“La Gomera”, Porumboiu riscrive il noir fischiando

Il regista di A est di Bucarest sperimenta nuovi codici linguistici e punta alla Palma


CANNES – E’ iniziata fischiettando la conferenza stampa di La Gomera, il film con cui il rumeno Corneliu Porumboiu approda per la prima volta in concorso al Festival di Cannes dopo essersi fatto notare alla Quinzaine des Realisateurs (con A est di Bucarest) e aver partecipato due volte al Certain Regard. Il suo salto di qualità nella competizione principale coincide con un cambio di rotta nel suo cinema, con un’evoluzione linguistica ben rappresentata dalla scelta dell’idioma che fa da motore alla storia. E’ il Silbo, un linguaggio ancestrale fatto di fischi modulati con cui si esprimono – tra gli altri – gli abitanti di La Gomera, Isola delle Canarie. E’ lì che viene portato Cristi (Vlad Ivanov), imperturabile poliziotto corrotto intercettato dai suoi colleghi (con pedinamenti e telecamere di sorveglianza) e dai trafficanti di droga che vogliono usarlo per liberare un mafioso. Ad agire su di lui è Gilda (Catrinel Marlon), femme fatale che lo conduce in un ingranaggio noir e lo introduce alla lingua segreta dei fischi. Per impararla, gli attori hanno intrapreso un lungo processo di apprendimento – che ha incluso anche delle lezioni via skype – di cui hanno mostrato i frutti sullo schermo e, appunto, in conferenza stampa.

“Tutto è nato 10 anni fa, quando ero in vacanza in Francia e ho visto un reportage televisivo sulla lingua dei fischi – ha spiegato il regista – Non la conoscevo, mi ha intrigato e ho iniziato a documentarmi per costruirci un film intorno. Le prime versioni della sceneggiatura non mi convincevano, quindi mi sono dedicato a The Treasure e poi sono tornato su questa storia”. Che compie una ricerca linguistica non solo intorno al linguaggio in codice (fischiato) grazie al quale i criminali comunicano con Cristi senza essere capiti, ma anche nella costruzione stessa del film, che si allontana dallo stile minimalista e molto verbale dei precedenti di Porumboiu, pur conservandone l’ironia. Ne La Gomera le immagini, i suoni e la musica prendono il sopravvento sulla parola, si stratificano e dialogano tra loro fino a comporre un sofisticato noir che gioca sullo sguardo – e i ribaltamenti tra chi controlla e chi è controllato – e sulla comunicazione non verbale. Fatta, appunto, anche di fischi. “Non è stato facile, avevo sempre fatto film con molti dialoghi, mentre stavolta ho lavorato sul ritmo puntando molto sulla musica, soprattutto in fase di montaggio”, ha confessato Porumboiu. Che ha disseminato il suo film di citazioni e riferimenti  – da Psycho a La conversazione, passando per Il grande sonno, La fiamma del peccato e Notorious – e di generi : “Ho lavorato molto sul western classico, sulla commedia e sul poliziesco. Il nome della protagonista femminile, Gilda, non è certo casuale”.

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19 Maggio 2019

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