La star televisiva, il chirurgo, lo sponsor del programma tv, il produttore, l’operaio, la suora, il paparazzo e una clinica ottocentesca, molto austriaca, di chirurgia estetica nel bel mezzo delle Alpi. Sono loro i personaggi, o meglio le caricature di Il volto di un’altra di Pappi Corsicato, il secondo titolo italiano in concorso al Festival di Roma. “Mi piace divertirmi quando realizzo un film e spero che anche gli spettatori si divertano dopo aver visto Il volto di un’altra“, dice il regista napoletano del film che verrà distribuito a febbraio da Officine UBU. Non si è divertito invece chi all’anticipata stampa ha gridato a fine proiezione “buffoni, così ammazzate il cinema italiano”, in controtendenza rispetto ad alcuni applausi.
Il volto di un’altra (R&C produzioni e Rai Cinema) vuole essere una commedia brillante e grottesca, un po’ sopra le righe e un po’ kitsch, che si prende gioco facilmente della televisione e del mondo della finzione con le sue maschere, spesso modellate dal bisturi. Un palcoscenico a cui oggi tutti, come protagonisti o come semplici comparse, aspirano e non vogliono assolutamente rinunciare, perché quel che conta è apparire.
Bella (Laura Chiatti) è la stupenda e rampante conduttrice di un programma televisivo sulla chirurgia estetica insieme a suo marito René (Alessandro Preziosi), un medico che esegue in diretta i suoi interventi. Dopo il successo del programma, arrivano il calo degli ascolti e la decisione dello sponsor e del produttore di trovare un nuovo volto. Bella infuriata lascia lo studio tv, ma sulla strada di casa il destino si accanisce contro di lei. Ha un brutto incidente d’auto, ma quello che sembra la fine di una fortunata carriera, si trasforma in un’occasione per rilanciare la propria immagine e l’audience del programma. A patto di sottoporsi a un impegnativo intervento chirurgico del marito che ricostruisca un nuovo volto in diretta televisiva.
Finale volutamente aperto, giocato sul dubbio. “Non sappiamo se Bella si redime e si trasforma in una santa dopo l’apparizione del cerbiatto – commenta Corsicato – Oppure diventa più stronza di prima e ancora più decisa a raggiungere in tutti modi il suo obiettivo”.
Laura Chiatti propende per la seconda possibilità. “Bella è una donna ambiziosa e un po’ pirandelliana, gioca con la propria faccia ed è contaminata dal mondo in cui vive. Sul finale ci sembra confusa come se volesse riscattarsi, ma alla fine si accetta per quello che è”. E l’attrice ammette di essersi per la prima volta messa in gioco con un personaggio che “ha richiesto una recitazione realistica ma antinaturalistica”.
E il bel René, il chirurgo estetico così curato nell’aspetto e nel fisico? “Fa parte di quella categoria di pseudo dottori, spesso abbronzati, fighi e affascinanti”, risponde l’autore. Per Alessandro Preziosi “René è un interessante contrappunto all’universo femminile, con il quale è in contrasto perché lui per tutti è il marito di Bella, il riflesso di lei”.
Accanto a Lino Guanciale, nella parte dell’operaio, troviamo Iaia Forte che, nei panni della suora infermiera, si è divertita a interpretare un personaggio cattivissimo: “Apparentemente dovrebbe essere il garante di una certa etica e invece ruba e corrompe i clienti della clinica”.
La vicenda ha come sfondo le montagne e i boschi del Sud Tirolo-Alto Adige. “Volevo realizzare un film gotico, tant’è che all’inizio avevo cercato un castello dove ambientare la clinica. Questo paesaggio ha posti magici dove si respira un’aria da favola. E poi i suoi abitanti talvolta vestono i costumi di un tempo, un aspetto questo che si accordava con un film che si presenta in fondo come un ballo in maschera”, spiega il regista.
E ammette che un servizio fotografico di moda, voluto qualche anno fa da Franca Sozzani, direttrice di ‘Vogue Italia’, ha rappresentato un riferimento estetico forte. E quegli inserti in bianco e nero? “Puro gioco, ma anche un modo per ricordare che ci stiamo muovendo in un mondo di finzione”.
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