Città in vetta. Città a strapiombo. Città petrosa e città nuova. Infinito genio senza tempo per abilità idrica e pienezza di vuoti: le gigantesche cisterne come mammelle urbane d’acqua (capaci fino a 5 milioni di litri). La miseria vergognosa del passato con lo splendore dell’odierno, riconosciuto universalmente. Questa è Matera, mostrata e raccontata in Mathera. Francesco Invernizzi, con il giornalista Vito Salinaro, hanno diretto il documentario dedicato alla Città dei Sassi, Capitale europea della Cultura 2019.
L’architettura dei Sassi ha rappresentato e rappresenta la vita quotidiana, Sassi come luoghi religiosi, come stalle, come abitazioni: la città del documentario in 8k mostra la metamorfosi dei luoghi, pressappoco databili in 8000 anni, annoverata tra le tre più antiche del Mondo, con Gerico e Aleppo.
Mathera mostra e racconta un luogo attualissimo nella società e nell’arte, in cui c’è cristallizzato il passato, sin da quello paleolitico; Mathera mostra e racconta uomini e donne che appartengono ad un popolo tenace e resiliente, che fa sentire ancora gli echi della Magna Grecia.
“Ho fatto anche il regista, oltre che il produttore” – ha detto Francesco Invernizzi, “perché conoscendo la città mi ha trasmesso un’emozione straordinaria, e mettere un autore puramente tecnico non avrebbe sortito questo effetto. L’embrione del progetto è nato qualche anno fa, quando un ragazzo mi contattò, dopo aver visto uno dei nostri film, per dirmi che avrei dovuto conoscere e raccontare Matera. Qualche mese dopo, Vito Salinaro, giornalista di “Avvenire”, qui autore e coregista, capitò volesse parlarmi proprio di Matera. Così ho capito che era la città a chiamare, non la Magnitudo a cercarla. Mathera è infatti una vox populi, perché la città non sono i Sassi sono le persone: l’essere Capitale europea della Cultura 2019 riconosce la sua missione di crocevia di culture. Matera è un esempio di rinascita ed è una città che parla al cuore”.
Le immagini di Mathera e il progetto tutto mostrano e respirano una qualità altissima, in cui l’8k e tutto l’apparato tecnico e tecnologico si fanno apprezzare per la sofisticatezza restituita con la visione, registicamente più scolastica e didascalica, quasi per un eccessivo timore reverenziale verso la bellezza originale del soggetto: panoramiche monumentali e dettagli di suggestione, una sorta di tecnica mista per questo documentario in cui gli autori usano anche trattamenti pittorici e fotografici, che amplificano soprattutto i passaggi del racconto sociale più drammatico. Quel racconto messo in luce soprattutto per via letteraria da Carlo Levi, con Cristo si è fermato a Eboli, che faceva luce sull’apice dell’arretratezza del Meridione.
Con l’immagine iconica che la città dei Sassi possiede di per sé, il racconto si costruisce molto con le voci, tanto dei mastri muratori che hanno plasmato quelle rocce, quanto di chi dentro a quelle rocce ha vissuto: vivere accanto, l’uno all’altro, determinava il senso di comunità, si condivideva dal pane alla cura del raffreddore. Il vicinato era famiglia. Questo manca soprattutto a chi è cresciuto dentro questo “presepe” naturale. S’avvicendano poi, in particolare, le testimonianze di due materani spinti da un racconto di cuore: l’architetto Mattia Antonio Acito, lì nato, partito per studiare nel capoluogo fiorentino, per poi tornare nella sua natìa terra, scegliendo di abitarci, proprio per dimostrare che i Sassi non sono un’onta ma un unicum: “Consiglio, oltre agli eventi straordinari 2019, di trovare uno spazio in cui la città si lascia raccontare, perché i Sassi vanno ascoltati e non c’è bellezza senza memoria”. Queste le parole dell’architetto che negli anni ’90 ha affiancato Renzo Piano per il restauro e il recupero dei Sassi, quegli stessi in cui il 1° maggio 1963, Raffaello De Ruggeri, attuale sindaco, ha scoperto la Grotta dei 100 Santi, la cosiddetta “Cappella Sistina dell’arte rupestre” – imponenti affreschi di un secolo antecedente Giotto, come lui stesso racconta con un emozionato aneddoto personalissimo.
Mathera e Matera dimostrano come si possa iniziare una grande storia quando questa sembra morta.
Il documentario sarà in sala come evento per tre giorni, 21, 22 e 23 gennaio, prodotto e distribuito da Magnitudo Film e Chili.
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