È un soldato semplice, Ernesto, un uomo qualsiasi ma non qualunque. Il protagonista del film di Giovanni Veronesi che inaugura, fuori concorso, l’ottava edizione del Festival di Roma. La sua è una “vita difficile”, come quella del Silvio Magnozzi di sordiana memoria. E la commedia amara è chiaramente un omaggio a quella tradizione. La tradizione di Risi, Scola e Monicelli. “Cerco di seguire le orme della commedia all’italiana, il modo migliore per raccontare questo paese con qualcosa che fa ridere e piangere, come la vita”, dice il regista, in libera uscita dalla Filmauro.
L’ultima ruota del carro non l’avrebbe potuto fare con Aurelio De Laurentiis. “Per ammissione di Aurelio stesso… così sono andato da Domenico Procacci e dalla Warner, per proporre questo progetto in cui mi sono limitato a fare il sarto, a cucire e confezionare le tante storie che mi aveva raccontato Ernesto Fioretti”. Autista e cuoco d’asilo (senza saper cucinare), traslocatore e tappezziere, tuttofare di produzione e facchino, il vero Ernesto, romano de Roma, è accanto a lui, sul palco dell’Auditorium. Emozionato nell’essere protagonista di una storia “cominciata per gioco e diventata più grande di me”. Incalza Veronesi: “Ha iniziato a parlarmi della sua vita durante una sosta in autogrill, mentre tornavamo da un viaggio. Ogni volta che apriva bocca, mi sembrava di essere in un film di Scola. E quando ho raccontato la sua vicenda a mio fratello Sandro, subito mi ha detto: “se non ci fai un film tu, ci faccio un romanzo io”. A colpire è la capacità di quest’uomo ‘senza qualità’ di restare se stesso fino in fondo, onesto e ingenuo, in qualche modo incorruttibile, legato ai suoi valori e ai suoi amori. “Come mio padre, che ha pagato sempre le tasse e che meriterebbe una medaglia per questo”, chiosa il regista toscano.
Interviene Elio Germano, che mostra una notevole somiglianza fisica con il vero Ernesto e ha saputo ritrarlo attraverso le epoche, da quando è un ragazzo fino ai sessant’anni. “Il film è anche la storia di un’amicizia, quella tra Ernesto e Giacinto, e di un amore, quello con sua moglie Angelina, un matrimonio senza corna, cosa più unica che rara nel cinema italiano”. Ma la vita privata di Ernesto si intreccia alle vicende della politica, sfiorando l’omicidio di Moro e tangentopoli, la caduta di Craxi e gli albori di Berlusconi e passando per tutto il campionario degli italici vizi, dai concorsi truccati alle truffe, alla malasanità. Con l’amico Giacinto (Ricky Memphis) sempre pronto a salire sul carro del vincitore di turno e la moglie Angela (Alessandra Mastronardi) che lo riporta a terra, alla concretezza delle piccole cose. “Non ho preso di petto la storia, ho preferito lambire le tragedie come anche gli eventi positivi, per esempio la vittoria della nazionale ai mondiali che dà a Ernesto il coraggio di cambiare lavoro”, dice Veronesi. “Nella vita di ognuno di noi negli ultimi trent’anni c’è qualcosa di politico e qui lo vediamo attraverso gli occhi di una persona normale. Per esempio mi piace la scena in cui lui cerca di imitare il sorriso di Berlusconi: non lo sta prendendo in giro ma è veramente affascinato da quel sorriso, che fece breccia nel popolo italiano dopo i disastri di tangentopoli come una dimostrazione di ottimismo. Allora sembrava che anche le tante giovani donne candidate per Forza Italia fossero una bella cosa”.
Ma c’è anche l’insolito sodalizio con un pittore quotato e anticonformista (Alessandro Haber) che lo sceglie come trasportatore delle sue opere e confidente. “A costruire questa figura ci ha aiutato Mimmo Paladino, che siamo andati a trovare a Benevento e che ha creato tutti i quadri del film, tra l’altro senza farsi pagare”. E nel nutrito cast si distingue anche Sergio Rubini, spassoso nel ruolo di un socialista corrotto e sessualmente esibizionista.
Prodotto dalla Fandango di Domenico Procacci insieme alla Warner Bros. col contributo della Banca Popolare di Vicenza e della Regione Lazio, il film arriverà nelle sale il 14 novembre in circa 350 copie. Da segnalare la colonna sonora firmata interamente da Elisa: “Era un grande sogno nel cassetto quello di fare un’intera colonna sonora, come un bambino che vuole mangiare una torta tutta intera”, dice la cantautrice.
"Il preconsuntivo del 2013 - ha dichiarato il presidente Paolo Ferrari - si è chiuso in pareggio, dimostrando una gestione estremamente attenta ai costi e riuscendo contemporaneamente a condurre un’edizione di buon livello"
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Il ministro: "Siamo disponibili a discutere quelle azioni organiche e coerenti, richieste dal presidente Zingaretti, in grado di garantire il miglior futuro della manifestazione”
Il presidente della Regione Lazio: “Così si rafforzerebbe l'autorevolezza della Fondazione Cinema per Roma. Inoltre maggiore collaborazione con il Festival della Fiction”. La risposta del ministro Bray