Esce in sala il 23 marzo, distribuito da P.F.A. Films e Cooperativa Cinema Mundi, 2028: La Ragazza Trovata Nella Spazzatura di Michal Krzywicki (anche interprete), con Dagmara Brodziak, film polacco vincitore dell’ultimo Fantafestival.
Il film, co-finanziato dall’Istituto Cinematografico Polacco, è una interessante miscela di fanta-satira e romanticismo.
Verrà presentato in anteprima al Nuovo Cinema Aquila di Roma (gestito dalla stessa cooperativa Cinema Mundi) sabato 18 marzo alle ore 21.00 e al termine della proiezione si terrà un incontro con il cast: il regista e protagonista Michael Krzywicki, la protagonista e sceneggiatrice Dagmara Brodziak e la produttrice Natalia Bednarska risponderanno alle domande del pubblico.
Seguirà nel foyer del cinema un concerto acustico folk/jazz di Marta Pytel e Iga: due artiste provenienti stilisticamente da mondi diversi, ognuna unica nel suo genere, si uniscono per una serata in acustico con un mix di brani inediti e le grandi canzoni della musica pop, arrangiati con un tocco folk jazz. Le due voci, chitarra e violino creeranno lo spazio per la riflessione dopo la visione del film.
Oltre al Fantafestival, la pellicola ha vinto il premio per il Miglior Film Sci-fi al Cinequest San Jose Film Festival 2022 ed è stata nominata come Miglior Film Fantasy Sci-fi al Burbank International Film Festival 2022.
Ma di cosa parla, esattamente?
L’ex attivista sociale Simon Hertz annuncia online che vuole suicidarsi e che il suicidio sarà trasmesso live sul suo canale streaming durante la note di Capodanno 2028/2029. Un’ultima dichiarazione contro il Governo Polacco e la schiavitù di degli automi ormai diffusa nel Paese.
Il giorno prima di quello designato, però, Simon trova una ragazza-schiava nella spazzatura.
Blue è considerata una pericolosa fuggitiva, ma, in realtà, anche dopo che il suo collare viene rimosso, risulta essere un’anima indifesa e innocua, una creatura gentile che vuole riscoprire nuovamente la bellezza dell’umanità, come se fosse una bambina, anche se non ricorda nulla del suo passato.
Attraverso una trama tutto sommato semplice, il film riesce a raccontare una storia che ci ricorda la necessità di lottare per ciò che riteniamo importante anche nei momenti più difficili. Quanto è facile incolpare gli altri e dimenticarsi della propria umanità, quando ci sentiamo spalleggiati da chi governa?
Nelle mani di Krzywicki, questa storia diventa anche una riflessione su un’Europa (da cui il sottotitolo/tagline, L’Amore alla fine dell’Europa) sempre più chiusa che porta le persone al confine della loro umanità: “Deve vincere l’amore – dice il regista – questi sentimenti positivi ci fanno entrare in empatia con il mondo. La speranza la coltivano i protagonisti, a prescindere dal mondo esterno. Volevamo mostrare un mondo distopico ma distante da Orwell, in cui i protagonisti non sono ancora stati schiacciati mentalmente, possono ancora scegliere la loro accezione di libertà. Abbiamo lasciato un filo di luce che ognuno può interpretare come vuole. Non è una speranza propriamente chiara ma lascia uno spazio. Simon vive nel suo mondo, ma trovando la ragazza riesce a vedere un mondo diverso, la speranza è dove vogliamo vedere delle piccole cose che possiamo cambiare. Se cambiamo il modo di vedere le cose il mondo apparirà più colorato”.
Brodziak commenta: “avevo questa idea da tempo. Quando il mondo esterno sembra un nemico bisogna rivolgersi al nostro piccolo mondo interiore. Non è importante il mondo in cui vivi, ma il mondo che vive in te, devi essere capace di curarlo ed esporlo. Questo è quello che ci salverà. Nonostante un sistema oppressivo, i protagonisti scelgono la fuga ed era una scelta propriamente loro, il sistema non li ha influenzati mentalmente”.
Il film funziona anche grazie alla bravura degli interpreti e al modo in cui caratterizzano i personaggi, anche fisicamente. Brodziak, che interpreta Blue, racconta: “Blue è una tabula rasa, non capisce niente. Lo si vede nel corpo e negli occhi. Chiaramente c’era questa testa rasata ed è stata per me la chiave per entrare all’interno del personaggio. E’ un modo totale per depersonalizzarsi, spogliarsi della femminilità e di ogni attributo che ci caratterizza. e che di solito cerchiamo di sottolineare. Era difficile tornare in me quando si spegnevano le telecamere, dovevo ricostruire da capo la mia personalità e ricercare i miei frammenti di femminilità. Mi ha fatto capire che non c’entra il colore dei capelli o altro, è questione di come siamo fatti noi. Ho avuto due coach: un ballerino di danza giapponese, su cuoi abbiamo costruito le movenze degli automi, e una maestra di meditazione, che mi aiutava per gli aspetti mentali. Quando Blue ricominciava a sentire qualcosa, la coach mi aiutava a capire come attraversarli”.
Specificamente sul personaggio di Simon, dice Krzywicki: “Di base è un uomo “libero”, ma gli serviva qualcuno che gli mostra che vale la pena vivere. Il mondo attorno a noi esiste, ma noi dobbiamo focalizzarci su quello che vogliamo”.
L’idea del film, prosegue Brodziak “non aveva specificamente finalità politiche. Sono venute fuori durante lo sviluppo”. “Abbiamo pensato piuttosto – fa eco il regista – alla divisione della popolazione. Si odia troppo facilmente qualcuno che la pensa diversamente da noi, o che è da un’altra parte della barricata”.
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