L’Europa segreta di Corso Salani


Tre donne in EuropaL’Europa allargata diventa una piccola elegia privata per la videocamera di Corso Salani, in concorso Doc 2004 al TFF. Giovani donne qualsiasi, unite da una grazia segreta e un po’ speciale, fanno i conti con la nuova realtà in divenire o meglio si riappropriano di un’identità europea a lungo messa tra parentesi. L’ungherese Agy, la polacca Gabriela, la lettone Liene si lasciano spiare da un “grande fratello” pudico ma non per questo meno voyeuristico. Il quarantatreenne Salani, autore dal forte individualismo e incallito viaggiatore, incapace di riconoscersi in uno qualsiasi dei clan del cinema italiano, è una vecchia conoscenza di Torino, dove ha portato fiction e documentari (ma è sempre improprio tracciare una letta linea di demarcazione tra le forme espressive del suo cinema). Mentre a Infinity di Alba avevamo visto un breve premontato proprio di questo Tre donne in Europa, una sorta di promo che già faceva venir voglia di conoscere meglio le tre protagoniste. Prodotto da Fabrizio Grosoli per Fandango e da Filippo D’Angelo per Vitagraph, il film, che dura 60′, ha una probabile destinazione televisiva: anzi, i tre ritratti potrebbero diventare i primi di una serie di “voci” della nuova Europa. “Ho scelto i tre paesi d’istinto, l’Ungheria e soprattutto la Polonia per affetto, tornando a lavorarci a dieci anni da Gli occhi stanchi; la Lettonia per curiosità perché delle Repubbliche Baltiche è la meno conosciuta, la più misteriosa”. Anche le tre ragazze sono scoperte casuali. “Agy, maestra di fioretto, l’ho trovata passando sotto le finestre di una sala di scherma a Budapest: succede la stessa cosa a Richard Gere in Shall we dance? con Jennifer Lopez, vero?”. Le altre sono una maestra di sci di Zakopane e un’autrice di film d’animazione di Riga.
Una piccola telecamera a mano e un radiomicrofono, riprese pazienti e un lungo lavoro di montaggio hanno portato al risultato finale che restituisce la vita quotidiana apparentemente senza diaframmi. “Mi ha colpito la giornata occupatissima di queste ragazze, che cercano di sfruttare tutte le possibilità, tra studio, lavoro principale e lavoretti vari”. Manca qualsiasi sfumatura critica nel descrivere il passaggio dal socialismo all’occidentalizzazione, che pure traspare da programmi tv e centri commerciali; manca quasi la sfera sentimentale anche se il secondo episodio si chiude proprio con un accenno al famoso “boy meets girl”. Materia di un film futuro?

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18 Novembre 2004

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