La giornata del ministro al Lido inizia alle 11 del mattino, sulla terrazza dell’Excelsior. L’amico Claudio Sorrentino, intensa voce di Mel Gibson e John Travolta, l’ha convinto a fondare una nuova scuola di cinema, non un Centro sperimentale due ma un’accademia dei mestieri dove si imparerà tutto, dai costumi al trucco, dal casting al catering. Sarà Arcus a finanziarla ma i ragazzi che la frequenteranno non dovranno pagare un centesimo. L’entusiasta Sorrentino la presenta con uno slogan “FAME: saranno famosi o faranno la fame?”. Il ministro sorride e ricorda un altro amico, Eugenio Barba, che iniziò da carpentiere per diventare un guru indiscusso del teatro di ricerca. Ma già la piccola delegazione si muove compatta verso il Casinò per visitare lo stand sopraelevato della Bottega dei mestieri del cinema. Lì li aspetta una dimostrazione pratica (e spassosa) sui prodigi del doppiaggio: in napoletano Titanic diventa una sceneggiata mentre Il Gladiatore rifatto dal capo di gabinetto resta pur sempre emozionante. S’imparerà alla Bottega, che nascerà a Roma, tra novembre e dicembre, col beneplacito della Regione Lazio.
La giornata va avanti, sotto il sole di settembre. Alle due, dopo una breve colazione privata, Buttiglione è già pronto a inaugurare lo spazio CinemaIncontri: attorno al tavolo, nel giardino mediterraneo di geranei e aranci, siedono i vertici del cinema pubblico al completo. Carlo Fuscagni e Alessandro Usai per Cinecittà Holding, Giovanni Galoppi e Adriana Chiesa per AIP, Croff e Müller in visita. L’ospite d’onore è Dante Ferretti, simbolo di un cinema italiano che si afferma nel mondo ma resta legato alle radici (sono marchigiano, puntualizza). “È lui l’uomo che ha il potere qui a Venezia”, scherza Buttiglione. E torna sulle polemiche recenti che vorrebbero un Leone obbligato alla squadra di casa: “Nessuno dica che il ministro ha fatto pressioni per un film italiano, anche se è lecito e giusto che un ministro italiano, anzi un qualsiasi italiano, faccia il tifo per il cinema nazionale”. Mentre Marco Müller, sostenitore dell’internazionalizzazione, è convinto che la nuova legge possa riportare a lavorare in Italia artigiani di altissimo livello come Ferretti o Pietro Scalia, che da anni Hollywood ci ha sottratto. Certe produzioni (Il nome della rosa o Gangs of New York) hanno infatti costi insostenibili per il nostro mercato.
Carenza di risorse si respirava anche alla tappa successiva della visita: il lancio del nuovo Palazzo del cinema, ospitato dalla terrazza dell’Industry Office. Il progetto vincitore, quello dello studio 5 + 1 Rudy Ricciotti avrà un costo di 100 milioni di euro che il presidente della Biennale vorrebbe veder arrivare anche dai privati considerando la nuova struttura un centro congressi multifunzionale che potrebbe lavorare tutto l’anno e quindi creare business. Per Buttiglione è un’ipotesi di futuro in una città come Venezia, che Ezra Pound definiva “riflesso dell’ombra della gloria di Dio”. Ma nel futuro si allungano altre ombre, Roma e Milano. “Roma annuisce il ministro vuole lanciare una nuova iniziativa, ne ho parlato con Marrazzo e ne parlerò con Veltroni. Milano, col Mifed, ha una grande tradizione, Venezia infine non potrà non avere una funzione di assoluto rilievo. Dovranno tutte e tre fare sistema con un progetto per il cinema italiano che valorizzi al massimo le sinergie e le risorse”. Massimo Cacciari, scettico sui finanziamenti perché in politica occorre fare delle scelte e non ci sono soldi per tutto, è polemico sulle sinergie: “perché quelle iniziative sono già partite senza coinvolgere né la Biennale né il Comune di Venezia”.
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