L’alba del pianeta delle scimmie: evoluzione di un franchise


Evoluzione e rivoluzione. Questi i temi principali de L’alba del pianeta delle scimmie, nuovo capitolo del corposo franchise iniziato nel 1968 con il celebre film di Franklin J. Schaffner interpretato da Charlton Heston. La versione moderna, in uscita con Fox il 23 settembre, si pone a metà strada tra prequel, remake e reboot, cancellando con un colpo di spugna i cinque episodi della serie originale e anche il rifacimento di Tim Burton del 2001, di discreto successo al botteghino ma stroncato dalla critica e dai fan più accaniti.

Stavolta, niente colpi di scena o paradossi temporali, ma una trama lineare che vede lo scimpanzé Cesare, reso iper-intelligente da un esperimento per la cura dell’Alzheimer, mettersi a capo di una rivolta di primati contro l’umanità, per il dominio della Terra. Il plot è familiare per i molti estimatori: la base è infatti presa pari pari da 1999 – Conquista della Terra, terzo sequel della pellicola originale, dove però l’intelligenza dello scimmiotto era dovuta a un viaggio nel tempo dei suoi genitori, scimmie evolute provenienti dal futuro. Per il resto, la trama si discosta dal modello primigenio, e dato il successo di pubblico e le ottime recensioni che il film ha ricevuto oltreoceano, le strade per una continuazione potrebbero essere infinite. Molti sperano già in una riedizione con tutti i crismi del film del ’68, che sostituisca ai vecchi mascheroni in gomma i moderni effetti realizzati in computer graphic.

D’altro canto, il comparto effettistico è proprio uno dei punti di forza di questo film, che vede recitare, al fianco degli attori reali James Franco e Freida Pinto, un intero esercito di scimmie capeggiate dall’esperto Andy Serkis, già Gollum e King Kong per Peter Jackson, che riesce a donare al suo Cesare delle espressioni e dei movimenti di un realismo toccante.

La scelta di realizzare gli animali con il computer è anche etica: “Avrei potuto usare delle scimmie ammaestrate – dice il regista Rupert Wyatt – ma non sarebbe stato coerente in una storia che parla anche di diritti degli animali”. Anche sul confronto con chi lo ha preceduto l’autore è tranquillo: “So che il pubblico si aspetta un finale a sorpresa – la conclusione dell’originale, con i resti della Statua della Libertà che rivelavano al protagonista di trovarsi sulla Terra del futuro, distrutta dalle radiazioni, ha fatto storia – ma io ho fatto un altro film e non mi sento in obbligo di ripetere quel climax. Tanto qualsiasi cosa avessi provato a proporre, non sarebbe stata all’altezza”.

L’origine de Il pianeta delle scimmie è letteraria. E’ del 1963 il romanzo del francese Pierre Boulle che diede il La a tutto. La storia, piuttosto diversa dalla riduzione cinematografica, si ambientava non sulla Terra, ma su un altro pianeta molto simile al nostro per caratteristiche geografiche e climatiche. Oltre ai film, Il pianeta delle scimmie è sbarcato in tv con un serial americano e uno, misconosciuto, realizzato per il Giappone, dal titolo Saru no Gundan (letteralmente: l’Esercito delle Scimmie). Ne esiste anche una versione a cartoni animati, oltre che numerosi fumetti, pubblicati da editori prestigiosi come Marvel e Dark Horse.

autore
20 Settembre 2011

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