevato dai sovietici che lo portarono a Mosca. Grazie ai buoni rapporti instaurati tra la Cineteca di Tolosa e quella di Mosca è stato possibile (cosa non così scontata in piena Guerra Fredda) riportare il negativo in Europa Occidentale (in cambio di un film della serie 007 dato invece a Mosca).
Un film da salvare nell’Arca di Noè come ebbe a dire Orson Welles: “Se dovessi scegliere un solo film da portare sulla mia Arca di Noè, da salvare per la posterità, sarebbe sicuramente La grande illusione”.
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