Che sono amati dal pubblico lo si vede subito durante l’interminabile red carpet della Festa di Roma tra selfie, strette di mano, abbracci, autografi per non parlare dei tanti applausi durante l’incontro con il pubblico che comincia con ben mezz’ora di ritardo. Paola Cortellesi e Carlo Verdone tornano insieme su un palco, era già avvenuto all’ultimo Festival del cinema europeo di Lecce, per raccontare se stessi e il loro cinema, mentre scorrono alcuni spezzoni dei loro film più famosi.Insieme hanno lavorato in Sotto una buona stella (2014).
“Ho scoperto Verdone a casa, con i suoi personaggi visti e rivisti in tv, era diventato uno di famiglia. Sul set è un regista molto serio, scientifico, sa bene cosa vuole, anche se un terzo del film è improvvisato”, dice la Cortellesi. Lui l’ha scoperta al cinema e in tv come attrice comica, brillante e anche drammatica, “è dirompente, abbiamo la stessa ironia e c’è una grande sintonia tra noi”.
Entrambi sono d’accordo che la commedia ha un valore terapeutico, ma deve essere intelligente, cioè far divertire e nel contempo riflettere. Peccato che i grandi festival la trascurino. “E’ sempre stato così, ma ci sono festival minori che le ospitano, quest’anno ho girato l’Europa presentando alcuni miei lavori”, racconta Verdone.
Per la Cortellesi molti confondono la leggerezza, che è un veicolo straordinario, con la superficialità: “Amo i grandi cineasti della commedia, Germi, Scola, Comencini che hanno narrato temi drammaticissimi”. Lui aggiunge “La commedia li ha raccontati meglio dei film drammatici”.
E non si sente in alcun modo erede di Alberto Sordi, un grande attore unico e inimitabile. “I miei modelli sono i caratteristi degli anni ’50 e ’60 come i fratelli Mario e Mimmo Carotenuto, Carletto Romano, Leopoldo Trieste al quale mi sono ispirato per Furio di Bianco, rosso e Verdone, in particolare un suo personaggio de Lo sceicco bianco. Del resto per i miei film ho voluto caratteristi come la Sora Lella (Elena Fabrizi) e Mario Brega”.
In attesa di vederlo al fianco di Antonio Albanese in L’abbiamo fatta grossa, in sala a fine gennaio, l’attore e regista romano anticipa solo che “si tratta di una commedia pura, con una chiave differente, ma nel finale c’è una bella sorpresa”. La Cortellesi la vedremo presto a novembre, accanto a Rocco Papaleo, in Gli ultimi saranno ultimi di Massimiliano Bruno.
Il caso vuole che, in contemporanea con questo incontro, in un’altra sala dell’Auditorium viene proiettata una versione lunga de La grande bellezza, con alcune scene tagliate interpretate da Verdone. “Mi sono sentito benissimo quando Sorrentino mi ha chiamato. Una boccata d’ossigeno dopo quasi 40 anni di commedia ci voleva. Lo confesso, mi piacerebbe tanto interpretare un ruolo drammatico”. Siamo proprio curiosi di vederlo.
Mercoledì 18 novembre alla Casa del Cinema Giancarlo De Cataldo e Mario Sesti, insieme a Giorgio Gosetti, analizzeranno alcune scene del maestro del brivido. A introdurre l'incontro l'attore Pino Calabrese
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Cercando la grande bellezza di Gianluca Jodice, presentato alla Festa del Cinema di Roma, in cinque capitoli cerca di ricostruire, in un impossibile tentativo tra l’ambizione sistematica e il piacere del frammento, il modo di pensare e di fare il cinema di Sorrentino. “Rinuncio alla trama – dice Sorrentino nella lunga intervista al centro del film – per esigenza di realismo, anche se fin troppo spesso mi danno del ‘grottesco’. Non mi offendo ma non mi ci riconosco. Invece io racconto proprio la vite, e nella vita non c’è trama. Rifuggo tutto ciò che non ha a che fare con le emozioni”