La vincitrice del Premio Segafredo Zanetti Un libro per il cinema è la scrittrice abruzzese Donatella Di Pietrantonio con “L’arminuta” (Einaudi, 2017), storia di una ragazzina rifiutata dalla famiglia d’origine e divisa tra due madri. Il premio è stato assegnato nell’ambito del Festival del Viaggiatore, ideato e realizzato da InArtEventi – cultura in movimento, e in programma ad Asolo (Treviso).
Il premio ha l’obiettivo di individuare i libri più idonei a diventare opere cinematografiche: cinque i finalisti selezionati dalla giuria tecnica Il Cenacolo, presieduta da Laura Delli Colli e composta da Daniela Amenta, Maria Teresa De Gregorio, Paolo Di Paolo, Michela Monferrini, Cristiana Paternò e Paola Poli. Oltre a “L’arminuta”, anche “Caffè amaro” di Simonetta Agnello Hornby (Feltrinelli, 2016), “Come sugli alberi le foglie” di Gianni Biondillo (Guanda, 2016), “Teorema dell’incompletezza” di Valerio Callieri (Feltrinelli, 2017) e “Donne col rossetto nero” di Alessandro Defilippi (Einaudi, 2017).
Il riconoscimento, assegnato da una giuria popolare, è stato consegnato da Marco Comellini, direttore marketing di Segafredo Zanetti Spa. “Quando ero piccola gli adulti raccontavano di bambini che le famiglie povere e numerose cedevano a coppie sterili perché li crescessero. Il romanzo è nato dal ricordo di queste storie e dal mio interesse per i temi della maternità e della relazione madre-figlia”, ha spiegato l’autrice, che ha da poco ottenuto anche il Premio Campiello.
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Il regista francese è stato insignito del Premio alla Carriera Laceno d’Oro. La premiazione avverrà durante la 49esima edizione del Laceno d’Oro International Film Festival, che si terrà ad Avellino dal 1° all’8 dicembre 2024
La regista riceverà il premio per La Chimera il 13 novembre, con la proiezione del suo nuovo cortometraggio Allégorie citadine e un incontro
La motivazione del riconoscimento: “è un approccio sorprendente, commovente e innovativo al tema molto delicato dell'adozione”
"Costruisce ponti fra culture, generazioni e popoli”, si legge nella motivazione del riconoscimento, che per la prima viene attribuito a un regista che “si muove tra il più sofisticato cinema d'autore e l'attenzione per il pubblico”