Acceso scambio di lettere nel corso del weekend tra il presidente di Film Commission Torino Piemonte Steve Della Casa e il presidente del Museo del Cinema Ugo Nespolo, in seguito alla decisione di Gabriele Salvatores di rinunciare alla direzione del Torino Film Festival. Della Casa ha diffuso una lettera aperta ai giornali e alle istituzioni per spiegare il suo punto di vista su come si sia arrivati al no di Salvatores alla direzione del TFF: “un amico che stimo, politico di lungo corso nel sistema torinese – scrive Della Casa – mi ha proposto la seguente ricostruzione, che (a detta sua) circola in molti ambienti cittadini. La scadenza del mio mandato come presidente di Film Commission mi avrebbe reso desideroso di procurarmi un nuovo posto di lavoro. Avrei per questo chiesto a Barbera di lasciarmi il suo alla Mole”. Al suo rifiuto, “mi sarei attivato per sponsorizzare Gabriele Salvatores quale nuovo direttore del Tff chiedendo per me il posto di vicedirettore. E’ una ricostruzione che offende non solo la mia correttezza, ma anche la mia intelligenza”.
Sentitosi accusato ingiustamente di essere stato mosso da interessi personali, il critico addossa piuttosto le responsabilità all’ex amico Barbera. Lo fa in una missiva fiume, partendo da molto lontano, dal periodo in cui Barbera veniva chiamato alla guida del Festival del Cinema di Venezia, ma rimaneva al tempo stesso direttore del Museo del Cinema di Torino.
Arriva poi la stilettata: “E’ assai arduo fugare il sospetto che ci sia qualche nesso tra la doppia imbarazzante posizione professionale di Alberto Barbera e quanto è stato fatto (o non fatto) per una soluzione così prestigiosa”. Insomma, il direttore del Museo della Mole avrebbe remato contro l’ingaggio di Salvatores, per non far spiccare il volo al Tff, e non oscurare la fama della Mostra del Cinema di Venezia, che lui stesso dirige.
Ipotesi che Barbera respinge al mittente, almeno secondo quanto riferiscono i suoi collaboratori, riportando un suo sfogo a caldo: “Pensare che Venezia abbia paura del successo di Torino è come dire che la Juve ha timore di una squadra che gioca in B”. Sempre nella lettera, Della Casa pone il problema del futuro direttore del Tff: “L’ipotesi Salvatores è definitivamente tramontata. Appare assai strano che l’unico nome che circola per quel ruolo sia quello di uno sconosciuto regista francese che ha però con Barbera una relazione amicale stretta, Roland Chammah”.
Dal presidente del Museo del Cinema Ugo Nespolo è arrivata naturalmente una risposta, con un comunicato: “Non mi pare si sia alla lotta solo per banali questioni interpretative tipo quelle che contrapposero Martin Heidegger alle velenose critiche della Scuola di Francoforte – si legge – e neppure, vien da dire, tra ermeneutica e nuovo realismo quello che pretende più fatti e meno interpretazioni per poter correttamente leggere e comprendere le gergali, provinciali, viscerali false diatribe intorno ai fatti ed ai destini del Museo Nazionale del Cinema di Torino e del suo Torino Film Festival. Scartando subito personali opinioni, paraideologie, dietrologie varie, posso con sicurezza dire che Gabriele Salvatores non ha voluto e potuto essere designato (con rammarico di tutti s’intende) alla direzione del TFF, da un lato per la nostra reale impossibilità di licenziare e sostituire la squadra che a quel festival ha da anni lavorato con crescente e visibile successo, e poi per la recente felice conclusione degli accordi che Salvatores ha raggiunto per la realizzazione di due nuovi film da girare a breve in Irlanda e India. La verità è che qui nulla è accaduto davvero e soprattutto non c’è stato un finale tragico e irreparabile. Con Gabriele Salvatores cordialità, abbracci, a presto a Torino per il suo nuovo film e grazie davvero, di cuore. Ridicolo e capzioso dipingere Alberto Barbera come un subdolo individuo che lotta (chissà perché) contro Torino a favore di Venezia. Facile capire invece che il presunto conflitto d’interessi piace tanto a chi argomenta forse proprie debolezze e frustrazioni e le coagula in una sorta di conclamato malanimo. Quasi peggio è poi svilire, screditare all’insulto il nome di possibili personaggi indicati come ipotesi alla guida del TFF. Nessuno crede davvero che nulla possa valere un Oscar. Pratiche basse dal retrogusto amaro, sapore di resa dei conti, V for Vendetta. Roba da dimenticare. In ogni caso sia chiaro che la solida struttura della Fondazione Museo Nazionale del Cinema fatta di Soci Fondatori e il concorde Comitato di Gestione saranno, come da Statuto, sovrani nelle scelte e che il Presidente ha l’incarico di indicare il nuovo direttore del TFF e che questo farà in tempi brevi assumendosene l’onere pur di mettere presto a tacere supposizioni, pettegolezzi, previsioni non autorizzate. Conta il valore del Museo Nazionale del Cinema, una delle maggiori istituzioni internazionali, capace di portare a Torino più di seicentomila visitatori, conta un Festival che quest’anno ha avuto un incremento del sedici percento. Questo mi pare sia doveroso guardare, potenziare e persino amare. Il resto sono soltanto inutili chiacchere nell’ombra, il desiderio malsano di farsi del male”.
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