L’uomo col microfono


S. Loren, L. BersaniAl Lido è un giorno di gloria per cronisti e reporter (a tutti gli effetti coprotagonisti del festival) con il ricordo di Lello Bersani, L’uomo col microfono. Un documentario reso possibile dall’inedita collaborazione tra i due grandi avversari dell’industria cinematografica italiana, Rai Cinema e Medusa. Giancarlo Leone e Giampaolo Letta si sono ritrovati seduti uno accanto all’altro in Sala Perla come coproduttori del film di montaggio realizzato da Antonello Sarno sul telecronista dalla voce roca scomparso a novembre del 2002. Mentre Laura Delli Colli, presidente del SNGCI, ha scelto proprio questa mattinata di affettuose nostalgie per consegnare un Premio Bianchi giustamente collettivo a sei “maestri” della critica e del giornalismo: Natalia Aspesi e Lietta Tornabuoni, Gian Luigi Rondi, Callisto Cosulich, Morando Morandini e Tullio Kezich, unico assente, giustificato da un’indisposizione.

R. Benigni, L. BersaniBreve commozione, come si conviene a chi ha l’abitudine di scappare a scrivere il pezzo, e subito dopo sono partite le immagini del film di Sarno, che fu collega di Bersani quando il re dei telecronisti passò dalla Rai a Mediaset. Antonello, già autore di un tributo ad Alberto Sordi, ha lasciato che a parlare fossero i “servizi” di Bersani (comprese gaffe e fuori onda): intervistatore capace di cogliere un divo in pochi minuti. A Totò riusciva a strappare una gag sulla malattia che gli aveva tolto la vista, alla Loren in vestaglia e spettinata un commento sull’Oscar appena annunciato, a Winston Curchill un Viva l’Italia! per i microfoni della radio, dove cominciò la sua carriera come reporter politico. Con una singolare miscela di entusiasmo mitigato dall’ironia, il giornalista che dava del tu ad Alberto Sordi e cenava con Anna Magnani riuscì ad inventare un mestiere fatto di pettegolezzi, whisky e notti insonni, senza rinunciare a buffi stratagemmi: come quando mise un microfono sotto la sabbia della spiaggia dell’Excelsior per captare una conversazione di Churchill, ma si ritrovò con un insignificante commento sul tempo. 

A ricordare Lello nel documentario ci sono tante testimonianze, tra cui quelle di Elsa Martinelli, Vincenzo Mollica, Tullio Kezich, Paolo Bonolis, Maurizio Costanzo, Pietro Garinei. Tutti lo apprezzavano e si guadagnò sul campo persino un’imitazione di Alighiero Noschese, che l’aveva ribattezzato il “disgraziere” perché, quando conduceva il Tg1, collezionava brutte notizie. Ai grandi festival, Cannes e Venezia, amava gli arrivi e le partenze, una specialità apparentemente frivola ma che spesso dà il polso del glamour e misura la temperatura divistica.

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05 Settembre 2005

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