L’avventura tra i ghiacci di Luc Jacquet: allarme per l’umanità

Film di chiusura di Cannes, Ice and the Sky racconta le missioni scientifiche di Claude Lorius, il primo a metterci in guardia sul riscaldamento globale


CANNES – “Questa è l’incredibile avventura di Claude Lorius, un uomo che ha fatto scoperte fondamentali lavorando in condizioni abominevoli, in luoghi dove si raggiungevano decine di gradi sotto zero. La sua è l’incarnazione di una bellissima storia di audacia, ricerca e scienza: la trovavo molto più interessante che non spiegare concetti astratti sul riscaldamento globale, che ormai conosciamo tutti”. È un preciso messaggio politico quello di Luc Jacquet – il regista premio Oscar (nel 2006) per il documentario La marcia dei pinguini il cui nuovo film Ice and the Sky è stato scelto per la chiusura del 68/o Festival di Cannes, a pochi mesi di distanza dalla conferenza internazionale sul clima che si terrà a dicembre a Parigi.

Nel suo film, la cui lavorazione è iniziata nel 2011, si racconta appunto l’avventura umana e scientifica di Claude Lorius, che partì 23enne, nel 1956, per la sua prima missione in Antartide, desideroso di studiare i ghiacci e ciò che essi possono rivelare sulla storia del nostro pianeta. Da allora mise in fila decine di missioni e altrettante scoperte, che lo portarono a essere il primo a individuare le tracce dell’uomo sull’ecosistema e a predire il fenomeno del riscaldamento globale. Oggi 82enne, Lorius compare nel film mentre osserva i luoghi delle sue ricerche decennali, accanto a immagini d’archivio che lo ritraggono mentre si imbarca per la sua prima missione, o impegnato nelle sue successive ricerche. “Tornare lì per il film mi ha risvegliato tantissimi ricordi che iniziavano a svanire con l’età – ha detto Lorius – Il mio lavoro tra i ghiacci è senz’altro servito a portare consapevolezza sui rischi che corre il nostro pianeta, ma la soluzione è un’altra cosa. Per fortuna molti paesi si stanno unendo per correre insieme ai ripari, è importante perché bisogna iniziare a cambiare oggi. Sono fiducioso”. 

In Ice and the Sky i passaggi tecnici delle missioni di ricerca vengono raccontati quasi come un romanzo d’avventura ambientato in uno scenario mozzafiato, il più delle volte ostile, con i cilindri di ghiaccio estratti dalle profondità dell’Antartide che assumono il valore di macchine del tempo in grado di farci tornare indietro di centinaia di migliaia di anni. Uno strumento preziosissimo per riconoscere l’influenza dell’uomo sulla Terra, se si pensa che i ghiacci conservano ancora anche le tracce radioattive delle esplosioni nucleari di Hiroshima e Nagasaki. E uno strumento indispensabile per lanciare un allarme per il futuro.”Mostrare questo film nel più grande festival cinematografico del mondo contribuirà a questa enorme sfida che l’umanità deve affrontare il più rapidamente possibile per assicurare il suo futuro e quello del pianeta – ha detto il regista – La mia lingua è il cinema. In tempi diversi avrei fatto altri film, ma adesso faccio cinema feroce, cinema politico, cinema che non ha altra scelta”.

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23 Maggio 2015

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