L’incredibile vera storia del Goya rubato

Fuori Concorso a Venezia una storia eccentrica, deliziosa, brillante: The Duke, firmata da Roger Michell e con protagonisti i premi Oscar Jim Broadbent ed Helen Mirren.


VENEZIA – Una storia eccentrica, deliziosa, brillante, ben scritta. Arriva a Venezia Fuori Concorso, come una ventata effervescente di aria fresca, The Duke, firmata dal regista di Notting Hill Roger Michell e con protagonisti i premi Oscar Jim Broadbent ed Helen Mirren (assente al Lido). Un film basato su una storia vera quanto incredibile, quella dell’unico furto mai effettuato alla National Gallery di Londra, il ritratto di Francisco Goya del Duca di Wellington, e di un brav’uomo di Newcastle, il sessantenne Kempton Bunton, eterno ottimista, idealista, con un forte senso di giustizia e in perenne conflitto con l’autorità. Tanto da perdere il lavoro per aver sfidato il manager razzista o da ritrovarsi in prigione per essersi rifiutato di pagare il canone della BBC TV, ritenendolo un bene gratuito e necessario soprattutto per i più deboli, come gli anziani, tagliati fuori dalla società a causa della povertà e a cui l’accesso alla televisione permetterebbe di superare la solitudine. Un uomo che credeva nella società e nella responsabilità reciproca degli individui, che non voleva che le persone si sentissero isolate, che fosse sua moglie Dorothy (una sempre mirabile Helen Mirren), intrappolata nel suo dolore per la perdita della figlia, oppure un veterano di guerra costretto a casa per disabilità. Improvvisamente in possesso del dipinto rubato, Kempton sente di avere finalmente i mezzi per far sentire al mondo al sua voce, ed escogita così una richiesta di riscatto i cui proventi andrebbero in beneficienza, convertiti in canoni televisivi per indigenti.

“Kempton non era un uomo perfetto”, sottolinea Jim Broadbent che lo interpreta. “Era anche abbastanza duro e sgradevole. Non lo vediamo mai, ad esempio, aiutare la moglie nei lavori domestici, è contento che li faccia lei, così come gli va bene che sia lei a lavorare stabilmente per mantenere la famiglia. Per quanto riguarda la sua vita familiare è una persona irresponsabile. Ma il lato di attenzione, di gentilezza verso la società, il suo voler aiutare i dimenticati, mette in equilibrio il suo personaggio, e lo rende reale e non idealizzato, qualcuno in cui il pubblico si può riconoscere”. Durante il processo ebbe un palcoscenico straordinario per esporre le sue idee. “Ha avuto l’occasione di parlare pubblicamente davanti all’establishment, era il suo sogno diventato realtà e ne ha tratto il massimo che poteva”.

“Una specie di Robin Hood, un piccolo uomo che si alza e dice la verità in faccia al potere”, spiega Michell che sottolinea come la celebrazione di individui semplici ma con un forte spirito di volontà e un atteggiamento rivoluzionario faccia profondamente parte della cultura inglese. Anche se rispetto al tema del canone televisivo gratuito il regista ci tiene a sottolineare di essere un prodotto della BBC: “Sono stato formato come cineasta lì e la difendo. Credo che a maggior ragione oggi debba essere sempre più difesa dalle richieste dei cittadini”.

Rispetto, poi, alla partecipazione del film a questa edizione della Mostra così straordinaria: “Essere a Venezia è fantastico – afferma Broadbent – anche se devo dire che venire qui per me è stato fonte di ansia, ci sono diversi rischi. Ma presentare un film a Venezia e in un festival, è una sensazione che riscalda il cuore. Certo l’emergenza c’è, ha creato grandi difficoltà e tutti noi stiamo affrontando un momento di grande preoccupazione”.

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