L’orgasmo di Fassbender, come in “Cabiria”


VENEZIA – “Dal primo momento che l’abbiamo visto, abbiamo subito capito che a Terraferma di Crialese avremmo dato un premio – dichiara il Presidente di Giuria di Venezia 68 Darren Aronofsky – si trattava solo di capire quale premio era il più adatto”. E il verdetto è stato: Premio Speciale della Giuria. Aronofsy risponde così a una domanda “scomoda” su un chiacchierato “tira e molla” che avrebbe visto il regista nostrano e Roman Polanski, a secco di premi per il suo applaudito Carnage, contendersi l’ambito riconoscimento.

Aronofsky aggiunge poi, che “il fatto che nel film ci siano implicazioni politiche, ha avuto certamente il suo peso, così come la straordinaria recitazione di Filippo Pucillo“. Il giovane attore-pescatore è emozionatissimo e si limita a ringraziare. “Io penso che il mio film parli dell’esigenza dell’uomo di viaggiare per evolversi – dice ancora Crialese – non mi piace il termine ‘emigrazione’. A Venezia mi sento a casa, mi ha sempre portato fortuna”, aggiunge, riferendosi al Leone d’Argento nel 2006 per Nuovomondo. “E stavolta davvero non mi aspettavo il premio, tanto che ero partito per Lampedusa. Ora ho voglia di festeggiare”.

L’altro italiano del palmarès è Guido Lombardi, regista di Là-bas Educazione Criminale, che ha appena trovato in Cinecittà Luce un distributore, e che viene premiato con il Leone del Futuro, per opere prime. “Il film – racconta il regista – nasce dalla mia esperienza come cameraman. Nel 2004 ho conosciuto quelli che sarebbero diventati i miei protagonisti, africani di Napoli che organizzavano feste e mi ingaggiavano per filmarle. Sono loro che mi hanno raccontato le prime storie sulla criminalità in cui la loro comunità era coinvolta. Nel 2006 il primo racconto, poi nel 2008 la strage di Castelvolturno, non potevamo non parlarne. Credo che sarà distribuito così com’è, 90% inglese e francese e un po’ di napoletano. La particolarità del mio film sta proprio nel fatto che non c’è un personaggio europeo con cui identificarsi”.

Italia a parte, c’è molto Oriente: dal Premio Marcello Mastroianni per attori emergenti ai protagonisti di Himizu (ma in conferenza c’è il regista Sion Sono), alla Coppa Volpi per la miglior interpretazione femminile a Deanie Yip, per Tao jie (A Simple Life) di Ann Hui. E naturalmente il Leone d’Argento a sorpresa: Ren Shan Ren Hai (People Mountain People Sea) di Cai Shangjun, che dichiara: “Sono sorpreso ed emozionato. Vedo questo riconoscimento come un incoraggiamento per il cinema cinese”. Questa vittoria lo metterà al riparo da eventuali problemi con le autorità.

Mattatore della serata è pero il “bello e bravo” Michael Fassbender, vincitore della Coppa Volpi per la miglior interpretazione maschile per il suo disperato erotomane compulsivo dello Shame di Steve McQueen: “McQueen mi ha cambiato la vita nel 2007 – dichiara l’attore – dandomi l’opportunità di emergere con Hunger. Lui mette su schermo le cose che alla gente non piace vedere, e a maggior ragione la reazione positiva nei confronti di Shame mi rende felice, vuol dire che il film è stato accolto con entusiasmo ed apertura mentale. Quando Steve me ne parlò nel 2008, ero già certo che avrei fatto bene ad accettare”.

“Un orgasmo come quello di Michael alla fine di Shame – dice Aronofsky – non lo vedevo dai tempi di Cabiria. Lui e McQueen ci hanno sconvolti!” E si arriva così al protagonista assoluto della serata: il Leone d’oro Aleksandr Sokurov e al suo Faust, reinterpretazione dell’opera goethiana che ha esaltato la giuria oltre che molti critici e spettatori del festival. “Sono venuto a Venezia – dice il maestro – per far vedere il film. Per me è una questione di principio. Un film deve essere visto, è questo l’inizio della sua vita. E poi, incredibilmente, siamo stati capiti. Non accade spesso”. Molti sono i temi che Sokurov affronta nel breve tempo a sua disposizione: “Ringrazio Aronofsky per aver compiuto la fatica di comprendere la mia opera. Non è facile comprendere il valore del lavoro di un’altra persona. Io ho sempre pensato che il sistema ‘concorso’, in un grande festival, sia superato. Un festival dovrebbe essere una mostra del cinema e dell’arte, non una fiera delle vanità. Ma so che i giornalisti, e la tv, non lo accetterebbero mai. Ma vi prego di credermi, a volte la minoranza ha ragione”.

 

Sokurov molto insiste sulla necessità che lo Stato, a livello internazionale, aiuti e supporti la cultura: “In alcuni paesi non c’è nemmeno il ministero della cultura, lo Stato non partecipa. La tv ha qualche piccolo canale culturale e dunque in grandi canali si sentono esonerati dal dover diffondere questo patrimonio. Io chiedo alle istituzioni di supportare l’umanesimo, i festival del cinema e le istituzioni universitarie, e noi come società dobbiamo lottare perché questo venga fatto: se la cultura continua ad essere morbida, ci annienteranno. Ma la cultura non è un lusso, è la base della società. Lo chiedo anche ai potenti italiani. Per noi russi il cinema europeo è fondamentale”.

Coerente con quanto detto sopra la risposta circa la possibilità di distribuire il suo complesso film, girato in Germania con attori tedeschi, ma già acquistato da Archibald per l’Italia: “Non ho intenzione di inculcare il film agli spettatori né di spendere fortune in eventi di gala per promuoverlo. Se ci sarà un interesse del pubblico, ne sarò felice, ma non voglio strafare. Ad ogni modo, c’è una versione con il voice-over russa già pronta per la tv. Comunque non è il film che ha bisogno dello spettatore, è lo spettatore che ha bisogno del film”.  

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10 Settembre 2011

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