L’essenziale è visibile a Cannes

Stasera sul red carpet anche i doppiatori italiani: Paola Cortellesi, Stefano Accorsi, Micaela Ramazzotti, Toni Servillo, Alessandro Gassman, Alessandro Siani, Giuseppe Battiston e Pif


CANNES – Arriva fuori concorso The Little Prince, adattamento cinematografico – molto libero – del celebre romanzo omonimo scritto da Antoine de Saint-Exupéry nel1943. La regia è di Mark Osborne (Kung Fu Panda). La produzione è francese/canadese (Onyx Films, Orange Studio,On Entertainment), ma il film è pensato come un cartoon internazionale, distribuito da Paramount all’estero (da noi da Lucky Red), e doppiato, nell’edizione anglofona, da grandi star (Jeff Bridges, Rachel McAdams, Paul Rudd, Marion Cotillard, James Franco, Paul Giamatti, Mackenzie Foy). Cotillard è anche nell’edizione francese, insieme a Vincent Cassel e Guillaume Galienne, mentre in Italia sono in ballo i nomi di Paola Cortellesi, Stefano Accorsi, Pif e Alessandro Siani (che sfileranno stasera sul red carpet) insieme a Micaela Ramazzotti, Toni Servillo, Alessandro Gassman, Giuseppe Battiston.

Resterà deluso chi si aspetta una trasposizione fedele del romanzo. Per buona parte del film il Piccolo Principe fa da corollario, dopodiché la pellicola assume le fattezze del sequel apocrifo (un po’ sul modello di Hook di Steven Spielberg, il cui cinema di ‘sense of wonder’ influenza d’altro canto buona parte di questo cartoon). La storia centrale non c’entra con il romanzo e parla di una ragazzina pressata da una madre molto presente ma anche estremamente solerte nel pianificare la sua vita, senza lasciare il minimo spazio alla fantasia. L’incontro con un vecchio aviatore (chiaramente omaggio allo stesso Saint-Exupéry, aviatore oltre che poeta e scrittore) le cambierà la vita. Ed è proprio questo nuovo amico – il vero Saint-Exupéry è scomparso in mare in volo, nel 1944, e dichiarato ‘Morto per la Francia’- a farle conoscere la storia del Piccolo Principe attraverso i suoi scritti. Le parti più entusiasmanti del film sono proprio quelle più fedeli al libro, quando la bimba entra nel vivo della narrazione, l’animazione, da computerizzata, si converte in classica stop-motion e richiama proprio le illustrazioni del libro (opera sempre dell’autore). Solo pochi episodi ne sono però riportati brevemente (tra cui il più classico, quello della volpe).  

“Ci ho dovuto pensare, il libro per me era speciale ed ero convinto che fosse inadattabile. Ho preferito fare un omaggio e parlare del modo in cui questo libro influenza tutti. E’ il suo potere. Lo leggi, lo scambi con qualcuno ed entri in relazione con lui. E’ stato un modo per proteggerlo. Si trattava sostanzialmente di adattare il libro alle nuove generazioni. Il mio scopo era duplice: fare omaggi a chi amava il libro e portare lettori nuovi, e sarei orgoglioso di sapere che qualcuno che non lo ha letto, dopo aver visto il film, avesse voglia di farlo. Ci ho messo sei mesi a convinvermi. Tutto è stato realizzato con il supporto della famiglia Saint-Exupéry – racconta il regista – ed è stato fondamentale. Ogni cosa che c’è nel film rimanda comunque a qualche passaggio del libro. Mi sono reso conto che non potevo fare una trasposizione esatta, il libro è così lirico e poetico che avrebbe sopraffatto l’essenza del film stesso. Non avrei comunque potuto includere ogni cosa, per cui abbiamo deciso di utilizzare come ‘tramite’ la storia di questa ragazza. Con i miei collaboratori ci siamo seduti e abbiamo fatto un sunto di cosa, nel libro, per noi era importante riportare nel film. E ci siamo fermati quando abbiamo capito che avevamo abbastanza materiale per onorare il film e abbastanza per raccontare la storia che volevamo raccontare. Naturalmente non poteva mancare l’episodio sulla volpe. Chiusa la lavorazione ho trovato una lettera di mia moglie che si chiudeva con a frase ‘L’essenziale è invisibile agli occhi’. E’ stata come la chiusura di un cerchio. Quando ho iniziato a studiare l’animazione ho studiato tutte le sue declinazioni e ho sempre cercato il modo di mischiare i media. Quando ho capito che dovevo costruire una storia più larga attorno al libro ho capito che la parte relativa alla ‘realtà’ poteva essere in cgi, che rappresenta il mondo degli ‘adulti’, essendo una tecnica molto avanzata. Ma il mondo della fantasia e dei bambini doveva avere a che fare con qualcosa di artigianale, che ricorda anche a me la mia infanzia, qualcosa di familiare. Alla fine è diventato anche quello qualcosa di originale, una via di mezzo tra i disegni e la realtà. Sostanzialmente però ha significato avere due produzioni e due crew differente. Le parti di stop-motion sono tutte fatte con la carta. Questo mi ha permesso di restare fedele all’idea delle pagine e del voltarne durante la lettura”.

Quindi il plot si converte un una storia di famiglia un po’ disfunzionale, dove manca il papà: “All’inizio era in sceneggiatura, ma bloccava alcuni punti della storia, così abbiamo deciso semplicemente di ‘nasconderlo’, come un fantasma. Non volevamo che diventasse la storia di una ragazza che non accetta la morte del padre, per cui semplicemente non abbiamo affrontato l’argomento. Sua madre diventa il simbolo di una società ultra organizzata. Non è una ‘tiger mom’ e non è cattiva, però dà il senso della realtà. Si preoccupa di dare a sua figlia un futuro rischiando di soffocarla”. 

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22 Maggio 2015

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