La fiaba di Daldry tra le discariche e le favelas di Rio

Una storia di amicizia, solidarietà, coraggio e giustizia quella che il regista inglese racconta in Trash, tratto dall’omonimo romanzo di avventure young adult di Andy Mulligan


ROMA. Una storia di amicizia, solidarietà, coraggio e giustizia quella che racconta Trash del regista Stephen Daldry (Billy Elliot, The Reader, Molto forte, incredibilmente vicino) che di nuovo attinge alla narrativa, questa volta all’omonimo romanzo di avventure per adolescenti (young adult) di Andy Mulligan, autore anche di libri per l’infanzia. A differenza del libro ambientato nel quartiere-discarica di Behala, in una città non precisata del Terzo Mondo, Daldry ha trasferito la vicenda tra le favelas e le montagne d’immondizia di un Brasile prossimo alle Olimpiadi.

E proprio in una discarica di rifiuti, dove Rafael e Gardo ogni giorno si guadagnano la giornata, i due ragazzini poverissimi trovano un portafoglio ‘bollente’ per il quale la polizia è disposta a pagare una bella somma di real pur di entrane in possesso. Gli intraprendenti Rafael e Gardo, dopo aver coinvolto l’amico Rato – tutti e tre interpretati da talentuosi attori non professionisti – decidono di scoprire l’importante segreto che quell’oggetto trovato per caso nasconde. Un’avventura che li porta a conoscere gli abusi e le violenze dei poliziotti corrotti, a spericolate fughe e spettacolari corse senza fiato. Per fortuna ad aiutarli nell’impresa più grande di loro, perché un enorme scandalo politico è in agguato, c’è una coppia di missionari americani che opera nella loro favela, il disilluso Padre Julliard (Martin Sheen) e la sua giovane assistente Olivia (Rooney Mara).

Trash è un fiaba, un film d’avventure e d’azione basato sull’esperienza vissuta dello scrittore Mulligan in diversi paesi, in particolare il Brasile – spiega Daldry – E abbiamo scelto questa location dove il nostro progetto ha incontrato l’energia straordinaria e la speranza dei giovani con i quali abbiamo cominciato a fare dei workshop. Un ottimismo che è celebrato dal film stesso”.
Il romanzo è stato letto e opzionato, prima ancora della sua pubblicazione, da uno dei produttori del film, Kris Thykier, e per lo sceneggiatore Richard Curtis (Il diario di Bridget Jones, Quattro matrimoni e un funerale) è un bellissimo libro ricco di inseguimenti, scritto in prima persona, caratteristica che il film ha mantenuto quando i ragazzini parlano davanti alla videocamera.

“Io e Richard abbiamo costruito una struttura nella quale questi ragazzi potessero fiorire, portando nella storia qualcosa di se stessi – dice il regista inglese – Tutto l’umorismo che percepiamo è il loro, così come il senso di moralità e giustizia sociale, e la fede in un Brasile diverso di cui il film ci parla. Oltre ad essere il nostro film, abbiamo voluto appartenesse a questi ragazzi”. Non interpretatelo come un film che vuole cambiare il mondo o che vuole incidere nel processo elettorale in corso nel paese, avverte ancora Daldry. Povertà, corruzione, violenza della polizia sono tematiche già trattate e ben narrate dai cineasti brasiliani. Trash è semplicemente una fiaba nella quale i protagonisti superano difficoltà enormi.

Il film (in Concorso nella sezione Alice nella cittàè stato girato durante il periodo delle proteste di piazza che hanno scandito il Brasile prima delle Olimpiadi. La troupe ha trascorso molto tempo nella discarica di Gramacho, dove era in funzione un sistema molto organizzato di riciclaggio, e operava un sindacato dei raccoglitori. Una volta che la discarica è stata chiusa, quelle persone sono state assunte per costruirne una apposita per il film, utilizzando rifiuti non tossici. Così come è stata ricreata una favela di palafitte sul modello di una esistente fuori San Paolo. E’ stata anche l’occasione ricorda il produttore per girare un documentario sui raccoglitori di rifiuti e sul loro riuso.

Al Festival di Roma ci sono anche, un po’ emozionati, i tre giovani interpreti (Rickson Tevez, Luis Eduardo e Gabriel Weinstein) che raccontano di aver vissuto la loro avventura cinematografica  con un mix di orgoglio, felicità e incredulità. Per l’attrice Rooney Mara (Social Network, Millennium – Uomini che odiano le donne) la sfida più impegnativa è stata la barriera linguistica con i ragazzi, sfida che l’ha costretta a costruire un modo speciale di comunicare che paradossalmente ha aiutato il loro rapporto.
In sala dal 27 novembre distribuito da Universal, il film è uscito in Brasile la scorsa settimana. “Il pubblico brasiliano tende a considerare la storia come buffa e comica, quasi si trattasse di una commedia o di una celebrazione dell’audacia. Gli spettatori si divertono molto con i dialoghi dei ragazzi, il loro slang li fa ridere”.

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18 Ottobre 2014

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